di Filippo Messina
AltroQuando… un nome con cui degli alieni venuti da un’altra dimensione si riferivano al pianeta terra in una celebre avventura di Dylan Dog, disegnata dall’immenso Attilio Micheluzzi.
AltroQuando… un nome suggerito da alcuni ragazzi, avidi consumatori di fumetti, quando, all’inizio degli anni Novanta, Salvatore Rizzuto Adelfio – persona non nuova alle iniziative pionieristiche – rilevò un’edicola sul Cassaro di Palermo con l’intenzione di trasformarla in una libreria un po’ particolare. Una bottega che vendeva nuvole parlanti, sull’onda di un fenomeno ancora giovanissimo per l’Italia e fino a quel momento inesistente nel capoluogo siciliano. Qualcosa di nuovo, strambo e colorato, che promuoveva il media fumetto, nella mentalità comune destinato al solo mondo dell’infanzia, a qualcosa da trattare con rispetto, riservandogli la medesima attenzione riservata ai libri.
Chi poteva prevedere che molti anni dopo, durante una visita del Papa, in una Palermo blindata per compiacere l’ospite illustre, agenti della Digos e della Mobile avrebbero fatto irruzione nella rivendita di fumetti per sequestrare un innocuo striscione e tentare persino di smantellare delle vignette satiriche esposte al suo interno? Chi poteva immaginare che qualcuno avrebbe accostato il nome della nostra fumetteria alla vicenda politica di Radio Alice? Sarebbe stato… un altro quando. E nessuno ci pensava. Ma il seme dell’avventura, e dei suoi mille aspetti inattesi, fu gettato quel giorno, mentre in vetrina apparivano eroi di carta come l’Uomo Ragno (prima che l’esterofilia impenitente, sdoganata dal cinema, gli restituisse il nome in lingua originale), il già popolarissimo Dylan Dog e l’appena esordiente Rat-Man, il cui autore, Leo Ortolani, avrebbe fatto molta strada.
Salvatore aveva già alle spalle una vita movimentata, spesa intensamente tra il nostro Paese e l’Olanda. Primo obiettore di coscienza ad avvalersi in Italia della neonata legge sul servizio civile alternativo. Obiettore in quanto omosessuale dichiarato, che rifiutava il servizio di leva giacché appartenente a una categoria discriminata dalle leggi italiane. Un gesto politico rimasto nella storia del movimento LGBT e che all’epoca fece discutere, accendendo dibattiti tra gli intellettuali del tempo. Militante del F.U.O.R.I., attivo nell’ambito della controinformazione, amante della fantascienza e cultore dell’opera di Philip K. Dick, Salvatore aveva sempre coltivato interesse per i fumetti, quella “nona arte” ancora tanto bistrattata. Osservata con una sufficienza e una derisione non troppo dissimili da quelle riservate al popolo omosessuale in nome del quale aveva fatto delle coraggiose scelte pubbliche.
Fu così, quasi per sfida, ma soprattutto per amore, che la prima fumetteria di Palermo alzò la saracinesca. Battezzata laicamente dagli appassionati, che decenni dopo avrebbero preso a chiamarsi “nerd”, con un nome attinto dalla materia prima che caratterizzava la sua essenza. Un negozio che vendesse principalmente fumetti, fino ad allora, non si era mai visto. Non nella nostra città. Esistevano edicole che dedicavano al settore uno spazio più o meno esteso, ma comunque ridotto rispetto alla varietà e alla cura che di norma era dedicata a romanzi e saggi nelle librerie di varia. La filosofia di base di AltroQuando, sin dall’apertura, invece, apparteneva a una vecchia scuola. Riproponeva l’attenzione e la passione di un libraio che conosce, ama e sa elargire consigli su ciò che vende. Una realtà distante anni luce dal frettoloso lavoro di un commerciante che si limita anonimamente a fornire e incassare. Il web era ancora alla sua fase preistorica. Normale, pertanto, che la fumetteria diventasse uno spazio di discussione per quanti amavano i fumetti, magari al punto di coltivare progetti artistici personali, alcuni dei quali avrebbero finito col far maturare disegnatori professionisti, oggi discretamente noti nel panorama nazionale e estero.
La fumetteria fu presto eletta a luogo d’incontro di una certa Palermo, dove si consolidavano complicità culturali, si prendevano iniziative e nascevano le cosiddette fanzine, le riviste autoprodotte. Una consuetudine di AltroQuando fu l’invenzione del Cassonetto, fanzine che raggruppava contenuti misti, grafici e testuali, offerti dalla stessa clientela, ormai divenuta anche un’ampia rete di amici. Tutto realizzato con uno spirito naif, volto unicamente alla realizzazione e alla divulgazione di una creatività libera, spesso fuori dagli schemi. Certo, la sua struttura è sempre stata quella di una libreria, attrezzata con scaffali ed espositori destinati a ospitare la merce. Eppure, a volte, bastava un piccolo sforzo di fantasia, e quel dedalo infestato da fumetti di ogni tipo si trasformava in una piccola, bizzarra, galleria d’arte.
Nacquero le cicliche mostre di AltroQuando, intitolate Sguardi e Visioni, volte a presentare opere di artisti esordienti o comunque alle prime armi. Temi fumettistici, ma anche opere fotografiche e pittoriche di cui ogni autore curava personalmente l’allestimento. Non sono mancate installazioni artistiche sperimentali, in occasione delle quali, per sfida, la libreria ha creato spazi espositivi anche là dove in apparenza non esistevano.
AltroQuando si è sempre mosso, per istinto e passione, nel segno di una cultura alternativa, propositiva, sfuggente ai canoni egemonici, ed è andato crescendo nel tempo grazie a numerose collaborazioni con soggetti diversi e alla capacità di osare. Senza grandi risorse economiche, con i suoi spazi non immensi, quella che era nata come una semplice fumetteria ha realizzato e ospitato iniziative eterogenee, compresa qualche performance teatrale e concertistica, di norma aliene tra le mura di una libreria.
Era il linguaggio di AltroQuando, elaborato giorno per giorno, e rivolto a un pubblico non omologato e sensibile alla sperimentazione creativa. Manifestazioni antiproibizioniste e presentazioni di libri fuori dal comune. La vicinanza ai centri sociali e la nascita di riviste di controcultura che ancora oggi resistono in una Palermo dalle mille facce. L’organizzazione, in collaborazione con la libreria I fiori blu, della manifestazione Vucciria 2000, convegno sulla piccola editoria italiana (con annesso concorso letterario), svolta presso la galleria L’altro di via Torremuzza, che può a pieno titolo definirsi un’antesignana dell’attuale Una Marina di Libri, oggi appuntamento annuale per la città.
La crisi dell’attività delineatasi nel 2010, a causa di problemi economici, è stata scongiurata da una vera e propria adunanza cittadina, nata spontaneamente dalla clientela, dai fumettisti palermitani e dalla gente del quartiere. L’asta organizzata presso il circolo Malaussène, dove molti disegnatori misero a disposizione propri lavori originali per salvare la fumetteria dalla chiusura, compreso l’ormai celebre Leo Ortolani, che firmò per l’occasione una tavola inedita, è ancora oggi ricordata come una delle manifestazioni più forti legate alle attività della libreria AltroQuando. Una circostanza in cui i palermitani hanno dimostrato di sapersi prendere cura di ciò che amano e non vogliono scompaia dal loro quotidiano, a dispetto delle spietate regole del mercato.
Sempre nel 2010, AltroQuando ha preso parte attivamente all’organizzazione del primo Pride LGBT della città di Palermo. Nel corso della sua esistenza ha supportato battaglie politiche (come i referendum sul nucleare, la privatizzazione dell’acqua e il legittimo impedimento) con campagne mediatiche che hanno utilizzato i fumetti e immagini iconiche della cultura pop per veicolare messaggi sociali. Esperienza ripetuta nel 2013, in concomitanza con il Palermo Pride Nazionale, allestendo una campagna mediatica anti-omofobia che attingeva all’immaginario della nona arte.
A tutt’oggi, AltroQuando è considerato da molti palermitani un punto d’incontro e di scambio di idee. Una zona franca dove conversare per la ricerca del puro svago, ma anche un piccolo spazio in cui coltivare intuizioni artistiche e generare nuovi progetti. La crisi globale e le scelte distruttive del mercato, attento al guadagno e indifferente alle iniziative culturali, hanno oggi messo in ginocchio questa attività, già ferita al cuore dalla grave malattia del suo fondatore. Per questo, recentemente, AltroQuando ha annunciato la sua prossima chiusura, con una profonda amarezza per tutto ciò che ancora si sarebbe potuto realizzare. Allo stato delle cose, s’ignora se sarà possibile salvare qualcosa di questa avventura più che ventennale. I tempi sono sicuramente cambiati. I giovani lettori, cresciuti tra le maglie della rete, sono sempre più difficili da fidelizzare, e anche se la memoria di Palermo conserverà comunque traccia di questa pazza, imprevedibile bottega, l’enciclopedia libera Wikipedia rifiuta e cancella una pagina dedicata alla sua storia in quanto “voce senza rilevanza enciclopedica”. Può darsi che qualcuno acquisti l’attività in chiusura, forse conservando un’impronta e dei volti storici che conferiscano continuità alla sua tradizione sul Cassaro di Palermo. Potrebbe nascere un’associazione culturale che riprenda idealmente le sue multiformi attività, che hanno ibridato passioni nerd, impegno sociale e forze creative. Tutto possibile. Tutto ancora incerto. Una cosa resta sicura. A Palermo, con buona pace delle enciclopedie libere e delle loro regole contraddittorie, la libreria AltroQuando ha contribuito a scrivere una parte di storia cittadina. E questo non può togliercelo nessuno. Perché là dove ci sarà voglia di sognare, di realizzare, di cambiare, anche se armati di sole matite, carta e fantasia, ci sarà AltroQuando. E la sua fine sarà comunque sempre da venire. Sempre un altro quando.