Nella Terra dei Cavilli vince chi può pagare l’avvocato più bravo. Tutto si relativizza, anche la giustizia e il suo concetto. Cosa significa condannare Silvio Berlusconi a quattro anni, di cui solo uno effettivo e scontabile comodamente in casa o affidandosi ai «servizi sociali»? Significa che la commedia sexy all’italiana è terminata come da copione. Il “protagonista truffaldino” ha avuto molto meno di quello che si meritava perché, in fondo, sta simpatico a tutti. La Giustizia si personifica in signorotti fierotti e baldanzosotti che, con una certa faccetta di culo, ammoniscono l’anziano truffatore simpatico e gli accordano una pena “di cortesia”.
I telespettatori possono godere della pubblicità della condanna e sono liberi di piangere o di festeggiare i loro personaggi preferiti.
E non finisce qui! Adesso aspettiamo il seguito della storia, il sequel della commedia. Sicuramente gli sceneggiatori sceglieranno la via dei «servizi sociali», le location casalinghe non vendono più. Inutile optare per gli arresti domiciliari… dopo «Casa Vianello» questo genere di format non vende più.
Voci di corridoio parlano di «Silvio e i servizietti sociali», uno spassosissimo lungometraggio con animatissimi scambi di battute e palpatine tra l’anziano smargiasso e le crocerossine con gonnelline corte, tettone sode (che sbucano da merletti bianchi) ed occhioni ingenui.
La base teorica è molto semplice e lineare.
Se nasci innocente, non ci puoi fare niente! Non è colpa tua. Quando sei troppo simpatico è così. Piacerai sempre anche se stuprerai tua nonna. Sarai un ottimo antagonista nel salotto della politica e la gente ti indirizzerà le peggiori offese ma poi, finita la pubblica rissa verbale, troverà sempre il sorriso per prendere un caffè insieme a te e dirti che in fondo: «È il nostro ruolo, niente di personale, eh! Ci mancherebbe, il rispetto prima di tutto. Mica ce l’ho con te, ce l’ho con…».
In fondo anche tu sei come me, non siamo poi così diversi.
A voi la parola, lettori del Macello. Vi propongo un sondaggio: Vi sentite soddisfatti di questa sentenza?
Io la mia risposta l’ho data in anticipo.
Voi rispondete nello spazio per i commenti e scrivete tutto quello che vi passa per la pancia, non per la testa.
Ho sempre avuto in odio le ingiustizie. Sarà per questo che ne odio il simbolo contemporaneo: LUI. Colui, cioè, che se la sfilittìa. Semper.
Una letterale presa per il culo, questa sentenza. Se fossi stata uno di quei giudici, tra una condanna ridicola come questa, dalla quale si salverà con lamentele e accuse assurde incluse, e il massimo della pena, dalla quale comunque si sarebbe salvato con lamentele e accuse un po’ più assurde incluse, io avrei scelto la seconda. Ma non per altro: per la dignità della categoria.