– Ma ‘ndo vai se tu al club non ci vai? –
È ora di tirare un po’ le somme, dopo un anno di vita londinese posso dire di aver capito un po’ di cose. Ricordate quel post su come diventare una perfetta “londoner”? Bene, considerate questa una versione aggiornata, un 2.0 del vademecum del perfetto londoner.
Step 1 – Intanto, se siete donne, di qualsiasi estrazione sociale, fate tanti figli. È impressionante il numero di pance gravide che vedo ogni giorno (sarà anche per il fatto che frequento quasi esclusivamente ambienti ricreativi per bambini). Credo che solo loro combattano il fenomeno della crescita zero. Qui la “figlianza unica” è una vera eccezione e tutti hanno dai due ai tre figli. In pratica non fanno in tempo a scodellarne uno (e affidarlo alla nanny) che già ne mettono in cantiere un altro. Sembra la gara a chi ne fa di più in meno tempo. Le famiglie disagiate sono agevolate a fare figli grazie ai benefit elargiti dal governo, ma in ogni caso sono le donne dell’upper class a fare una vagonata di figli!
Step 2 – Iscrivetevi a un club, il più esclusivo possibile. Pagherete una strage di soldi, ma potrete vantarvi di essere soci del club della compianta Lady D., che ovviamente era socia di altri duecento club, (ma i soci non amano renderlo pubblico, chiamatelo pure tacito patto!). Qui potrete parcheggiare i (sopracitati) figli e fare tutte quelle cose fighe che fanno i ricchi: giocare a tennis, anche se si è ciofeche (e magari dare mazzette all’istruttore di turno per portarselo a letto. Ricordate Match Point?!); nuotare nella super piscina super olimpionica o stare seduti nella sala relax a fare assolutamente niente, sfoggiando capi firmati o finto sudore da troppo allenamento.
Step 3 – Al primo accenno di sole correte al parco. Non importa cosa stiate facendo, non importa se è inverno e vi si congelano le ossa al pensiero, ma mettetevi a maniche corte, comprate cibi già pronti da Tesco e andate a stravaccarvi al parco. Fatelo e vi sentirete più londinesi che mai!
Step 4 – Invocate Dio più e più volte, funziona da panacea per tutti i mali. Vi si scheggia un’unghietta? Dite: “Oh, my gosh!”. Urtate contro qualcosa o qualcuno? “Oh, my gosh!”. Fate sesso violento? Invocatelo più che mai. E poi c’è la variante “Oh, dear”, ché all’inizio pensavo che gli inglesi fossero compassionevoli e sensibili verso il prossimo sconosciuto, invece no… è solo un modo come un altro per sconvolgersi per nulla!
Alcuni mi chiedono: “Ma com’è la movida a Londra?!”. La prima risposta che mi viene in mente è: “Movida? What’s that?”, nel senso che non ne faccio poi molta e sono davvero l’ultima persona che può consigliarvi i bar (i bar a Londra sono le nostre discoteche) più in, ma so di certo che il londinese medio il sabato si scatena e tira fuori il meglio o il peggio di sé. Per cinque giorni si alienano dall’universo, ligi al dovere, incravattati e musoni; il sabato liberano la scimmia che è in loro e si trasformano in Tony Manera denoartri: vanno per bar, cuccano ragazze, bevono, bevono, pisciano, ruttano, bevono, pisciano, vomitano e ricominciano a bere.
Ed eccoci all’ultimo step: il sabato riempite bottiglie di vodka sour, lemon, whiskey (rigorosamente acquistate all off licence) o quello che ve pare e bevete, pisciate e vomitate, e ri-bevete, ri-pisciate e ri-vomitate, poi svenite sul primo vagone che vedete e dormite, e al vostro risveglio ecco pronto il vostro personalissimo “hangover” made in London!
Il viaggio finisce qui, tra biberon, nanny, club, bar e pisciatoi all’aperto (esistono davvero, sembrano fontanelle!). Non vi resta che get the london way!
bella vita… mon dieu! anche io avrei pensato che “oh dear” fosse un’esclamazione compassionevole… comunque compassione o sconvolgimento, hanno sicuramente una sensibilità particolare =D
=) già bella vita….:/ =