Il fatto è questo: NOI la mafia ce l’abbiamo dentro.
E non parlo solo di politicizzazione della mafia, mafiosizzazione della politica e potere mafiogeno.
Parlo di una Mentalità mafiosa, di un Sentire mafioso, di un Pensiero mafioso, che comprende tutto il sistema antropo-psichico e culturale, organizzativo e familiare maturato nei secoli dei secoli amen in Sicilia.
“Un modo di essere e di sentire diffuso in Sicilia, ereditato e trasmesso transpersonalmente in famiglia. Frutto della storia peculiare dell’isola, contiene una rappresentazione forte della famiglia e debole dell’individuo e del sociale” . (Fiore, 1997)
Perché la Sicilia è stata una terra di invasioni da cui ci si è sempre dovuti difendere, nonché patria, prima che dei siciliani, di una solida aristocrazia manciatara, parassitaria, con l’abitudine all’assistenzialismo e al clientelismo, in cui il senso della “legge uguale per tutti” non si è mai costituito. Ma il punto è: com’è sopravvissuto in questa selva il “siciliano-medio”?
Risposte: poiché lo Stato, da sempre percepito come incapace di rispondere ai veri bisogni dei piccoli cittadini, non è mai stato esperito come “salvifico”, il bisogno di comunità (ancora in parte opposto all’individualismo mittle-europeo) e di certezze dell’homo meridionale è stato accolto dall’unica istituzione forte realmente percepita come tale, l’unica nei secoli a far fronte al senso di insicurezza del singolo, l’unica ad offrire rassicurazione, protezione e “manciarieddu”: a Famigghia. Questa “famiglia” sconfigge l’insicurezza e il timore di restare “nuddu ammiscatu cu nenti” del siciliano-tipo solo se egli obbedisce agli eterni codici familiari e al potere desiderante della famiglia stessa, che in cambio gli dona protezione e identità (quella di “vero uomo” dotato di onore e degno di rispetto, appunto).
Come in un anatema inscioglibile, l’Io del siciliano si è per questo costituito come un “Noi-famiglia”, in cui vige una doppia morale (o “familismo amorale“): in una sorta di piccola psicopatologia quotidiana, la famiglia è il luogo delle sacre regole e della loro sacra applicazione; tutto ciò che le è esterno (ovvero la res pubblica) no, motivo per cui ognuno “si talìa u suo” e – mafiosamente – u riesto può “abbruciari”.
Ecco come si “sopravvive”.
Perciò quando una matri i famigghia si fa in quattro scarificando le proprie carni per nipoti e bis-nipoti e pi puliziare a so casa alla perfezione, però poi butta il pannolino sporco di merda dal balcone e se ne fa un baffo della differenziata, è coerente. E quando allo Zen (e oltre) una vecchia va a trovare sua figlia a Bologna e otto persone forzano la porta di casa e ci si infilano dentro picchì idda un c’iera, è biecchia e loro invece sono giovani, con cinque figli e un nipote e hanno bisogno della sua casa… va bene, è ovvio, è coerente! E pure quando i cristiani cusciuliano tranquillamente in mienz’ a strata ignorando il marciapiede che esiste visibilmente alla loro destra e rallentando il traffico; come quando le macchine ne bloccano altre in doppia fila, bloccano gli scivoli per i disabili e le biciclette, invadono il marciapiede per non fare dieci metri in più e posteggiare come Ddio cumanna. COERENTE, spaventosamente coerente. Come pure poi battersi il petto in chiesa convinti (e secondo questa cultura a buon diritto!) di essere dei buoni patri i famigghia.
Qua
ognuno
si talìa il suo,
fine.
Magari non sta a fare un cazzo tutto il giorno, a casa è Domine Dio, ma poi di scrivere due righe per sensibilizzare su quella questioncella chi non ne sa un cazzo non esiste. Migliorare aggratis l’esistente-oltre-il-tuo-recinto non esiste. Magari ti gratti il pube per il 75% della tua giornata (il restante 25% mangi e dormi) però di fare del sano volontariato non se ne parla: ma chi su sti cuose? Chi sugnu fissa? E se devi costruire la villa abusiva pa villeggiatura a lato della Scala dei Turchi o di un’area protetta che sia: cu s’inni futti, io a villa a fazzu unni mi piace ammìa.
Tutto è diritto dovuto e niente dovere. Le file sono opinabili, la correttezza pure e “il fotti fotti” è legge.
Non vi sto dicendo niente di nuovo, dovete solo collegare tutti i pezzetti e pensare: Cosa Nostra non è solo un’organizzazione criminale costituita da regole, norme, lupare, valori, corruzioni… ma è anche una fortissima struttura di pensiero che fonda l’identità del singolo.
Non è tutto “mafia” qui. Ma c’è una CULTURA mafiosa, un SENTIRE mafioso, una MENTALITÀ (quella corrotta dell’“homo democristianus”), uno “Spirito di Mafia” (Mosca) che ci infetta.
Bisogna avvedersi e accettare che la mafia non è più solo un fenomeno criminale che controlla il territorio, ma anche socio-psicologico che mette insieme cultura, comunità, famiglia, individui. E che TUTTI siamo carnefici e vittime di ciò.
Carnefici e collusi ogni volta che ce ne fottiamo.
Vittime sempre, anche nella nostra identità. Perché c’è un chiarissimo rapporto tra mafiosità e mancato sviluppo economico, culturale ed anche psichico.
In Sicilia, la mafia produce (psico)patologia ed È (psico)patologia Individuale & Sociale.
Come? Ad esempio, così:
- Tendenza alla sottomissione e all’omertà;
- Diffidenza, sfiducia e paranoia verso l’altro, paura dello straniero e del nuovo, ego-ismo;
- Idea che si deve sopravvivere di furbizia e conseguente scarsa professionalità;
- Blocco dello sviluppo sociale ed economico: nessuno investe (perché si paga già il pizzo) e la gente emigra;
- Blocco delle potenzialità psichiche: lavorare chiedendo il permesso ai mafiosi è depressivo; tendenza ad un pessimismo paranoico che porta a non poter concepire/pensare/programmare il futuro; angoscia di intraprendere; depressione; livellamento verso il basso ed il minimum.
- Aumento della criminalità: nuove droghe introdotte nel territorio, spesso poco controllate e con sostanze velenose che intossicano e che generano nuove malattie; sfruttamento (della prostituzione, dei posteggiatori abusivi, dei lavavetri, degli immigrati); etc.
“Siamo tutti vittime della mafia per il sottosviluppo in cui ci costringe a vivere, qui il potere è talmente forte da pervadere la vita quotidiana. […] La gente in Sicilia è diffidente a causa della presenza mafiosa: e questo è un fatto. Se ha paura di aprire un negozio, sempre per la presenza mafiosa, è un fatto. […] Se non ci fossero le mafie il Sud sarebbe ricco come il Nord. La mafia ci costa circa 150 miliardi ogni anno, più della politica, più dell’evasione fiscale. E il sottosviluppo psichico è enorme; la mafia ha stroncato la categoria FUTURO, non è casuale se nel dialetto siciliano il futuro non è contemplato. Il siciliano è PESSIMISTA e la criminalità organizzata ha rafforzato questo pessimismo, oltre ad aver inquinato la politica, l’economia, il sistema assistenziale. Ecco perché siamo TUTTI vittime di mafia”.
(G. Lo Verso)
Questo è IL fatto.
Altro fatto evidente è che le strategie di contrasto non devono articolarsi solo sul piano della repressione, ma altresì su quello morale e culturale.
Non ci deve pensare solo la polizia, per intenderci.
Se non vogliamo essere anche carnefici, dobbiamo pensarci NOI ad essere persone degne, capaci di donare e di pensare oltre il nostro naso, di interessarsi, di creare cultura della legalità, rispetto delle regole, dei valori costituzionali e umani e dell’Altro.
Utopia?
No.
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ATTENZIONE! Se hai colto il senso di queste parole, saprai da oggi che un sì u patrunazzo, e che quindi se lasci la cacca del tuo cane e il mozzicone della tua sigaretta per strada sei un simil-mafioso che, come un porco, sta danneggiando un bene suo (seppur esterno alle amate mura di casa) ed anche di un paio di altri miliardini di persone.
* Titolo tratto dal testo “La mafia dentro. Psicologia e psicopatologia di un fondamentalismo“, di G. Lo Verso. Anche se non leggeranno mai, devo qui ringraziare professori, compagni di vita e Abattoir stesso per avermi fatto “vedere” il “mio” mondo e “una” strada.
Purtroppo quello che dici è vero. E quando ti guardi attorno e vedi che questa è la prassi, è peggio. Il fatto è che c’è quando questo tipo di mentalità è palese, c’è quando non lo è. Non tutte le microinfrazioni sono però da ricondurre a una mentalità mafiosa. Quel che mi spaventa di più delle microinfrazioni è quel che accade ai livelli più alti, ovviamente. Io penso che lavorando sodo – e dobbiamo ringraziare tutti i volontari delle scuole e i maestri – la maleducazione si possa debellare, e anche la mentalità mafiosa. è una cosa molto difficile, ma è davvero dovuto a queste persone il cambiamento, non tanto ai programmi educativi della televisione o agli articoli di approfondimento sui giornali…anzi, in questo caso, la televisione può apportare più benefici rispetto al giornale. Il problema è il convincimento di chi è convinto di vivere sugli allori e difende e giustifica la propria posizione. Bisogna quindi far capire che intanto la loro non è una posizione così comoda e poi far capire che può migliorare “SE…”.
Il baronaggio universitario, la mafia bianca degli ospedali, la mafia politica: sì, è quella a non poter essere debellata. Ed è diffusa. La mafia come organizzazione criminale è nata in Sicilia, la mentalità della “mafia buona” è purtroppo ancora oggi diffusa, anche se molto meno rispetto alle generazioni precedenti…ma la mafia ricca è potente si chiama corruzione, è atavica e diffusa ovunque – qui in Sicilia di più, tant’è che è noto l’atteggiamento di sottomissione dei siciliani. Ma sono emersi i casi, anche recentemente. E qui abbiamo il vantaggio – sì, lo chiamo vantaggio – di averne consapevolezza e di avere delle associazioni che combattono il fenomeno, in qualsiasi modo utile…metodi che si perfezionano di pari passo con la conoscenza del territorio e la sua “cultura”.
Ed è un compito difficile perché, parliamoci chiaro: Napolitano ha fatto bruciare le intercettazioni tra lui e Mancino; dell’Utri e l’ex – ahinoi – presidente del consiglio indagati, e nel primo caso condannato, per associazione mafiosa; Cuffaro presidente della regione siciliana condannato per mafia, Lombardo, altro presidente siciliano dimessosi perché indagato; la Lega che ha avuto ammanchi di soldi dei sostenitori del partito (e lo dico in maniera pulita); lo scandalo a Roma della Polverini… corruzione, omertà, potere: tutto in diretta tv. è scoraggiante per chiunque…ma chi sa cosa è la mafia e i danni che reca, si difende da essa e la “vede” ovunque sia e la evita. Chi non sa bene cosa è la mafia, perché non ha avuto la fortuna di nascere in ambiente “bbbene”, come può vedere un’alternativa? Ecco che come dici tu: bisogna uscire dal proprio orto e aiutare il cambiamento, operando da “persone”, avendo a che fare con altre “persone”.
Era anche questo il motivo per cui volevo fare l’insegnante…
“Ma sono emersi i casi, anche recentemente”: non ho finito il pensiero XD Sono emersi casi di “atteggiamento mafioso” e mentalità mafiosa anche altrove, recentemente.
“mafia ricca e potente”: “e” congiunzione”, va beh, errori, dovuti alla fretta, che non posso fare a meno di correggere.
nella percezione della gente ho avuto l’impressione che venga fatta una differenza tra mafia e mafioso. la mafia è quella cosa deplorevole etc etc, il mafioso invece è colui che garantisce lavoro.
per riuscire a ricongiungere le due parole sono convinto che bisogna ricordare sempre che non è la mafia che uccide ma sono i mafiosi che lo fanno. solo allora avremo fatto un passo importante.
sulla mafiosità, arroganza etc concordo con Noemi e non riuscirei a dire di più, solo di meno.
GD