Il Corto guardava la Morta con occhi languidi.
Lo specchio rimandava le immagini
come in un corridoio a spirale infinito.
Ma i due – per inciso –
non s’accorgevano mica del riflesso.
Il Corto era troppo preso
dalla sua donna dalla pelle bianco panna,
morbida come uno yogurt della Müller.
La Morta invece aveva uno sguardo un po’ spaventato,
da svampita un po’ smarrita
che cerca di simulare la malizia d’una vecchia volpe.
Con tono maldestro, ma fermo, iniziò a parlare,
con la sua voce soffiante come brezza:
– Senti ma quindi tu… sì, insomma, ce n’hai erba adesso?
– No, adesso no. Per dopo però sì, ovvio, eh!
– E altro, ce n’hai di altro?
– Altro che?
La Morta cercava di fare la parte della drogata
con la luna storta e frastornata
meglio che poteva.
Pensava a Uma Thurman in Pulp fiction per farlo
e scuoteva i capelli, andando incontro a uno sbaglio:
sembrava più la Carrà con quella mossa e quel taglio.
Era l’unica del giro a non andarci giù pesante,
solo un po’ di marijuana, ogni tanto.
Le piaceva quell’atmosfera anni ’60,
quello stare in cerchio a passarsi lo spinello da fumare in compagnia.
Poi qualche sigaretta quand’era fuori casa, che vuoi che sia?
La Morta, con fare indispettito, allora spirò:
– Che so, funghetti, ecstasy, boh.
Mai provato?
– Come no: ho preso funghetti allucinogeni, tirato di coca, calato gli acidi, cazzo, come no!
– Ah cazzo, e dov’è che vai a far la spes… cioè, volevo dire, dov’è che ti rifornisci?
– Ma che sei dei servizi segreti?! Che vuoi sapere?! Che sei uno sbirro?!
Il Corto s’era impanicato davvero.
La faccia da sbirra, con quel caschetto nero
alla Carrà, la Morta non ce l’aveva,
ma sai, capita alle volte
che dietro alle facce d’angelo
si nascondano le gnocche più marce dentro.
La guardava adesso con diffidenza,
anche se la fame di lei non gli passava mica.
Però quelle domande gli sembravano proprio da stronza
e gli ricordavano sua madre.
Pensava al complesso di Edipo e a tutta quella scienza
umanistica che gli avevano insegnato nell’ora di filosofia,
e un po’ quell’associazione l’aveva turbato.
La Morta, che lo vedeva alterato,
per calmarlo, gli mormorò:
– Oh, anche io ho fatto di queste cose, sai, ho persino aspirato sigari, sniffato colla e fumato carta!
– Ganza, sorella! Ma l’hai mai provata l’eroina?
– Non… non conoscevo nessuno si facesse ancora di quella roba. Tu sì?
– Io. Io sì. Mi buco ogni settimana.
– E non hai paura? Sì, insomma… cioè, figo, ma non hai paura?
Paura, che sentimento da sfigati, pensò.
Si guardò tutto, si trovò bello e in salute.
Il suo bel corpo magro ma scolpito,
con quei muscolotti sulle coscie e un culo niente male,
non gli faceva paura, pensò
che non lo avrebbe mai tradito.
Quindi disse:
– E di cosa?
– Beh, di morire.
– Ma non si muore, che menate!
Quelle sono cose che scrivono le testate malate dei nostri giornali capitalisti che vogliono scoraggiare i paesi del terzo mondo che campano d’oppio!
– Eh sì, però si sa che si può morire anche di AIDS.
– Ma che AIDS! Quella è una roba messa in giro dagli agenti capitalisti della CIA contro i comunisti!
– Eh beh, quindi tu non sei comunista?
– Ah, ma che cazzata il comunismo! Ma non lo vedi quello che hanno fatto quelli lì? Stalin? Fidel?
– Ma non ci sono mica solo loro! C’è stato Chavez, c’è il subcomandante Marcos!
Ci sono insomma degli esempi positivi di…
– Ma smettila.
Un silenzio gelato calò a quell’ordine. La libido s’era abbassata parecchio in entrambi.
– Ok, quindi tu sei… ok… No, ok, cioè, ma non capisco una cosa.
Ma perché cazzo non dobbiamo usare il preservativo, scusa?
– Perché sono cattolico e un cattolico non lo usa.
La Morta, a saperlo cattolico, rimase un po’ delusa.
E si rivestì.