Dopo la conferenza stampa, cupo in viso, si recò nella sua reggia dove lo attendeva Dudù. Mentre riassumeva al cane le domande fatte quella sera dai giornalisti, ecco che il popolo di Forza Italia si radunò intorno alla sua casa. Angelino li guardava da lontano. Le prostitute accesero un fuoco per scaldarsi e tutti vi si sedettero intorno. Anche Angelino si sedette in mezzo a loro. Vedutolo seduto presso la fiamma, una donna che portava con sé un pappagallo che Silvio le aveva donato, disse: «Quest’uomo era con lui!». Ma egli negò: «Donna, io non lo conosco. Torna a sciacquare i piatti». Poco dopo un altro uomo si avvicinò a lui e disse: «Ti vitti! Anche tu eri con Silvio!». Ma Angelino rispose: «No, non è vero!».
Trascorse un’ora e altri gli dissero di averlo visto insieme a Silvio, ma Angi continuò a negare. E in quell’istante, mentre cercava di nascondersi invano dietro Brunetta, un gallo cantò. Allora Silvio, che nel frattempo era stato condotto fuori dall’esercito delle dodici scimmie, si voltò, guardò Angelino ed egli si ricordò delle parole che Silvio gli aveva detto durante l’ultima cena: «Prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai come un fango per tre volte».
Appena fu il 27 novembre, si riunì il consiglio degli anziani del popolo, con gli zebedei e gli scribi. Lo misero in ginocchio sulle protesi della Santanché e gli dissero: «Sei tu il Cristo?» ed Egli rispose: «Io sono Silvio! Non avrai altro Silvio al di fuori di me».
Mentre veniva giudicato, ripensò a quante volte l’aveva fatta franca e un ghigno cercò di liberarsi dal botox per spalmarsi sul suo viso. Fuori sventolavano le bandiere dei suoi, le manifestanti si strappavano le vesti e lanciavano curricula con tanto di foto osé. C’era ancora speranza per le meretrici?
Con duecento voti su trecentoventuno fu decisa la sua decadenza politica (quella fisica era già in corso da tempo immemore). Lo condussero via e gli misero addosso la croce. Lo seguiva una gran folla di popolo e di donne che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. Silvio si rivolse a loro dicendo: «Donne, non piangete per me, ma per voi stesse e per i vostri figli. Il lettone di Putin resterà sempre a vostra disposizione. Io non morirò mai».
Mentre si dirigeva verso il luogo della crocifissione, una donna marocchina si gettò ai suoi piedi. Egli le disse: «Ruby, anche se ora ti atteggi da donna seria, con l’aria picchiosa da peccatrice pentita, resti sempre la più grande mignotta tra le nipoti di Mubarak». La donna si sfilò il perizoma leopardato e gli asciugò il volto dalle gocce di sangue e di sudore. Il fondotinta di Silvio si trasferì sul tessuto, lasciando l’impronta del sacro viso.
Arrivati al luogo prefissato, lo inchiodarono alla croce con Pattex Millechiodi, ideale per attaccare senza tracce e sbavature.
Ai piedi della croce stavano alcuni dei suoi figli: Piersilvio, PierMarina e PierBarbara, che aveva appena finito di testare i giocatori del Milan, per assicurarsi che fossero in forma. Per la rabbia a PierMarina saltarono le protesi e si smaterializzò come un vampiro a contatto con la luce solare. Accanto a loro c’era Francesca Pascale che limonava con un’altra donna ed Egli vide che era cosa buona. Giunse in fretta anche Dudù ed Egli disse: «Dudù! Sei l’unico che mi capisce!». Per tutta risposta il cagnetto pisciò alla base della croce.
Tra la folla notò la Prestigiacomo che, con la sua verve e la sua risaputa allegria, cercava di difenderlo. Ma chi l’ascoltava si addormentò.
Le bandiere sventolavano, il popolo di Silvio gli lanciava regali, le figlie adolescenti, confezioni formato famiglia di Viagra. Ed Egli si commosse e disse loro che non avrebbe mai dimenticato i loro gesti. «In verità vi dico che domani sarete tutti con me nel regno di Regina Coeli».
Ora era circa l’ora sesta, e si fecero tenebre per tutto il paese, essendosi oscurato il sole. E Silvio diceva: «Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno». Poi, fatte delle parti delle sue vesti, trassero a sorte. E il popolo stava a guardare. Il sole si eclissò e si fece buio su tutta la terra. Il velo dell’assorbente della Mussolini si squarciò nel mezzo. Silvio, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno i miei processi». Detto questo spirò.
Vi piacerebbe, eh?
E invece Egli sopravvisse, minacciò i suoi carnefici dicendo: «I vostri figli se ne pentiranno!» e cominciò a covare vendetta nei sotterranei della sua dimora. Nominò Brunetta sua spia personale poiché, grazie alla sua dimensione ridotta, sarebbe riuscito ad infilarsi nelle borsette, nelle tasche di tutto il Parlamento e il Senato senza farsi vedere.
E il suo regno non avrà fine. Cribbio!
Parola del Nano.
Lode a te oh Silvio.
valentina io ti amo!
Io adoro questa donna!!! Ma da dove le esce??!!
Vi amo anch’io donne!:)
Con Silvio se ne vanno 10 anni di ispirazione satirica.Amen.