#Mind the gap: cronache di una palermitana a Londra

– L’esercito delle nanny tristi –RICE_

A quanto pare, la schiavitù non è mai finita, ha solo mutato forma, per il resto è tutta lì in quelle facce tristi, rassegnate, in quelle dita che pigiano i tasti di un cellulare, unico contatto col mondo esterno.
Indefesse, lavorano dodici ore al giorno, forse di più, non pretendono niente, chinano sempre il capo, sorridono all’occorrenza.
Non hanno una casa loro, sono ospiti eterne e posano i corpi sconfitti e esausti su coltri altrui. Non possiedono nulla, men che meno il loro tempo.
Loro, i padroni, non usano più fruste, ma sorrisi melliflui e ordini perentori.
Quando le vedo tutte concentrate in un posto – un club esclusivo di cui loro non saranno mai membri, ad esempio – coi loro sguardi all’ingiù e le spalle curve, schiacciate da chissà quale peso, mi sembra di rivedermi: io sto diventando come loro, triste, vecchia e rassegnata. Ma io una via d’uscita ce l’ho. Io sono italiana, sono fortunata (scusate l’ironia), io posso diventare tutto quello che voglio, loro no. Loro sono e saranno sempre l’esercito delle nanny tristi.
Le donne filippine, da che mondo è mondo, sono colf e nanny. Non si sfugge al destino. A loro non tocca fare altro se non crescere i figli degli altri. Vite senza vita. Dopotutto, dal punto di vista dei padroni, a loro non manca nulla: un tetto sulla testa, cibo, soldi.  Tetto, cibo e soldi è il loro paradigma di vita.
Niente pretese, niente ferie improvvisate, niente malanni, niente nostalgie, niente piani presi senza consultare i padroni, anche se loro educatamente ti chiedono: “Did you plan to go out tonight?”. La risposta sarà sempre e solo: “No, I’ll stay in”.
Loro fuori a divertirsi e tu a casa a pensare al modo migliore per scappare. Ma per loro scappare sarà sempre l’ultima delle possibilità.
Loro non possono scappare, devono solo ringraziare, farsi in quattro e prevenire desideri, prendersi incombenze che non gli spettano e vedere passare i giorni, tutti uguali. In un mondo ideale, le donne filippine potrebbero avere una vita loro, una casa loro, un cane da passeggiare, un bagno caldo da fare, un camino d’accendere e un te da sorseggiare. Nel mondo reale, invece, trascinano invano le loro esistenze perchè devono mandare i soldi a casa. La mia collega un giorno mi disse: “Per loro questa è vita, nei loro Paesi sono costrette a fare lo stesso ma non vengono pagate”.
Vorrei tanto mostrarvi cos’è la vita, care ragazze, e no… non è essere schiave col conto in banca.

Se non si fosse capito, io ero una di loro. La mia vita somigliava più a quella loro che a quella di una nota sit-com che andava in onda anni fa, chiamata appunto “The nanny” (mi è capitato di riguardarla e credetemi, la mia vita non era neanche lontanamente vicina a quella della simpatica Francesca Cacace).
Dodici ore di indefesso lavoro.  Cinque giorni di asfissia. Sabato e domenica volavano via troppo presto e alla sera mi sentivo malissimo, con un peso sul cuore che mi schiacciava inesorabilmente.
Si può vivere così per tanto tempo? Quanto ancora potevo resistere? Mordersi il cuscino la notte e soffocare il pianto non poteva essere la soluzione.
Un giorno, un bel giorno, decido che io no, non avrei fatto parte di quella schiera. Un giorno presi coraggio e lasciai il lavoro. Un grande salto nel vuoto, ma mai mi sono sentita più libera.
Quelle valigie sulle scale erano il mio lasciapassare per una nuova vita, una vita che ancora doveva cominciare.

Ogni tanto ripenso a quelle ragazze, tristi e rassegnate, intrappolate in una vita che non è la loro.
Sorrido mesta e mi auguro che un giorno anche loro possano sognare di vivere.

5 thoughts on “#Mind the gap: cronache di una palermitana a Londra

  1. Mah.. non sono molto d’accordo.. ho lavorato come nanny (live-out) e devo dire che per me resta il lavoro migliore di sempre!

    Alla fine, dipende da come vedi le cose.. il live-in ti garantisce appunto vitto e alloggio e bollette pagate, metti da parte una marea di soldi, il weekend e’ comunque quasi sempre libero e alla fine trascorri le giornate fra club esclusivi (che importa se non ne fai parte?), passeggiate al parco e allo shopping centre.

    Tutto dipende se ami o meno lavorare con i bimbi.. ovviamente, ognuno deve fare quel che piu’ gli piace e quello per cui e’ portato. E non esistono lavori (o lavoretti che dir si voglia) alla portata di tutti.. io la penso cosi.

    La nostalgia ci sara’ sempre, e almeno li hai la possibilita’ di vivere in una casa decente e in un ambiente familiare.

    Vuoi mettere fare la nanny con il lavorare anche solo 8 ore come cameriera o al McDonalds e magari ritrovarti la sera distrutta, ad avere a che fare con studenti casinari e/o gentaglia incivile che non sa come tenere una casa?

  2. Ciao Maria
    Intanto, grazie di condiviso la tua esperienza, ma permittimi di dirti che il live out è tutta un’altra cosa: tu sai che a un determinsto orario chiudevi la porta e tornavi a casa. Io non sapevo mai dove finiva o cominciava il mio orario e, scusami se è pco, non avevo un posto da chiamare casa, puô sembrare una scemenza ma sentirsi sempre estranei non è il massimo e neanche lavorare 12 ore, quando di norma, una persona dovrebbe lavorare otto. È vero, il mestiere di nanny diventa meno faticoso quando ami ciò che fai ( amare i bambini è un’altra cosa e non per forza le cose coincidono, io amo i bambini ma odio fare la nanny!)
    Quando ci si rende conto che si vuol fare altro tutto diventa più difficile. Per quanto riguarda la condzione delle donne filippine ti assicuro che vengono over sfruttate e a volte non si riposano neanche il weekend, ripeto, noi siamo italiane e quattro condizioni le possiamo porre, loro no…

    Spero di aver chiarito meglio il mio punto di vista, posto che ogni esperienza è a sè.
    Ps: non mi sfiora neanche l’idea di iscrivermi a un club! Che noia!

  3. Cara Rosita,
    Hai condiviso un pezzo della tua vita con tutti noi, grazie.
    Grazie sia per la dispnibilità che hai mostrato nel raccontarti, sia per il bel esempio di Coraggio nelle scelte d vita che hai dimostato. Non è facile fare un salto nel vuoto per seguire le proprie ambizioni!
    Immensa stima, nanny Ruosita :D

  4. Grazie Anna!
    Grazie per la stima, spero di aver fatto la scelta giusta, nel caso non fosse così, amen, sarò ugualmente fiera di me per averci provato!
    Un abbraccio!

  5. Sui filippini… nella Milano da bere io, Sonia e il disturbatore abbiamo visto una cosa che fa ribrezzo: locale scicchissimo. Gente ricca e vastasa. TUTTI camerieri che filippini, appunto, sembravano (tranne un, donna, ovvio). Chissà come mai e perché!
    L’impressione non è stata bella, anzi… ma questo sarà un altro post!

    Per le restarti cose: stima! Le scelte, per altro, sono sempre da stimare VS lasciarsi vivere.

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.