Da piccola andavo al doposcuola dalle mie cugine che facevano le maestre. Dopo la lezione, andavo a far merenda con la zia: pane, nutella e succo di frutta.
Vedendola quasi tutti i giorni, avevo finito col raccontarle tutte le mie sensazioni di “femmina tredicenne nu pocu bruttarella”.
Fu così che iniziò la (mal)eduación.
Il mio cervello di ex bambina e ormai adolescente fu da più parti bombardato da notizie di uomini che dopo aver “colto” il frutto dell’ammor, fuggivano a gambe levate o di donne che, in preda a fugaci momenti di passione, si ritrovavano con picciriddi in fasce a cui badare.
Potete bene immaginare che idea mi fossi fatta degli uomini: tutti stronzi, bastardi e interessati solo a una cosa.
La scuola superiore ha decisamente acuito questa convinzione. I discorsi delle compagne paventavano scenari apocalittici di ragazzi che con fare sprezzante prendevano quello che c’era da prendere e poi le lasciavano.
Tutto questo, però, suscitava in noi, più che sdegno e orrore, una convinzione ancor più ambigua e inspiegabile: l’uomo stronzo ci piaceva!
Lungi dall’elogiarne le gesta e, anzi, propense a dirne di ogni all’indirizzo del ragazzino di turno, in realtà, sotto sotto, quel comportamento triviale, degno di un cassonetto dell’immondizia, era quanto di più accattivante e seducente potesse esistere.
Ovviamente, a farne le spese erano quei ragazzini brufolosi, con gli occhiali, che non li avresti notati neanche se fossero stati dei giganti pronti a oscurare il sole!
Loro, romantici e un po’ sfigati, credevano ancora alle letterine d’amore da inviare in forma anonima, ma che tanto già si sapeva da chi provenissero.
Di solito, con grande sprezzo del pericolo, puntavano alla più bella che, figuriamoci, li usava come pezzetta per pulire le scarpe.
Le belle ragazze da adolescenti possono arrivare a picchi di cattiveria che neanche Putin, nei suoi momenti peggiori, riuscirebbe a raggiungere. Le piccole Messaline in erba erano pronte a sbranare la loro preda di turno a colpi di sguardi lascivi, bocche glossate, capelli lunghi e voluminosi. E loro, stronzi e non, lì con la lingua penzoloni in attesa di un cenno, uno qualsiasi. I brufolo-bill erano ovviamente eletti d’ufficio a confidenti e messaggeri d’amore, loro, le belle, fintamente ignare di ciò, istillavano il sacro miele/fiele alle povere vittime occhialute e brufolose.
Abilissime nell’arte di “farla ciarare”, conoscevano a menadito tutti i modi in cui spostare i capelli, da una parte all’altra, in modo da risultare seducente anche a un banco di legno, si circondavano di amiche, chiaramente più brutte, così da risultare, sempre e comunque, le più belle.
Io, dal mio canto, ero la brutta della situazione, con l’aggravante che non ero neanche così interessante da riuscire a farmi amica la bellona di turno e, d’altra parte, me ne stavo ben lontana: non volevo o sapevo di non reggere il confronto.
Crescendo ho riletto il tutto come un passaggio obbligatorio, che mi ha fatto essere quella che sono. Se fossi stata bella probabilmente ora sarei maritata con cinque figli, brutta e deformata. Da brutta, invece, avevo tutto da costruire, percorsi da cambiare, situazioni da affrontare, sembra assurdo, ma è così.
Se mia zia, in quei pomeriggi lunghi e tediosi, non mi avesse iniziato al puritanesimo di facciata (che in barba ai precetti religiosi predicava l’applicazione di strategie per tenersi un uomo accanto), io mi sarei preoccupata di trovare fidanzato ignara della fregatura che mi aspettava. Ma io sapevo e ne sarei stata lontana, o così credevo.
Ovviamente, le cose non sono andate esattamente così, ma quell’iniziale consapevolezza, quel riconoscere di non essere quel tipo di persona, che pure volevo fortemente essere, mi ha salvato da una vita di: mantenimento-disfacimento corpo, consapevolezza che, prima o poi, la bellezza sarebbe svanita, con conseguente depressione – disperazione.
Le brutte non hanno niente da perdere, mai. Possono solo migliorare, possono solo tirare fuori verve, personalità, acume e ironia, per sopravvivere, per non soccombere in un mondo che ci vuole tutte uguali, delle Barbie in serie senza personalità.
Ovviamente, di donne belle, interessanti, dolci e non sadomaso è pieno il mondo, per fortuna, ma solitamente sono così per natura; la brutta no, è come un condominio in costruzione, mattone su mattone tira su un palazzo, poi un altro e un altro ancora.
Le brutte, vi svelo un segreto, dominano il mondo.
fantastico!!