– Tratto da Apertura a strappo –
Il tavolo dove scrive annota e legge il mio maestro è rettangolare. È un piccolo tavolo e mi sono sempre chiesto perché non volerne uno più grande. Forse l’ho capito, lui è uno che vuole stare solo, in silenzio. Solo con se stesso – è un tavolo per uno.
Quando qualcuno lo guarda con insistenza lui si scoccia e sbatte con rabbia la porticina che fa da sfondo alla complessità della sua mente. Eppure è proprio una brava persona. Lui legge la Bibbia. Lo zio Binnu – è così che si fa chiamare da noi – ha sempre quegli occhiali tondi tondi che gli danno un’aria da intellettuale, ma che dico, da vero e proprio scrittore! Guai a chi tocca la sua macchina da scrivere.
Mimmo, se mi sfasci la trentacinque ti scanno.
Io però, malgrado mi sforzassi di continuo, non riuscivo a capire come i numeri si potessero sfasciare. Per lo zio, questa macchina è come una figlia femmina. Una notte mi avvicinai di soppiatto alla stanzetta dove lo zio passava il suo tempo. La porta era chiusa a chiave e non riuscii ad entrare immediatamente. Dovetti attraversare il soggiorno e il salotto per arrivare alla sua camera da letto. In questa casa c’è bordello, non riesci mai a trovare niente. Riesco a prendere la chiave e mi intrufolo nella sua vita. La stanza è parecchio buia e non riesco a vedere niente. Mi aiuto con il cellulare e accendo la luce da tavolo. Eccolo. Il testo sacro è davanti ai miei occhi. Lo apro delicatamente e comincio a sfogliarlo. Un ritaglio di carta esce fuori dai contorni del libro. Preso dalla curiosità, apro una pagina a caso, la 905. Una freccia indica una frase:
Io, con la mia grande potenza, col mio braccio steso, ho fatto la terra, gli uomini e gli animali che vivono sulla sua superficie e l’ho data in dominio a chi mi è piaciuto.
Io, questo Geremia, nemmeno lo conosco. Però questa è una frase giusta, come lo zio.
Intravedo un altro ritaglio di carta e arrivo a pagina 997. Stavolta il testo è di un certo Ezechiele:
Cessate dalla violenza e dalle rapine; fate ciò che è giusto e retto: togliete le confische dal mio popolo, dice il signore Dio.
Finisco di leggere la frase e noto che ha incollato un frammento di carta con la lettera Z. Io non lo capisco cosa vuol dire, però se penso allo zio Binnu e all’alfabeto, arrivo alla conclusione che lui, come la Z, è la fine di tutte le cose.
di Emanuele Scaduto
Che poi ti chiedi…ma un pezzo così bello probabilmente l’ha scritto un autore affermato, con tutta l’esperienza che ti porta lo scrivere per anni e anni.
E invece no. Lo scrive Emanuele Scaduto, uno giovane giovane giovane che manco pare e allora certo che ti viene da pensare che questo giovane che scrive queste cose così sia una promessa!
Bello
Non mi pronuncio sulle doti, ma se è giovane giovane giovane e scrive di questo, vuol dire che l’antimafia social-precoce inizia a funzionare, quindi evviva (:
“Ti prego di essere calmo e retto, corretto e coerente, sappia approfittare l’esperienza delle esperienze sofferte, non screditare tutto quello che ti dicono, cerca sempre la verità prima di parlare, e ricordati che non basta mai avere una prova per affrontare un ragionamento. Per essere certo in un ragionamento occorrono tre prove, e correttezza e coerenza. Vi benedica il Signore e vi protegga”.
[Solo un esempio. Spaventoso. Se volete imbastiamo un dialogo sul perché…]