Arrivano dal sole per rimanerci ancora
sotto al sole di un altro paese
con il futuro di pochi anni tra due braccia
o due mani, tra sacchetti, qualche numero,
un telefono.
Arrivano dal mare sperando di non vederne più il blu,
nauseati dal proprio natale, nauseati anche dopo,
come palle di un flipper, in Occidente funziona così,
ché l’unico obiettivo è sballottarli
fino alla follia.
Arrivano dalla terra, la stessa della nostra,
per ricucire margini di dignità
alle pagine ancora da scrivere
di esistenze morte pronte a produrre,
come se qui fosse possibile.
Molto bella, Gas!
Mi ha fatto venire in mente il viaggio che ho fatto per andare a Roma in occasione dello sciopero contro le delocalizzazioni. Eravamo sul traghetto per Reggio Calabria e, scesi dal nostro pullman (risalente al periodo post-bellico) per prendere una boccata d’aria, abbiamo visto un nutrito gruppo di extra-comunitari che scendeva da un pullman ultra moderno con tanto di schermi tv e wifi gratuito all’interno. Li ho guardati con invidia, reduce da circa 3 ore di viaggio durante le quali avevo sperimentato qualsiasi posizione pur di trovare un minimo di comodità. Ho pensato stessero andando a Roma dal papa, o in viaggio da qualche altra parte. Poi mi sono recata al bar e mi sono accorta che vagavano per il traghetto chiedendo se ci fosse qualcuno che distribuisse cibo o acqua gratis. Non era un viaggio di piacere. Li stavano trasferendo in una struttura di accoglienza, preoccupandosi che avessero il wifi a bordo. Poco importa se in realtà stessero morendo di fame! Luigi, da parte sua, gli ha regalato un mini pacchetto di patatine: se lo sono divisi in cinque.
Soni, questo meriterebbe un racconto. Assurdo. Il wifi. Mah.