Si parla tanto di sbarchi in queste settimane. Normale amministrazione, in realtà, ma la percezione è quella di un’invasione senza fine.
Un’emorragia umana che viene fuori da una ferita mai rimarginata.
Il mare accoglie i suoi figli nelle profondità, mentre gli altri si tengono stretti in un delicato equilibrio: se cadi giù nessuno verrà a riprenderti.
Anni fa anche noi salpavamo per approdare nel porto sicuro di Ellis Island, in America.
Traversate di mesi per sfuggire alla miseria.
Questa poesia è dedicata a chi ha creduto in un sogno ed è partito. La dedico ai miei fratelli africani, ai miei antenati siciliani, con il loro carico di nostalgie, sofferenze e speranze.
Mamà, sbarcamu.
Ni spugghiaru tutti e ni talìano comu fussimu iaddine
Mamà, sbarcamu.
Lu pani cunzato finìu, ora n’attocca na cosa cavura ca un sapi di niente.
Mamà, sbarcamu.
Dicinu ca aiu i pirocchi, ma si avi un misi ca un mi lavo, macari puru i scrafagghi aiu ntesta.
Mamà, sbarcamu.
Mi dettiru un documento ma sbagliarono a scriverci u nome giusto.
Domenico Pecorella addivintò Domenico Perella.
Mamà, sbarcamu.
M’arricordo che ora astura nisceva l’ogghio nostro, verde e punciusu.
I nichi s’addivertono a cogghiri alivi n’terra?
Io quannu era nicu era la cosa ca mi piaceva chiossà.
Mamà, sbarcamu.
Semu in deci in una stanza, un gabinetto, i vestiti lordi e tutti spunnati.
Ci vulissiru i to manu d’oro, ca cusinu tutti cuosi, puru li pinsera.
Mamà, cusimi li pinsera, picchi si nun penso ma passo megghiu.
Mamà, sbarcamu.
Mamà, io arritorno, un ti prioccupari c’arritorno.
:'(
Rosita, bellissima poesia, anche se tristemente amara. Spesso ci si dimentica del nostro passato di emigrati ed è giusto ricordarlo come hai fatto tu. Complimenti!
Grazie..! È proprio per ricordare a chi ha la memoria corta e apre la bocca per dare fiato a parole di odio che l’ho scritta.. :)
bella davvero, brava Rosita
Emozionata anche sulla pelle.
Mi hanno raccontato degli sbarchi a Lampedusa, di quando un bambino “era” (in realtà non era più) sott’acqua, ancora tra le braccia e la pancia della mamma, ancora coi pugnetti chiusi. Chissà se ci si pensa. Cusitili, sti pinseri.
Brava, bella e struggente poesia. Efficace la scelta del refrain ossessivo “mamà, sbarcamu”, a sottolineare il senso della litania-preghiera-lamento che penso volessi dare al testo. Brava!