di Alessia Ingrasciotta
(No, ma dico, siamo impazziti?)
Già da qualche anno a questa parte fin dagli inizi di ottobre cominciano ad apparire sui social network post avversi alla tanto discussa festa di Halloween.
In particolare sembra che i cattolici ce l’abbiano a morte (tanto per rimanere in tema) con la suddetta festa in quanto si tratterebbe di un’“americanata”, di una nuova moda consumistica, di una tradizione pagana che inneggia al diavolo e che allontana i fedeli dai valori della festa di Ognissanti.
Allora, andiamo per ordine:
Halloween è una festa di origini indiscutibilmente europee.
Nel De Bello Gallico di Giulio Cesare si trova la descrizione di una tradizione celtica chiamata Samain. In poche parole, nella notte tra il 31 ottobre e il 1° novembre, i Celti celebravano la fine della stagione calda e l’inizio dell’inverno. Solo in quella notte era possibile un collegamento con l’Aldilà e temendo che i morti potessero entrare nel corpo dei vivi, questi ultimi si travestivano da streghe o fantasmi per ingannarli.
Durante il periodo dell’evangelizzazione dell’Europa, Papa Gregorio III spostò la festa di Ognissanti (che – udite, udite! – fu festeggiata per la prima volta nel 609 d.C.) dal 13 maggio al 1° novembre, proprio per contrastare la festa pagana. Ma non finisce qui! A quanto pare, solo nel 998 la riforma cluniacense (operata da San Odilone da Cluny) aggiunse la festa del 2 novembre per commemorare i defunti.
Anche nei paesi anglosassoni comunque sono attestate tradizioni simili a quella celtica che inoltre prevedevano la questua. In particolare, i bambini andavano di casa in casa muniti di una lucerna costituita da una grossa rapa incisa con dentro una candela. Chiedevano dolci in cambio di preghiere per i cari defunti che, da quello che noi chiameremmo Purgatorio, sarebbero giunti più velocemente in Paradiso. Nel IX secolo poi, in seguito a una grave carestia in Irlanda, molti irlandesi espatriarono in America in cerca di fortuna portando con sé le loro tradizioni. Lì, non trovando rape abbastanza grandi, in occasione di Halloween si servirono delle famose zucche arancioni per fare le lanterne.
È dunque facile immaginare come negli ultimi tempi, attraverso il cinema e la televisione, Halloween (da All Hallow’s Even, vigilia di Ognissanti) sia ritornata in Europa e in Italia, arricchita di nuovi aspetti che, se vogliamo, possiamo considerare consumistici. Non dimentichiamoci inoltre che anche nel Bel Paese sono attestate forme di celebrazioni della festa di Ognissanti molto simili a quelle descritte sopra, specie in Piemonte, Sardegna e Calabria, con tanto di zucche e lumini.
Halloween quindi non è esattamente una festa importata. Ma poi, siamo sicuri che esistano tradizioni “nostre” e tradizioni “altre”? Quanto una festa è “originale” e quanto è inventata? Esistono davvero feste non inventate? Io ritengo che qualsiasi tradizione per essere accettata e divenire tale debba subire un lungo processo di adattamento prima di trovare il suo posto tra le altre. La tradizione è qualcosa di estremamente fluido ed è a dir poco pretenzioso credere di possederne una pura e incontaminata.
Per quanto riguarda il consumismo poi, potremmo affermare con certezza che il nostro tanto amato Natale (sulle cui origini ci sarebbe così tanto da dire) invece sia una tradizione meno consumistica?
Ad ogni modo, ciò che più mi ha infastidito in questi giorni è stato leggere l’intervista di un presunto esorcista che avvertiva i genitori dei piccoli questuanti sul pericolo della festa di Halloween. Questa, additata come inneggiante al diavolo, starebbe oscurando quella di Ognissanti.
No, ma dico, siamo impazziti? A parte che la festa di Halloween cade in una data diversa dall’altra di cui sopra. Ma poi quella del diavolo è una concezione tutta cattolica che poco ha a che vedere con la tradizione celtica da cui ha origine la festa in questione! Viene da chiedersi infine quale bambino travestendosi da Harry Potter possa lontanamente immaginare di inneggiare al diavolo… I piccoli sanno esattamente che cosa stanno facendo: si divertono.
È proprio questo il motivo per cui nasce una festa. Le feste sono fatte per socializzare, stare con gli altri e sono diverse dalla quotidianità perché il loro ruolo è di scandire il tempo, di spezzare la routine. Per quanto riguarda il loro significato, siamo noi a darglielo. Così come siamo noi a trasmettere ai nostri figli i valori in cui crediamo fermamente, a dare loro la giusta importanza, e non può essere una semplice festa a scalfirli.
Che frustrazione leggere ste minchiate…io davvero, faccio fatica a capire come si possa essere cosi ottusi e per nulla curiosi, la curiosità è una qualità stupenda dell’uomo. Leonardo ha fatto quello che ha fatto perché era un uomo straordinariamente curioso. La curiosità ti spinge a sapere il perché delle cose. La chiesa cattolica invece ti spinge in un angolo e ti dice…è cosi e basta, non hai motivo di approfondire, ed ecco il fioccare di minchiate che negano la realtà dei fatti, è proprio triste.
E’ il problema delle religioni dogmatiche che si basano sul “devi crederci perché l’ha detto qualcun altro”. Ma arrabbiarsi non serve a nulla. E’ molto più utile armarsi di taaaanta pazienza e provare a spiegare il proprio punto di vista sperando di far breccia nella mente del nostro interlocutore.