Da qualche giorno le nostre pagine Facebook sono invase da video, generati con pochi click tramite un’applicazione online della stessa piattaforma, per ringraziare qualcuno. Creare un video è molto semplice, ci sono 3 modelli e delle foto scelte automaticamente da Facebook che, volendo, si possono cambiare manualmente. Forse qualcuno di questi video vi è stato dedicato e, nonostante non vi piaccia l’idea, vi ha fatto comunque piacere riceverlo. Perché?
Il primo motivo è banale: l’applicazione ripesca foto del passato (ne ho guardati alcuni generati automaticamente e non prende foto recenti: va a scavare nella “memoria”) in cui tu e la persona amica da ringraziare sorridete. Cosa mette più allegria di ricordare dei bei momenti passati insieme? Vedere se stessi – in primis – sorridere, in compagnia della persona amica! D’altronde, non è difficile trovare su Facebook foto in cui sorridete (è difficile il contrario semmai).
Il secondo motivo è più profondo: potreste semplicemente dire “mi fa piacere che mi ha pensato”; e invece quello che ci fa veramente piacere è che ci abbia ringraziato: “Grazie di essere mia amica”, “Grazie per esserci stato quando avevo bisogno di te”, “Grazie per aver condiviso questa esperienza con me” e poi il grazie più bello: quello che inizia e si conclude in quelle sei lettere “G-R-A-Z-I-E”, in maniera incondizionata, senza aggiungere motivazioni a cui sembra essere legato il nostro affetto o la nostra stima.
Ringraziare è un atto sociale che rinforza i legami tra gli individui ma spesso difficile da compiere, tanto che abbiamo bisogno di applicazioni su Facebook (e al tempo stesso ci dà fastidio che sia necessario Facebook per farlo e lo scambiamo per banale buonismo).
Perché è così difficile ringraziare o ci imbarazza il ringraziamento altrui? Prima di svelare cosa penso in merito vi consiglio di guardare il seguente video della breve durata di 3 minuti:
Laura Trice in questa relazione ci invita addirittura a richiedere i ringraziamenti quando non arrivano spontaneamente. Ovviamente si chiede la massima genuinità sia del ringraziamento che della pretesa del ringraziamento, e qui io ritorno alla mia domanda: perché non lo facciamo?
Perché ci sentiamo deboli ad esporre i nostri bisogni, a dire a qualcun altro “ho bisogno di sapere che per te sono importante”. Al contempo ci sentiamo deboli dicendo: “grazie a te io sono un padre fiero”; “grazie a te ho vissuto una bella esperienza”; con la paura che la persona ringraziata cambi atteggiamento, si senta superiore oppure richieda di ricambiare la bella esperienza. In modo analogo, la persona ringraziata si imbarazza perché si sente investita di un’importanza che non credeva di avere.
Ringraziare ha un effetto benefico sia per chi ringrazia che per chi è ringraziato: il primo si sente libero di donare ed esprimere se stesso come vera moneta di scambio per il bene ricevuto; il secondo sente che la sua vita, per qualcuno e per qualche motivo, è importante (e in una società in cui l’autostima scarseggia direi che non fa male!). Facebook, che vive di relazioni sociali, cerca tutti i modi di alimentarle attraverso il suo portale. Se ci sembra solo del buonismo, dovremmo imparare la lezione e portare questa pratica nella vita quotidiana, fuori dal social color viagra, e ringraziare gli amici a fine serata, i genitori dopo cena, il proprio partner per quello che ci dà o l’ex per quello che ci ha dato.
Non voglio esortarvi a metter in pratica esercizi per imparare a ringraziare o essere felice, come tenere un diario della felicità o guardarvi allo specchio e ringraziarvi ogni giorno (cose che ho provato sulla mia pelle e posso garantirvi che fanno bene, ma che vanno trattate separatamente e con profondità), ma solo a non aver vergogna di ringraziare le persone che vi fanno stare bene… E se questo articolo vi è piaciuto, non vergognatevi a lasciare un commento di ringraziamento e a condividere sui social questo ragionamento.
La gente, hai ragione, non lo sa fare; o direttamente non è interessata…!
Per questo io lo “lascio” anche qui:
Ringrazio Abattoir, ringrazio il mio amico Michele, ringrazio chi ci legge e ancor di più chi ci scrive e chi ci commenta, ringrazio la vita e gli stimoli, NON ringrazio chi uccide la speranza di qualcosa di migliore con la passività, l’aggressività, la lamentela, l’idea che tutto è dovuto.