Mesi fa mi si è presentata un’occasione da non perdere per chi, come me, galoppa quotidianamente sul dorso dell’allegria: la mostra “Body Worlds – Al cuore della vita” del dr. Gunther Von Hagens all’Ex Gam di Bologna.
Per chi non lo conoscesse, Von Hagens è un anatomopatologo tedesco a cui si deve l’invenzione di una tecnica per conservare i cadaveri, chiamata plastinazione. Questo procedimento consiste nel sostituire i liquidi corporei del defunto con polimeri di silicone, in modo che tutte le parti del corpo diventino rigide, inodori e mantengano inalterata la colorazione naturale.
Per ulteriori notizie riguardo la procedura completa, troverete descrizioni e video nel meraviglioso mondo del web. Avrei potuto farlo io, ma sono le 10:20 di mattina e non vorrei vomitare sull’unico disgraziato pc che posseggo.
Dunque, Von Hagens nel 1993 ha fondato l’Istituto di Plastinazione ad Heidelberg. Ad oggi possiede cinque laboratori sparsi in diversi Paesi del mondo in cui lavorano quasi 400 persone. Ovviamente quello situato in Cina si occupa unicamente della plastinazione di corpi animali. Al principio venivano trattate solo piccole sezioni corporee, successivamente è stato possibile applicare la tecnica su corpi completi.
Così nascono le sue esposizioni che ci mostrano la meraviglia e la perfezione di ogni singolo organismo, con le sue potenzialità e i suoi limiti.
La mostra di Bologna era incentrata sul cuore, primo organo vitale a svilupparsi nel feto e motore della nostra vita, e sul sistema cardiovascolare.
All’inizio non ero molto convinta dell’applicazione del concetto di arte ad un’esposizione di cadaveri . Mi sono dovuta ricredere. Non mi sono trovata davanti, come mi aspettavo, corpi scempiati dal dr. Frankenstein e non vi era nulla di macabro. Ho visto solo tanta bellezza, la compostezza e il rispetto per quelle persone che, del tutto volontariamente, hanno deciso di donare il proprio corpo alla scienza. È stato sorprendente l’atteggiamento di tutti i visitatori che, come me, sostavano davanti ad ogni teca in silenzio, studiando i particolari con addirittura un po’ di commozione di fronte alla meraviglia del nostro corpo. Guardare quei corpi (di cui si indovinavano solo lievemente le fattezze fisiognomiche), cristallizzati in posizioni così naturali, osservare l’estrema complessità di ogni singolo muscolo, organo e apparato, non desta ripugnanza, anzi! Ci porta a riflettere su noi stessi, sulla nostra fragilità e ci ricorda che siamo tutti uguali.
“Nel plastinato riconosciamo noi stessi, la nostra vulnerabilità e il miracolo della nostra esistenza. Questa autoconsapevolezza del proprio corpo ispira il risveglio alla vita e a tutte le possibilità che essa ci offre” (G.V.H.)
Niente di scioccante, di raccapricciante, di eccessivo, dunque. Solo la possibilità di studiare nei minimi dettagli, altrimenti invisibili e sconosciuti a noi profani, il complicato sistema che ci permette di fare ciò che facciamo ogni giorno.
A dire la verità, l’unica sezione che mi ha fatto un certo effetto è stata quella dedicata alla maternità. Una donna incinta di otto mesi, distesa su un fianco, con il suo bambino ancora dentro di lei, preservati dalla decomposizione e uniti in quel momento interminabile. Poi embrioni e feti nelle varie fasi della gestazione. Non sono riuscita a guardare con attenzione dal quinto mese in su, non ce la facevo, era troppo commovente.
C’era pure la sezione animali, ovviamente, con un gorilla che sembrava Bud Spencer e un’intera giraffa scomposta in sottilissime sezioni.
L’opera di Von Hagens è stata condannata da più parti, specialmente dalle sfere religiose. Io non ho visto mancanza di rispetto verso il corpo umano, ho visto solo che ogni parte del nostro corpo, persino la più piccola e apparentemente insignificante, è arte pura. Senza contare che quelle persone hanno volontariamente deciso di non marcire divorati dai vermi, ma di continuare a vivere, in un certo senso. Per un cattolico che crede nel ricongiungimento dell’anima con il corpo nel giorno del giudizio è inaccettabile, ma si sa che l’ignoranza e la superstizione non vanno proprio d’accordo con la scienza.
Erano esposti anche dei moduli usati da alcune persone (con il nome coperto, naturalmente) che si sono già messi in lista per la plastinazione. Dagli esordi, nel 1982, ad oggi il registro dei donatori ha superato i 13.000 nominativi.
Ciascuno è libero di pensare che questo museo anatomico sia un affronto alla dignità umana, oppure uno specchio che ci permette di guardarci dentro per capire che la vita è il dono più prezioso che ci viene fatto, che siamo fragili, retti da equilibri che fanno presto a rompersi, e solo diventando consapevoli di questo possiamo avere cura di noi stessi e capire che Salvini non è diverso da Muhammad (tranne che per il fatto che il primo ha i genitali nella scatola cranica).
Sta di fatto che questo genio della medicina (che, certo, proprio normale non deve essere), che ha ricevuto numerosi riconoscimenti da importanti studiosi in ambito medico, scientifico e umanistico, ha reso accessibile qualcosa da cui l’uomo è ossessionato da sempre, in ogni epoca: la dimensione dell’immortalità.
Per informazioni su come dare in eredità alla scienza il vostro corpo visitate il sito www.bodydonation-ifp.com.
Io penso che l’agomento trattato da queste mostre sia scomodo. Sicuramente interessante. Se la si possa chiamare mostra artistica, piuttosto che mostra scientifica o mostra ripugnante e di cattivo gusto se ne potrebbe discutere. Indubbiamente potrebbe esserci un po’ di tutto ciò, ma cosa prevale dipende da come questi cadaveri sono ottenuti, come vengono trattati, come vengono composti. Per come lo descrivi sicuramente i cadaveri vengono trattati con la dignità che in certe altre “opere” non ho visto.