Il mio primo incontro con Eve avvenne una giornata d’estate al tramonto. Credo che il momento migliore per nuotare in mare aperto sia il tramonto. L’aria è diversa. La luce del tardo pomeriggio dà al mare un colore ed un calore invitanti. E a me piace nuotare al tramonto. Eve stava lì, appoggiata ad uno strano veicolo a motore arrampicato tra gli scogli della riserva. La prima cosa che le sentii dire fu una bestemmia. Capite?
Immaginate la scena: io esco ansimante dall’acqua, infreddolito, costume fradicio, i piedi artigliati dalle rocce e la mia deludente pancia che mi precede. Mi trovo ad un passo da una splendida donna dai capelli rossi (che mi ignora totalmente) e a pochi metri da lei quella specie di velivolo (che la splendida donna dai capelli rossi sta prendendo a calci) illuminato dal sole del tramonto. E nel silenzio della riserva naturale si sentono vigorose le bestemmie di Eve. Scoppiai a ridere!
– E ora chi diavolo sei tu? – disse Eve aggressiva.
– No, no… tranquilla, fai come se non ci fossi – risposi accondiscendente cominciando ad asciugarmi accanto a lei.
– Vabbè. Già che sei qui renditi utile… in che anno siamo? – riprese lei nervosa.
– In che anno siamo? Ma che domanda è? Cosa sei, una viaggiatrice del tempo che si è persa? E quello è il tuo veicolo di “spostamento temporale” – dissi io sarcastico.
– Sì, è proprio così. – poi riprese esasperata – Vabbè… lasciamo stare. Grazie lo stesso. E si disinteressò a me riprendendo a bestemmiare sottovoce.
Passò qualche minuto. Finii di asciugarmi e mi rivestii.
Si vedeva ad occhio nudo che Eve non aveva tutte le rotelle a posto, ma non mi sembrava carino lasciare una ragazza (splendidamente attraente) di notte nel bel mezzo della riserva naturale (che come tale non ha illuminazione).
Così mi avvicinai e con la massima gentilezza le dissi:
– Senti, fra un po’ sarà buio, vuoi un passaggio? Non puoi restare qui di notte. Sa Dio che gente gira qui la sera. Dai… ti accompagno a Palermo e poi ognuno per la sua strada.
– Cos’è Palermo?
– Ehm… Palermo è la città più vicina. Siamo nel 2011 e non riparerai il tuo veicolo (qualunque cosa esso sia) continuando a prenderlo a calci e bestemmiandogli addosso.
Sorrise e mi guardò per la prima volta con attenzione.
– Sono Eve – disse – e sono una viaggiatrice.
– Ciao, sono Don Vito e sono un pianista disoccupato. Lo vuoi il passaggio?
– Sì, va bene, accompagnami all’agglomerato urbano più vicino.
– Palermo, si chiama Palermo e ci sono ottime cliniche per malati di mente…
– Cosa?
– No, no nulla. Come hai fatto a far arrampicare la tua automobile nel bel mezzo degli scogli? Hai avuto un incidente? Sei ferita per caso?
– Ferita? No, no.
Camminavamo silenziosi verso i cancelli della riserva e cominciavo a chiedermi se avevo fatto bene a proporre un passaggio a quella strana donna.
– Da dove vieni? – dissi – Perché sei così arrabbiata?
Provai a cominciare un dialogo. Volevo saperne di più su Eve.
– Vengo dalla Terra naturalmente, dall’anno 320 E.F. asse di probabilità 1024374.
– 320 E.F.? Che significa E.F.? Da quando li contate gli anni nel tuo paese?
Era ovviamente matta! Ma preferivo assecondarla.
– Oddio… 320 anni dall’Era della Fondazione dei pianeti uniti. Ma dove diavolo sono finita?!? Allora poco fa non intendevi il 2011 E.F?
– Temo di no! Al momento non siamo andati oltre alla Luna figuriamoci se abbiamo una federazione dei pianeti uniti.
– Cosa?!? Siamo in data pre-volo intergalattico?
– Decisamente sì! Siamo 2011 anni dopo la nascita di Cristo e direi che fra circa 10 anni visiteremo Marte. Crisi economica permettendo.
– Ho capito.
Divenne silenziosa. Quando ormai mi apparvero le luci del centro città mi decisi a chiederle:
– Eve dove vuoi che ti lasci? Hai un posto dove andare?
– Ho bisogno di riparare il mio velivolo… e non so se qui troverò la tecnologia per farlo. Temo che sarò costretta a fermarmi in questo segmento spazio-temporale. Da stasera vengo a vivere a casa tua. Spero tu non abbia nulla in contrario!
L’asse delle probabilità
Eve si era subito adeguata alle bibite alcooliche di “questo periodo storico barbaro”. Passava l’intera giornata chiusa nel garage a lavorare alla sua macchina. La sera veniva da me e si ubriacava di qualsiasi cosa trovasse. E parlavamo a lungo.
Ce l’aveva con il mio mondo “barbaro” e la mia epoca “barbara”.
Diceva che forse qualche speranza di riparare il suo velivolo c’era ma con la tecnologia del mio tempo sarebbe stata un’impresa.
– Cosa c’è di rotto nella tua macchina, Eve? Ho studiato un po’ di elettronica, potrei aiutarti a ripararla…
– Sì… immagino le tue nozioni elettroniche da “periodo storico di barbarie” – diceva ironica – Avrete a malapena inventato il protoplas…
– Protoplas? No… ma abbiamo transistor e circuiti integrati!
– TRANSISTOR E CIRCUITI INTEGRATI? MA DOVE SONO FINITA?!?
Qui Eve bestemmiava e mi urlava dietro di non farle perdere tempo e di andare via. Ma a volte era più trattabile e mi spiegava un po’ il suo mondo.
– Voi barbari vi muovete liberamente lungo le tre dimensioni dello spazio… anche se lo fate in modo scabrosamente lento. Siete costretti a strisciare lungo il tempo in linea retta e a velocità costante…
– Lungo il tempo a velocità costante?
– E che diavolo! Non farmi sempre ripetere i concetti semplici! Non siete capaci di andare indietro nel tempo e neanche di accelerare verso il futuro. Procedete a velocità costante lungo il tempo! Non potete accorciare le ore o allungare i secondi! Capito?
– Sì, sì, scusa, ho capito.
– E occupate una posizione fissa nell’asse delle probabilità.
– Ehm… a costo di essere irritante… potresti spiegarmi cos’è l’asse delle probabilità?
– L’asse delle probabilità, la quinta dimensione, contiene tutte le possibilità di vita che avresti potuto avere. Ti spiego: quando fai una scelta qualunque, anche il menu della colazione, ti posizioni su un punto dell’asse delle probabilità escludendo tutte le altre scelte. Ecco… scegli una torta di mele e caffè nero piuttosto che biscotti al burro e thè verde. Ma così non assaggerai mai i biscotti al burro e thè verde.
– Potrei anche saltare la colazione… volendo…
– Sì, potresti anche saltare la colazione, ma non è questo il punto. Quando scegli qualcosa, escludi tutte le altre scelte. Quindi vivi la vita conoscendo solo la scelta che hai fatto.
– Certo… e allora?
– E se potessi tornare indietro e cambiare qualche scelta?
– Beh… credo che ne cambierei tante.
– E se potessi vivere contemporaneamente tutte le scelte possibili e scoprire qual è la vita migliore che potevi fare? La vita, somma di tutte le scelte perfette?
– Non capisco.
– Ma allora sei proprio stupido! Nel mio mondo possiamo viaggiare nel tempo… ma possiamo anche viaggiare lungo l’asse delle probabilità, cioè vivere tutte le vite possibili e scegliere la migliore!
– Cioè provare tutto il menu della colazione di un ristorante?
– Come sempre devo spiegarti le cose riducendole alla tua stupidità barbara… ma hai capito. Stamattina avresti potuto rifare la colazione dieci volte (esattamente il numero delle portate del menu) per sapere quale piatto era stato cucinato meglio dal cuoco, ma anche fare colazione in tutti i tavoli del ristorante per vedere quale offriva una vista migliore, o farti servire da tutte le cameriere per sapere quale avrebbe avuto il décolleté più generoso.
– Oh… questo lo so già… Gianna aveva una scollatura da urlo… non ho bisogno dell’asse delle probabilità per capirlo.
– Senti… vaffanculo!
– No, no, aspetta… vuoi dire che questo vale anche per le fidanzate che ho avuto, per le scuole che ho fatto, per gli amici che ho frequentato? Insomma, si può ripercorrere la propria vita e provare tutte le possibilità non vissute?
– Sì… è un po’ più complicato di così ma hai afferrato l’idea.
– E questo lo puoi fare con la macchina che stai cercando di riparare?
– Sì, se solo voi barbari aveste qualche nozione minima di tecnologia. Senti, ma credi che potrei trovare ad un prezzo plausibile una micropila nucleare a freddo?
– Eve, qui le centrali nucleari sono grandi come palazzi e non sono facilmente avvicinabili.
– Vuoi dire che siete ancora alla macrofissione? ESCI SUBITO DI QUI… NON TI VOGLIO VEDERE!!!! SONO FINITA IN MEZZO ALLE BARBARIE!
Discorsi sul tempo futuro
– Capisci? – mi disse un giorno – Il mio tempo è lontano dal tuo circa 10 mila anni. È la stessa distanza che rimane tra te e i cacciatori raccoglitori del neolitico. Non offenderti davvero… ma per me siete dei barbari!
– Sì, sì, ti riferisci alla nostra tecnologia arcaica, non abbiamo pile atomiche tascabili e non viaggiamo ancora per lo spazio-tempo…
– Ma no! Ecco un altro errore tipico della tua epoca: pensate che la tecnologia sia civiltà. La tecnologia è solo un mezzo per risolvere problemi, per rispondere alle domande. Il fatto è che voi non avete ancora capito quali sono le domande giuste.
Non rispondevo. Mi seccava quando attaccava così violentemente il mio mondo. E sì che Eve era sempre molto violenta in ogni sua manifestazione.
– Eve, dimmi la verità, il nostro mondo va incontro all’autodistruzione?
– Autodistruzione? NO! Ma che sciocchezza… se no io non sarei qui. La storia va avanti a cicli: crisi ed evoluzione, crisi ed evoluzione…
– Beh, noi siamo immersi nella “crisi” da tanto tempo, quando arriverà la prossima evoluzione?
– Senti, non ricordo bene la storia del tuo periodo. Comunque fra qualche anno gli economisti incominceranno ad usare parametri diversi. Se non ricordo male per esempio invece del PIL (Prodotto Interno Lordo), definiranno il BIL (Benessere Interno Lordo).
– Cos’è il BIL?
– È un combinato di statistiche e percezioni. Furono scelti credo undici parametri, dalla casa al reddito, dalla salute all’ambiente. C’erano anche criteri più personali come la vita comunitaria o il sentimento di sicurezza.
– Vuoi dire che l’uso del PIL è sbagliato? Il consumismo è sbagliato? Avevano ragione i Russi?
– Eccheccazzo… ora magari mi chiedi se sono fascista o comunista! Chi se ne frega! Un indicatore economico è un indicatore. Un numero è un numero. Un fatto è un fatto, non è né di destra né di sinistra. Non so se era sbagliato il consumismo… e sinceramente non me ne frega niente. So solo che è stato dimostrato che quando un individuo massimizza il suo BIL tutta la società migliora, non soltanto il portafogli di quell’individuo. Scoperto questo la gente cominciò a vivere meglio.
– Tutto qui?
– Sì, questo assieme a qualche guerra mondiale… non ricordo bene!
– Come guerra mondiale??? Quando???
– Senti… ma che ti sembro una fottuta professoressa di storia? Tu mi sapresti parlare delle guerre dei cacciatori-raccoglitori di 10 mila anni fa?!?
E con questo il discorso fu chiuso.
I motivi del viaggio
Eve diceva sempre:
– Io voglio essere felice! Non accetto di non esserlo. Per questo viaggio… è molto semplice.
– Anche a me piace viaggiare Eve, ma non vedo come questo possa renderti felice! – rispondevo io.
– Il mio viaggio non c’entra nulla con quelli che può concepire la tua “mente barbara”.
– Ma sì, ho capito, vai in giro visitando le varie epoche e i vari assi di probabilità (come li chiami tu). Questo può essere interessante, divertente, istruttivo, ma che c’entra con la felicità?
Era in questi momenti che mi rendevo davvero conto di non riuscire a capire quella donna. Poi mi guardò e sul viso lentigginoso vidi uno sguardo tenero. Ci credereste? Eve con uno sguardo tenero, quasi da persona a modo. Poi addirittura mi sembrò triste. Non c’era via d’uscita, forse le avevo fatto una domanda drasticamente stupida.
– Credo che c’entri. La felicità col viaggio intendo. Credo che c’entri – rispose distratta. E riprese il suo silenzio e come sempre sembrava avesse deciso di chiudere l’argomento. Ma stavolta la incalzai, non accettavo l’assenza di una risposta.
– Davvero Eve, dimmelo! Cosa cerchi in giro per lo spazio tempo?
– NON TI RIGUARDA! – urlò seccata.
Non so cosa mi scattò dentro, ma il suo tono mi irritò più del solito.
– Sì che mi riguarda! – cominciai a gridare, e fui il primo a sorprendermi della cosa – Stai a casa mia da sei mesi e da sei mesi subisco le tuo sfuriate quotidianamente e non ti ho mai chiesto niente. Sono qui a farti da cameriere, da cuoco, da ospite e da fratello maggiore nei tuoi momenti di avvilimento, senza averti mai chiesto nulla! Accettando sempre e di buon grado il tuo atteggiamento folle! Credi che noi “barbari” siamo insensibili alla maleducazione? Sai? L’ho fatto solo per amicizia, perché riconosco quando una persona è sola come lo sei tu, e so che avevi bisogno di un amico. Ma ora mi sono scocciato… resta pure quanto devi, ma forse è meglio che non ci parliamo più!
Me ne andai senza aggiungere altro. Eve rimase sorpresa. In fondo non si rendeva conto neanche lei di quanto fosse irritante in certi momenti. Si alzò e mi afferrò la mano prima che uscissi dall’officina. Poi disse:
– Scusami, hai ragione. Lo so che sei un amico. Scusami.
Non credo di averla mai vista così costernata e così triste. C’era dell’altro.
– Perché viaggi Eve, cosa stai cercando?
La sua voce da contralto normalmente squillante si fece flebile.
– Una volta non ero una viaggiatrice. Vivevo nel mio mondo, nell’asse di probabilità zero, quello in cui ero nata. Poi successe.
– Cosa successe, Eve?
– L’uomo che amavo se ne è andato, un cancro fulminante.
– Ma come? Non avete curato il cancro nel tuo tempo?
– Sì, il 99% dei cancri è curabile facilmente ma esistono ancora delle forme per cui non c’è nulla da fare.
– Mi spiace – dissi.
– Ero felice – riprese – e la felicità mi è stata strappata! Ora rivoglio la mia felicità! Capisci? È mio diritto!
– Per questo viaggi?
– Sì, mi sono spinta fino all’asse delle probabilità 1024374. Quando ho avuto l’incidente che mi ha portato qui ero molto lontana da casa. Ho visitato ogni genere di vita, ho visto decine e decine di versioni alternative della mia vita originaria, alcune splendide, altre terribili, ma in nessun frammento spazio-temporale il mio Erik sopravviveva. Moriva sempre! Dopo un po’ di anni assieme se ne andava. IO NON POSSO SOPPORTARLO!
– Vuoi dire che hai viaggiato per 1024374 vite senza pausa?
– Sì, ho rivissuto i momenti con lui centinaia di volte, e non mi fermerò! Troverò l’asse in cui vivremo per sempre assieme e lui non morirà. IO VOGLIO ESSERE FELICE.
– Da quanti anni viaggi Eve?
– Più di venti anni ormai. Ma che importanza ha?
– Hai rinunciato a venti anni di vita per ritrovare lui?
– E rinuncerò anche a tutti i restanti anni se non lo ritroverò.
Ritorno al viaggio
Non so bene come ci riuscì, ma alla fine Eve riparò davvero la sua macchina. Me lo disse a bruciapelo una domenica mattina, mentre pizzicavo il piano e pensavo ai fatti miei.
– La macchina di dislocazione adesso funziona. Sto per rimettermi in viaggio.
La notizia mi arrivò come una doccia gelata. Se ne andava davvero? Ormai ero così abituato alla sua presenza che quasi non me ne rendevo più conto. C’era sempre lei che armeggiava nel garage e c’era sempre lei che scroccava cene e colazioni investendomi di tanto in tanto con la sua irascibilità. E ora Eve se ne andava?
– Adesso? Così presto? Non vuoi prima fare qualche volo di collaudo? – dissi.
– No. Va bene così. Vado via adesso. Ho già perso troppo tempo.
– Eve… guarda che puoi restare se vuoi.
– Sì, lo so. Ma non posso. Vuoi venire con me?
– Cosa? – mi sorprese la sua proposta inaspettata.
– Sì, potresti cercare anche tu una vita migliore di questo schifo. Nel mio mondo potresti prendere un veicolo di dislocazione e viaggiare anche tu. Magari in qualche asse di probabilità sei un grande pianista… e hai i capelli. Chi può dirlo?
Mi fermai un attimo a pensare. Diventare anch’io un viaggiatore? In cerca della migliore vita possibile? In cerca della “felicità”? Sorrisi. Pensai al disastro con Linda e Gianna e per un secondo immaginai davvero di poter cambiare ogni scelta in meglio, correggere tutti gli errori del passato. Immaginai di essere un viaggiatore che esplora gli assi di probabilità. Immaginai di rivivere la mia vita come davvero l’avevo progettata un tempo. Ci pensai un po’.
Poi abbassai lo sguardo sul mio piano arrugginito e sulle foto al muro delle mie vacanze in campeggio, rividi tutte le mie notti insonni chiuso in un monolocale soffocante, e poi sorrisi di nuovo.
Avevo la barba lunga e vivevo praticamente alla fame ma la mia vita mi piaceva. Probabilmente non sarei mai stato “qualcuno”, e nessuno forse si sarebbe mai ricordato di me, ma nella vita avevo sempre fatto quello che mi andava di fare senza preoccuparmi troppo di quale fosse la scelta migliore, e ne accettavo tutte le conseguenze. Non volevo subire quell’accanimento terapeutico alla ricerca della felicità.
– No, Eve, non sono un viaggiatore. O meglio, lo sono a modo mio, senza veicoli di dislocazione.
– Sapevo che mi avresti risposto così! Sei il solito “piscialetto”!
– Pensa quello che ti pare. Ma forse dovresti fermarti anche tu. Magari 1024374 assi di probabilità sono più che sufficienti. Quanto conti di andare avanti?
– Non sono fatti tuoi – disse aggressiva.
Poi mi sorrise triste coi suoi occhi verdi.
Mi abbracciò, mi ringraziò e sparì dalla mia vita come vi era entrata.