di Marta Riccobono
«Signora, mi deve credere: io non me la fido più. Ogni volta che accendo nel telegiornale mi viene lo sconcerto. Ma in che paese viviamo, dico io? Come “di che sto parlando”? ‘Nca di tutti sti nivuri e africani che si vengono a sdivacare qua da noi sto parlando! Signora mia, signora mia… mi facissi stare zitta che meglio è! L’altro giorno hanno fatto vedere che c’era un altro gommone chinuchinuchinu in mezzo al mare e quelli della guardia costa se lo sono andati a pigliare e l’hanno portato a Lampedusa. Ma che ci portate a Lampedusa, dico io? Non abbiamo di che mangiare e facciamo inviti! Sta diventando tipo quel proverbio che diceva mia nonna buonanima: U poviru unn’avia e limosina facia! Lo sapeva questo modo di dire, signora Rosa? No? Ora lo sa, vede quante cose che ci insegna la sua vicina. Che poi lo fanno apposta a venire su questi barconi che sembrano tanti animali, per farsi piatusi: si carrìano le femmine incinte, i picciriddi… e nel frattempo sbarcano una vagonata di picciottazzi che vengono qua a fare i delinquenti! Pare che delinquenti italiani noi non ne abbiamo! No, signora mia, non è situazione che può continuare, qua a rivoluzione finisce. I politici se ne fregano, quelli basta che ci dai a mangiare e se ne stanno a Roma a fare i porci con le buttane e gli arrusi. Però le cose giuste si devono dire, c’è quel ragazzo del nord che sta cercando di fare smuovere le cose. Quello là, come si chiama… Salvo, Salvino… Salvini, iddu! Eh, ma quello parla chiaro, pane pane vino vino! Infatti non lo può vedere nessuno, perché quelli che dicono la verità stanno antipatici all’universo creato. Un esempio per tutti: Gesù Cristo. Che fine gli hanno fatto fare a Gesù Cristo? Mezza parola, signora, ci siamo capite. Salvini è bravo, perché non è che parla assittato sulla poltrona, no: quello va girando, scatta le fotografie e le mette nel feisbuck, di modo che lo schifo lo possono vedere tutti. Io ce l’ho come amico, ogni tanto ci commento le fotografie. No, ma cose che non si possono vedere, signora mia, lo schifo viene. Lo sa che fanno tutti ‘sti turchi che ci mettiamo dentro casa? Un cazzo, signora mia, e scusi se parlo volgare! Si stanno belli sciacquati a Lampedusa o nelle altre città dove li portano con l’aereo (di Stato, signora mia, pagato con le nostre tasse), con le cuffie della musica, le ciabattine… al villaggio vacanze, dico io! Che poi certuni li mettono nelle case famiglie, ma altri, signora mia, lo sa dove li mettono? Negli AL-BER-GHI! Si rende conto? E a quei mischinazzi dei proprietari gli bruciano la clientela, perché chi ci deve andare in un albergo invaso dai nìvuri? Nessuno, ce lo dico io. E mangiano, i porci! Colazione, pranzo e cena… colazione, pranzo e cena! Certuni hanno pure il coraggio di lamentarsi: e la carne di maiale no, e a pasta nun mi piaci… che viene cosa di dire “zìttuti e mancia”! Non solo ce l’hai gratis, ma ti lamenti pure? La verità, signora, è che pititto non ne hanno. Perché quando la fame ti mangia gli occhi ti arrusicheresti pure i piedi del tavolino, no che fanno gli schinfignusi! È il benessere, signora mia, il benessere… La vuole sentire un’altra? Lo Stato italiano esce ogni giorno 40 euro per mantenere a questi mangiafranchi. 40 euro, signora, ce lo giuro vero che sennò devo morire. Assurdo, lo so. Mio marito per guadagnare 40 euro si deve spaccare il didietro tutta la giornata, sotto il pico del sole o sotto l’acqua piovosa. A muratore lavora mio marito, al cantiere. Poi giustamente una che vive in queste condizioni – che ci dobbiamo leccare la sarda per arrivare a fine mese, signora mia! – sente che i marocchini vengono trattati meglio degli italiani che pagano le tasse e si arraggia. Poi si lamentano che una diventa razzista. Via, nei loro paesi, ognuno a so’ casa! No che ci offriamo colazione, pranzo e cena! Ma stiamo scherzando o diciamo vero? Basta signora, me ne faccia andare che aspetto la telefonata di mio figlio dalla Germania. Se n’è andato là per lavorare, non lo sapeva? Sì, già ha due mesi che è fuori. Si trova bene, è rispettato, ha trovato la ragazza … Quelli sì che sono paesi civili, signora mia!»
Cara Marta,
ti ringrazio tantissimo per questo testo lucido, sardonico, grottesco e divertente. …Ti proporrò (e a giudicare dalle reazioni alla lettura degli altri credo saranno tutti concordi) di leggerlo durante la settimana della cultura, alla quale parteciperemo in associazione con Emergency (:
Sul resto, ti rispondo così: mia nonna è una delle persone più buone, generose e dolci che conosco. Ma quando deve pagare i contributi e lo stipendio alla nostra colf ghanese le viene un colpo e inizia a rimuginare, a dire di ritenere inutile il suo (invece utilissimo) contributo, a lamentarsi in un modo che, se non fosse mia nonna, definirei francamente razzista. Ma lei, ribadisco, è una delle persone più buone, generose e dolci che conosco.
Al di là della vecchiaia, dunque, cosa porta una persona con queste qualità a trasformarsi su questo argomento? Mi rispondo: la crisi, certo; e il modo in cui questa idea (perché non so se il popolo degli i-phone e dei condizionatori sia davvero in crisi) pervade le nostre menti. O meglio: le reazioni classiche che ci permettono dall’alto di provare e che ci inoculano, essendo quelle più facili da innescare e da condividere socialmente: la paranoia, le dinamiche ingroup-outgroup, il prosciugamento – come dice il testo di Michele – di ogni solidarietà inter-umana (pericolosa per i capitalisti, come ogni ipotesi di economia relazionale), il basare la definizione di “comunità” sulla ricerca del dentro-fuori, del dentro = bene invalicabile VS esterno = nemico a cui attribuire tutti i mali, i virus, i contagi, le depressioni. E poi l’immancabile tendenza alla generalizzazione.
“Colazione, pranzo e cena”, dunque, che paragonati così, spuri, al lavoro di un muratore che si fa le ossa, dunque impoveriti del loro necessario contesto, non possono che risultare assurdi, improponibili, ingiusti, arraffoni: FURTI. …E fila…! Quasi che i naufraghi ed i perseguitati politici che non li rifiutano debbano sapere che lì sta la loro morte-per-assenza-di-dignità. …La follia più ignorante, fondamentalista e limitata, che però qui funziona e si rende ragione da sola, in quanto reggente il mondo capitalista in cui viviamo.
Chiudo con una riflessione: come mai mia nonna si lamenta di dover rispettare i diritti della nostra colf ghanese, ma le regala poi di sua sponte 5-10 euro in più a volta per compare qualcosa ai suoi figliolini?
Io credo che alla nonna dia fastidio l’imposizione delle tasse sul lavoro della colf. Il suo problema non è infatti tanto la cifra (a cui aggiunge i 5-10 con generosità) ma averla fissata dall’esterno.
Inoltre il monologo qui ha quell’ironia del realismo visto da occhi terzi, che si conclude con una nota amara, almeno per me. Non solo perché “siamo tutti emigrati”, e neanche perché stiamo provando ad emigrare tutti, ma ancora di più perché viene citata la Germania come Paese di immigrazione per gli italiani. Non so se fosse voluto, ma i tedeschi fanno lo stesso discorso della nostra signora al balcone: noi italiani siamo ancora considerati ancora Gastarbeiter che significa letteralmente “ospiti per lavoro” (ovviamente hanno coniato un termine ad hoc), siamo stati e saremo per sempre ospiti, alla faccia dell’integrazione.
Concludo consigliandovi un pezzo di Roy Paci che non si trova su Youtube, ma che miracolosamente ho trovato su Spotify (bisogna essere registrati per ascoltarlo) https://play.spotify.com/track/4TEBIaDfvsty9BmWgyN9aN?play=true&utm_source=open.spotify.com&utm_medium=open
Io non credo che la voce narrante sia quella di una donna anziana, almeno io non l’ho pensata così: ho voluto immaginare una persona “media” sotto ogni aspetto, anche quello anagrafico. Ci sono atteggiamenti che se assunti da una persona anziana siamo anche portati a giustificare, per vari motivi: scarsa istruzione, quasi nessun accesso ai mezzi di comunicazione più diffusi (leggi: social network) ecc. Quello che mi dà molto da pensare è invece l’atteggiamento degli italiani medi, mediamente giovani ed istruiti, ai quali è permesso di accedere in tempo reale ad una grande quantità di informazioni che, se comparate con altre, possono permettere ai fruitori di formarsi un’opinione. Spesso però questo sforzo comparatistico non esiste, anzi talvolta non si ha neanche la voglia di verificare una notizia che sembra inverosimile e che spesso lo è, come nel caso degli immigrati in vacanza negli hotel a cinque stelle o profumatamente stipendiati dallo Stato. Chi dà un’informazione sbagliata è colpevole perché lo fa in malafede, ma io non me la sento di assolvere neppure chi queste informazioni le riceve e le condivide senza neanche preoccuparsi di verificarle. Il tutto è fatto in nome di un egoismo che si trasforma in fanatismo ad ogni giorno che passa, e che annienta ogni briciolo di umanità al grido di “prima gli italiani!”. Il problema, secondo me, risiede nel fatto che abbiamo smesso di considerare l’Altro in quanto essere umano: ci si indigna se mangia tre volte al giorno come facciamo noi, se ascolta la musica o gioca a pallone, salvo poi pretendere che i paesi dove andiamo a chiedere l’elemosina noi italiani ci riservino un trattamento dignitoso. Perché noi italiani sì che siamo esseri umani.