di Marta Riccobono
Hanno detto che mi devo vergognare. Sono andata in ospedale a chiedere la pillola del giorno dopo e la dottoressa che me l’ha data, prima di congedarmi, ha detto chiaramente “Si vergogni”.
Era già il secondo ospedale a cui andavo a chiederla, nel primo erano tutti obiettori e non volevano avere sulla coscienza il mancato innesto di uno spermatozoo nei miei ovuli. Fosse mai avessero impedito il concepimento di una qualche creatura straordinaria. Poi sono arrivata qua, con il tempo a disposizione che già stava per finire, e ho trovato qualcuno disposto ad aiutarmi. Ma evidentemente non era tanto felice di farlo. Forse si incazzano perché pure a loro ‘sta storia dell’obiezione di coscienza sembra una grandissima minchiata. Io però mica lo capisco di cosa dovrei vergognarmi. Con il mio ragazzo il sesso è sempre stato protetto, ma l’altra sera ci siamo accorti che il preservativo si era rotto. Nessuno dei due al momento può permettersi un figlio, ok volersi bene ma qualcosa da mangiare alla creatura dovremmo pur darla. E allora cerchiamo di rimediare finché siamo in tempo, mi sembra una decisione sensata, o no? Qua però ci impongono di pentirci dei nostri errori. Anzi no, per essere corretti, quella che si deve vergognare sono soltanto io, la dottoressa parlava al singolare. E io ci sto provando a cercare una ragione per cui pentirmi e dolermi, ma davvero non ci riesco. Forse dovrei vergognarmi di aver fatto l’amore. Probabile. Dopotutto era un atto finalizzato soltanto al mio personale godimento, non avevo la benché minima intenzione di contribuire alla crescita demografica nazionale, altrimenti non saremmo qui a tentare di bloccare la corsa dei girini impazziti che minacciano di colonizzarmi l’utero.
Forse ho capito, la dottoressa è contrariata per la mia incontinenza. Va bene godere, ma con moderazione. Vaglielo a spiegare che anche la tecnologia più avanzata alle volte crasha, ci sarebbe da perdere una giornata.
Niente, prendo la pillola prima che sia tardi e intanto faccio due passi per levarmi di dosso l’impiccicume che quegli occhi pizzuti mi hanno lasciato sulla pelle e dentro la testa. Chissà come sarebbe il mondo se i medici si rifiutassero di curare tutti quelli che si comportano in modo contrario al loro personale senso etico e del decoro. Che ne so, tipo un medico che si rifiuta di ricucire le vene a qualcuno che ha tentato il suicidio. Oppure – questa sarebbe bellissima – un medico che mentre fa la lavanda gastrica a qualcuno che si è sbutriato di arancine, gli dice con le labbra strette: “Dovrebbe vergognarsi”. Tanto sarebbe anche questo un caso di incontinenza, no? C’è chi gode scopando, chi mangiando… perché la sanzione morale dovrebbe valere solo per me?
È anche vero che un medico dovrebbe limitarsi a curare, lasciando a giudici e parrini la gravosa mansione del giudicare. Ma la sensazione che deriva dalla scoperta dell’errore altrui è troppo soddisfacente per potervi rinunciare. Il giudizio viene fuori da solo, una specie di reazione incondizionata non per forza frutto di una rigida educazione. Hai sbagliato, vergognati. A me una cosa del genere non sarebbe mai successa. Chi lo sa.
Intanto, mentre passeggio per Palermo, trovo tanti di quei motivi per cui dovrei vergognarmi che quasi quasi scoppio a piangere, ma nessuno di questi è il motivo giusto. La puzza di immondizia, le strade piene di “vabbè-che-ci-fa-buttalo-a-terra”, i semafori ridotti alla funzione di arredo urbano, le facce della gente che vede tutto e continua a farselo andare bene. Sto per inciampare in una scatola di cartone bella grande, abbandonata al centro della strada. La raccolgo e la deposito nel cassonetto più vicino, ma lo so che sto perdendo tempo: dovrei essere a casa in questo momento, a vergognarmi di altro.
N.B. Questa è una storia inventata, ma prende le mosse da un episodio reale, raccontatomi da un’amica. E di fatti del genere credo siano pieni gli ospedali e la vita di molte donne.
Che ipocrisie… ogni volta che lo sperma viene bloccato all’interno del preservativo dovremmo vergognarci per milioni di vite spezzate.
E questo succede già solo quando chiedi la pillola del giorno dopo. Immagina cosa voglia dire abortire…
Giuro che non avrei saputo dire meglio ciò che hai scritto tu. E fa male pensare che certe cose succedono anche ad un passo da me, a Palermo, dove studio. Quindi, davvero, Bravissima!