di Lucia Immordino
Lui non scrive solo pizzini. Lui scrive anche lettere a Svetonio.
Lui non sta rintanato campagne campagne come un surci. Lui viaggia. Lui depista alla maniera moderna.
Lui non lascia residui come u viddranu. Lui è pulito.
Ecco, alcuni veicolano tracce, macchie, impronte. Altri no.
Tutto dipende da chi sono gli uni e da chi sono gli altri.
L’essere umano in generale deposita tracce, macchie, impronte.
La macchia umana è innata nell’essere umano, inscindibile dall’essere umano, significativa per l’essere umano.
Eppure lui non ne lascia.
Lui la macchia umana non ce l’ha proprio, nemmeno il peccato originale c’ha (manco fossero fratello e sorella con la Madonna).
Lui non trasmette segni: è un uomo senza macchia ed è tutto merito suo (nel suo caso lo Spirito Santo non c’entra).
Nessuna pecca, nessun fallo.
La Procura di Palermo si chiede se sia il caso di modificare criterio e metodo nell’intercettazione e nella cattura del latitante.
Garantito: ora come ora è difficile che arrivino nuove occasioni in cui Matteo Messina Denaro dia prova della sua esistenza in vita.
Dopo il blitz di Saverio Masi, che nel 2004, quando prestava ancora servizio al Nucleo Investigativo del Comando Provinciale Carabinieri di Palermo, individuò per strada il superboss latitante a bordo di un’utilitaria e lo seguì fino all’ingresso di una villa.
Fallito: ne denunciò il fatto ai superiori e questi gli intimarono di non proseguire nelle indagini.
Il capo scorta del giudice Di Matteo, oggi, si ritrova, per gli stessi fatti, denunciato per calunnia alla Procura della Repubblica di Palermo e rinviato a giudizio dal GUP del Tribunale di Roma per diffamazione in concorso, mentre il superboss latitante Matteo Messina Denaro, a oggi, rimane l’uomo che non lascia traccia. L’uomo senza la macchia umana.
bella bella bella