di Ramona Comito
17:58. Improvvisamente tutto si è fermato.
Guardo il mio orologio, fermo come il tempo.
È tutto teatro, lo aveva già detto Giovanni… Quando la mafia lo deciderà, mi ammazzerà lo stesso.
E oggi lo ha fatto.
Sapevo a cosa andavamo incontro, ma Giovanni mi ha insegnato che il coraggio è imparare a convivere con la paura senza farsi condizionare.
Mi sembra di non sentire più nulla, tutto è già lontano.
Non volevo mettere al mondo degli orfani, ci sono riuscita.
Un pensiero va ad Emanuela, lei aveva solo trentadue anni… Io almeno sono riuscita a prendere una fetta di vita in più.
No, la speranza dei palermitani non è morta con lei e Carlo Alberto e non morirà oggi con noi.
Ecco, c’è Paolo finalmente. Mi sento a casa.
L’ultimo pensiero è ai suoi figli, possano andare oltre tutto questo e non essere mai al posto del padre oggi.
Vadano lontano le loro idee e siano testimoni di onestà.
Ecco, è giunto il tempo di andare… Ma sono serena.
Sono con Giovanni ed è tutto ciò che volevo.
Lui è con me, le nostre vite non sono state sprecate, la paura non ha vinto.
I nostri nomi non cadranno nell’oblio, non siamo martiri.
Oggi la mafia pensava di trionfare e invece ha fallito.
Ha fallito ancora una volta.
Lo sento già il tumulto nelle anime.
Palermo non dimentica, Palermo non dimenticherà neppure questa volta e cadranno. Cadranno come birilli, uno ad uno.
Le nostre idee ed i nostri sogni da oggi cammineranno con i piedi dei palermitani onesti, la loro voce sarà la nostra. E vinceremo.
Anzi, abbiamo già vinto.