di Gregory Di Giovanni
Fin da bambine il sogno di tante fanciulle è quello di vestirsi da principessa e varcare la navata della chiesa vestite di bianco. Il solo pensiero di essere il fulcro dell’evento, di avere gli occhi di tutti gli invitati puntati addosso, di essere ammirate, guardate e applaudite è un multiorgasmo fulmineo raramente trascurabile.
Il sogno viene accarezzato in maniera vaga da alcune, come quelle che rimandano sempre per paura di perdere una parte di indipendenza, e viene invece cavalcato selvaggiamente da altre, che non vedono l’ora di portare il loro stallone (o ciuco, dipende dai punti di vista) all’altare.
Giunti alla soglia dei trent’anni, si verifica il cosiddetto fenomeno dei matrimoni a catena, in cui vedi i tuoi amici sposarsi uno dietro l’altro a prescindere da chi si è fidanzato prima. Inizia il valzer di inviti e pettegolezzi, urla stridule di amiche che vengono a sapere dell’evento (e di maschi che si grattano i coglioni sperando di non essere i prossimi). E inizia ovviamente tutta l’organizzazione di quella macchina da soldi chiamata matrimonio.
Il mantra che impera è: TUTTO DEVE ESSERE PERFETTO!
C’è chi vuole il matrimonio ecofriendly e quindi via con le macchine ecologiche e un’organizzazione che strizzi l’occhio all’ambiente; c’è chi lo vuole tamarro e quindi tutti vestiti da cowboy o da battone; chi in salsa tutto zucchero e favola e quindi vai col tema disney; chi invece rainbow e quindi matrimonio gayfriendly in cui oltre agli invitati gay e all’amico parrino gay devono esserci pure i chierichetti gay con tanto di piastra.
Ma torniamo alla sposa, artefice del SUO giorno da fiaba, colei che tutti dovrebbero ammirare, perché si sa, al matrimonio, è la sposa l’elemento centrale.
Quindi, giù con cotonatura, imbellettamento, scippatura di peli, cerone in faccia per nascondere eventuali crateri lunari, rito di (in)vestitura che dura ovviamente… Quanto? Due ore? Quattro ore? Nooooo! Inizia la mattina alle 5 e termina poco prima di entrare in chiesa, peggio di un parto gemellare con contrazioni continue di 12 ore.
Sticazzi, è il giorno della vita, fa nulla… l’importante è che tutto sia perfetto!
L’amico gay che le ha organizzato l’addio al nubilato è lì con lei e le tiene la mano, le dà consigli, le dice che è bellissima, che abbaglierà tutti con la sua bellezza e che tutti avranno occhi solo per lei. La sposa arriva davanti la chiesa, l’amico si congeda e si unisce al gruppetto di amici gay che stanno già dentro. Lei inizia ad entrare e… cazzo! Lo sposo è da urlo! E uguale il cugino dello sposo, e che sorcone il marito di quella lì di fronte, da dove esce fuori?
Si sentono bisbigli e “mmm” di giubilio del nugulo di aquile finocchie che sembrano essere alla sagra dello gnocco fritto, ma non sono da meno le invitate impettite che, nonostante i mariti e i fidanzati, guardano gli adoni facendosi uscire gli occhi pure dalle orecchie.
Teste impazzite si girano convulsamente da un “bocconcino” all’altro, pregustando già quanto sarà bello e interessante questo matrimonio.
La sposa nel frattempo è elettrizzata e pensa “Oddio, stanno tutti guardando me! Questi urletti sono per me…”, mentre pochi metri accanto, le invitate e gli amici gay, con gli occhi a cuoricino e la zip in esplosione, pensano: ma chi cazzo se la ncuuuula la sposa!
Lo so, lo so, ragazze. State storcendo il naso e pensando che non sia così. Ma è giunto il momento che capiate una cosa. Ebbene, care spose, future spose e aspiranti tali, fatevene una ragione: a voi vi guarderanno giusto cinque minuti, il tempo di mettere a fuoco abito e cerone in faccia, poi gli occhi saranno decisamente altrove, perché a prescindere da ciò che pensiate, gli invitati ai matrimoni vengono solo per tre cose: mangiare, rimorchiare e fare il salto della quaglia sul tavolo della confettata prendendo a gomitate gli altri per riempirsi borse, tasche e mutande di confetti.