Nella periferia di Siviglia, nella Isla de la Cartuja, ogni domenica viene “montato” un mercato di strada. Fino a qualche anno fa il mercato era un incrocio tra uno street market con bancarelle di frutta, verdura, abbigliamento, articoli per la casa e – vabbé – anche di bancarelle coi cd masterizzati. Per non parlare poi delle bancarelle di street food! Nella parte più estrema del mercato vi erano, poi, delle bancarelle un po’ particolari, anche se chiamarle “bancarelle” sarebbe inesatto dato che la maggior parte dei venditori esponevano la merce sul suolo, a volte su delle lenzuola (il più delle volte sul terreno stesso).
Chi sia passato almeno una volta da Ballarò, avrà presente questo tipo di mercato “particolare” con oggetti di tutti i tipi, dai piatti in ceramica della nonna, magari scheggiati, allo specchietto retrovisore dello scooterino di seconda mano. Ecco, il mercato del Charco de la Pava di Siviglia era praticamente un bel mercato in stile Ballarò, solo un po’ più grande.
Quest’anno, nel mio viaggio annuale a Siviglia, sono voluta tornare in quel mercato, per rincontrare colori, voci e sapori di una volta. La delusione è stata grande, però, in quanto il mercato ha subito un enorme cambiamento. Le bancarelle di frutta e verdura a buon mercato sono scomparse, si vedono solo bancarelle di castagne a 2€ al kg. Sono scomparsi anche quegli innumerevoli chiringuitos (chioschi) di churros e panini di ogni tipo. Le uniche cose rimaste sono i gitanos che vendono la propria merce per terra (e qualche cinese, ovviamente). Merce di dubbia provenienza, valigie vuote palesemente usate, assieme a scarpe e accessori per la cura della persona. Quello che più mi ha colpito, però, è stata l’immondizia: non sono una fotografa (cioè, ho un cellulare con una buona risoluzione ma non per questo mi definisco tale – sarcasmo MODE:ON) ma ho voluto immortalare qualche immagine di ciò che ho incontrato.
I giocattoli venduti così mi danno una tristezza infinita; mi ricordano una sera a Sferracavallo, ed una bancarella con tanto di bambini e genitori che vendevano di tutto. Ciò che vediamo a Ballarò, o in qualsiasi altra parte del mondo, è la svendita di pezzi di sè: la rinuncia a ricordi per un pò di pane.
Solo povertà, niente di caratteristico, purtroppo.