ALERT: in questo post leggerete parole tabù.
Più di una volta su Abattoir.it si è parlato di ciclo mestruale e società, ma questa volta mi piacerebbe affrontare l’argomento partendo dal punto di vista lessicale e, più specificatamente, dal lessico-tabù. Sapete tutti cos’è un tabù? In poche parole i tabù sono quelle esperienze umane colpite da proibizione; nel caso dei tabù linguistici si parla di proibizione di pronunciare determinate parole. Le sfere semantiche maggiormente interessate da interdizioni linguistiche sono inerenti alla magia o sacralità, alla morte, all’ambito sessuale e alle funzioni corporali.
Dite la verità: quante volte avete sentito la parola “mestruazioni” senza che qualcuno abbia fatto la faccia schifata? Ebbene sì, è un tabù!
Ho sentito gente appellarsi alle mestruazioni chiamandole in tantissimi modi: “in quei giorni”, “le mie cose”, “giorni speciali” e anche “i parenti” (con la variante “i parenti comunisti”, visto il colore!) – una menzione a parte per mia sorella che le chiama “le scimmie”.
Donne! Dobbiamo smetterla di chiamarle “in quei giorni” o “le mie cose”, hanno un nome, fanno parte della nostra vita e si chiamano mestruazioni! Non è questione di linguaggio polite ma di disagio verso il fenomeno.
Il tabù non è solo lessicale, infatti, perché quello delle mestruazioni è un argomento sconosciuto ai più e da essi rifuggito. Nel periodo della pubertà i ragazzi deridono le ragazze e queste, di conseguenza, non vivono il proprio ciclo in maniera serena. A causa di un tabù millenario perpetuato dalle religioni monoteiste e da società fortemente patriarcali, la femminilità è stata sminuita sempre di più tanto che ancora oggi le donne vivono il proprio ciclo con imbarazzo. Pensiamo al fatto che fino al secolo scorso si negava il diritto alle donne di svolgere determinate professioni – o addirittura di votare – perché si pensava che la loro “natura” potesse influenzarne il giudizio.
Beh, sì, ne è passato di tempo, ma sappiate che ancora oggi la società fatica ad accettare determinate espressioni e storce il naso di fronte al tabù. Ci sarebbe bisogno di educarla a comprendere il ciclo mestruale in toto, assieme ai disturbi legati al ciclo!
Non sapete quanto mi dispiace sentire un collega, un amico e persino – purtroppo – un fidanzato dire “Calmati! Come sei isterica! Per caso hai le tue cose?” ad una donna che, a causa della sindrome premestruale, non riesce a vivere serenamente la propria esistenza. Che ne sapete, voi uomini, di dolori, di mal di testa, mal di schiena, mal di pancia, nervosismo, affaticamento e depressione? Niente! E questo non va bene!
Mi sono spesso soffermata a pensare “Oh, se solo una volta nella vita tutti gli uomini potessero provare la gioia e il dolore di avere le ovaie e tutti i nostri ormoni! Si risolverebbero tantissime cose”. In realtà non c’è bisogno di invocare un miracolo della scienza, basterebbe sfatare i tabù. Non avere paura di parlare apertamente col proprio partner, amico, collega e, perché no, datore di lavoro (quando la tua PMS ti costringe a letto o ti fa commettere errori di percezione). E molti direbbero “avete voluto la parità?”, ma che parità e parità!
Un paio di anni fa – o forse di più – ho subito un trauma: stavo molto male a causa delle mie mestruazioni e dovetti abbandonare il posto di lavoro, sfiorando addirittura il licenziamento! Il mio titolare mi disse “se devi vivere così non potrai lavorare mai nella vita!”. Essere minacciata di licenziamento a causa delle mie mestruazioni! Sapete qual è la cosa buffa? Che i dolori mestruali non sono riconosciuti come malattia! Come possiamo emanciparci se la società non considera nemmeno la nostra più intima essenza?
Uomini, sapete cos’è l’endometriosi? È una malattia non riconosciuta! È come se una volta al mese i vostri testicoli venissero frantumati (e dico letteralmente) e tutti dicessero “dai, è normale avere dolore!”. La società ci fa sentire in colpa perché durante il periodo mestruale siamo stanche, depresse, nervose… e le nostre mestruazioni continuano ad essere percepite come qualcosa di ripugnante, che crea disagio. Così la maggior parte delle donne non ne parla e si cela dietro a vari eufemismi lessicali che altro non fanno che alimentare il tabù.
Gridate a gran voce le mestruazioni e non nascondete gli assorbenti dentro i cassetti, ma metteteli in bella vista di fianco ai rossetti e ai profumi!
Bel pezzo! E comunque sulla frase “avete voluto la parità?”… mai locusione risultò più inutile e inetta, al pari delle scuse di un bambino colpevole …che comunque almeno sono tenere. VIULENZA CI VUOLE IN QUESTO CASO!
N.B.: una notizia: http://www.news-medical.net/health/Premenstrual-Syndrome-(PMS)-and-Premenstrual-Dysphoric-Disorder-(PMDD)-(Italian).aspx è riconosciuto ufficialmente dall’Associazione Psichiatri Americani (APA)… la più importante, quella che fa il DSM (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali).