Palermo – Belvedere di San Martino delle Scale
Ora, il fatto è questo: io sono felice che la frazione di S. Martino abbia tanti cestini per l’immondizia sul suo belvedere. Ma mi chiedo il senso educativo di riciclarli senza neanche grattare via le scritte “Raccolta differenziata – Pile esaurite”. Questo rischia di dare ai cittadini dei messaggi contraddittori sulla pratica della raccolta differenziata! Tipo:
- Possiamo “arraffazzonare” e improvvisare;
- Infatti una cosa/rifiuto vale l’altra;
- E se lo dice (fa) il Comune, può dirlo (farlo) chiunque;
- Poi noi a San Martino non usiamo le pile e quindi abbiamo cestini in eccesso da smaltire: buttateci alla ca*** tutto ciò che volete!
- Difatti, in realtà la differenziata noi non la facciamo: come potete vedere, non c’è traccia di altri cestini specifici;
- Il punto è proprio che non c’è un senso; ci pareva male non usare sti cestini delle pile, che però, come potete vedere, sono uguali a tutti gli altri: dentro ci troviamo pizza, cartoni della pizza, bicchieri grandi e piccoli, volantini, sacchitieddi, vassoietti, carte della pasticceria, rafia, bottiglie vuote e bottigliette piene,…
Ora ripeto: sono felice che la frazione di S. Martino delle Scale abbia tanti cestini sul suo bellissimo belvedere. Dico davvero! Ma qui prodest? Che senso ha fare una cosa necessaria male? A Palermo la pratica della raccolta differenziata è già complessa da attuare, per non dire culturalmente rifiutata. Così che messaggi veicola il Comune? A me sembra dia la conferma implicita, subliminale (ma manco troppo), dell’inutilità di differenziare; e che a ciò si aggiunga anche la comunicazione che qui le cose fondamentali per la cura della nostra comunità possono esser fatte, al massimo, superficialmente. “Alla Carlona”, dice mia nonna! O alla “politically scorrect” se vogliamo.
Ché poi, appunto, sfottono? Lì non si differenzia proprio niente, almeno sul belvedere. Diciamolo! E menomale che, almeno lui, è un BEL VEDERE…