Il muschio dei ricordi

di Marco Giglio

Esiste il tempo, e le cose che puoi fare dentro ciò che umanamente chiamiamo anni.
Esistono le rughe, in cui si annidano, come muschio, i ricordi di ogni singola goccia di pioggia e ogni giorno di sole.
Infine, esiste il buio, a ricordare che il sole e le sue rughe, la pioggia, esistono solo se c’è qualcuno che li sta a guardare fino a quando esiste la luce; qualcuno che abbraccia, bacia, ama, protegge, esiste.
A mia nonna, al suo vestito di fiori sgualcito con paura e dolore, alla mia prima consapevolezza della morte, al tempo enorme e rassicurante prima dell’ultimo saluto passato insieme. 

Ai suoi ultimi sorrisi soddisfatti per una vita piena, alla gioia condivisa per un nuovo pronipote.
Grazie per aver giocato con me a carte, sistemato i biscotti in alto, e per  quell’ultimo saluto dalla finestra con le tasche piene di briciole la domenica sera.
Grazie per i bagni caldi, le coperte profumate, il pane duro spezzato nel latte.
Grazie per le passeggiate, i pranzi, le tavole imbandite; grazie per l’odore di peperoni in cucina, l’orologio marrone; alle tue mani calde in Febbraio, ed alla forza che mi hai dato per non piangere ancora, a 40 anni, come quella volta da piccolo.
Grazie per i giorni passati in libreria a scegliere il tuo nuovo libro; alla tua voce che ride, sgrida, diverte e che non mi lascerà mai.
Grazie per i pranzi e le serate sul divano guardando Corrado, Bud Spencer, ridendo a crepapelle, con il sottofondo di Sentieri e la pasta con le patate: nessuno ti ha mai saputo eguagliare.
Grazie per le mille volte in cui mi torni in mente, parlando con le mie figlie, chiedendo di non essere troppo severo e farle crescere nell’allegria.

Ovunque tu sia, ti voglio bene.

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