Ho appena finito di spazzolarmi una confezione di Flauti by una nota marca di merendine. Un senso di colpa grande come una casa – o come il mio culo, se continuo così. E comunque mi mangerei un pollo fritto. Ho pianto per la scena di uno dei miei telefilm demenziali preferiti in cui si vede il figlio della protagonista dichiararsi alla sua amata ed essere rifiutato, con conseguente scena tragicomica e risate di sottofondo miste a musica nostalgica. E comunque mi mangerei un pollo fritto. Non troverò mai l’amore. Forse rimarrò sola a vita. Intanto, però, programmo la mia vacanza di fine estate! Tra pochissimo torno a casa. E comunque la polleria non è tanto distante. Magari vedo se è rimasta qualche birra. “E non so coooome ma arriverò puntuaaaleeee”, quant’erano belle le canzoni dei Marta sui Tubi?
La sindrome premestruale (PMS, Premenstrual Syndrome) è una varietà eterogenea e complessa di alterazioni psicofisiche e biologiche. Si può parlare di disturbi dell’umore con sintomi affettivi quali depressione, ansia e irritabilità.
Fu Robert I. Frank che, nel 1931, riferendosi alla “tensione premestruale” descrisse un quadro clinico vero e proprio caratterizzato da sintomi sia fisici che psichici. Il termine, invece, di “Sindrome Premestruale” è stato introdotto nel 1953 da Greene e Dalton e ad essa sono stati attribuiti, da allora, più di 150 sintomi che vanno ad abbracciare ambiti multidisciplinari: dalla ginecologia all’endocrinologia, dalla dermatologia alla neuropsichiatria.
I sintomi fisici che si presentano con maggior frequenza sono: dolore e tensione al seno; aumento di peso (percepito come ingrossamento dell’addome o gonfiore alle caviglie); aumento o diminuzione di sonno o appetito; presenza di cefalee e dolori muscolari e articolatori.
Per quanto riguarda i sintomi psichici, le donne che soffrono di PMS spesso lamentano stanchezza, ansia e depressione. Altri disturbi includono irritabilità o collera, improvvise crisi di pianto e un’eccessiva sensibilità all’eventualità di essere rifiutate. Se ai problemi relativi al sonno e all’appetito menzionati in precedenza si sommano anche minore energia, problemi di concentrazione, perdita di interessi per attività solitamente piacevoli, si capisce perché possa venire formulata una diagnosi di disturbo dell’umore.
Di questo fenomeno, purtroppo, se ne parla troppo poco, con conseguenti problemi a livello sociale. Pensate a quelli che fanno la figura degli idioti quando la sorella o fidanzata o amica o collega o dipendente si comportano in modo diverso dal solito, e sono più ansiose o nervose, e buttano lì la battuta “Miiiiiiii come sei nervosa, hai le tue cose?” Vorrei vedere voi, con tutte queste alterazioni ormonali!
Davvero, non so se a voi faccia ridere ma personalmente questa “battuta” mi manda in bestia! Come se “le mie cose” (le mestruazioni, cazzo, chiamale col loro nome) fossero una cosa brutta, una cosa cattiva, un ostacolo alla vita di tutti i giorni, qualcosa che ti impedisca di vivere normalmente e ti renda irritabile, qualcosa da scongiurare – “uuuu hai le mestruazioni! Brrrrr” – qualcosa, quindi, verso la quale provare disagio.
Provare disagio per le mestruazioni, e per il ciclo in generale, è la più grande sconfitta che si possa subire: ricordiamo che alle donne non era neanche permesso di votare a causa della loro “natura instabile”. “La donna è mobile qual piuma al vento”, sì. A mio avviso il disagio nei confronti della PMS (e del ciclo mestruale in toto) è dato dal fatto che non se ne parla abbastanza. Per cui invito tutti ad informarsi ed informare, affinché l’ignoranza verso il fenomeno si riduca e noi donne possiamo non essere trattate come “streghe”!