Di Antonio Patti
Giulia De Lellis
Le corna stanno bene su tutto.
Ma io stavo meglio senza!
Io non sapevo chi fosse (e confesso di continuare a non saperlo) Giulia De Lellis, e la notizia del libro arriva insieme ad un’altra novità contestatissima: il primato al box office del film della Ferragni. Post ovunque di tutti che si stupiscono di questi exploit ma il fatto è che di certo né la Ferragni né la De Lellis hanno pagato per ottenere questi risultati.
Il libro.
Il miglior modo per approcciarsi a un libro è di certo quello di non avere aspettative di nessun tipo, e in questo caso, negative.
Ho deciso di rimanere all’oscuro dei fatti realmente accaduti e, quindi, non conosco nomi e cognomi di traditori, di programmi televisivi di ex e attuali fidanzati. Mi approccio a leggere il racconto romanzato di un tradimento che ha un titolo che ha l’unico scopo di fare effetto, scalpore, attirare le attenzioni di chi segue fatti e misfatti di vip e influencer: Le corna stanno bene su tutto.
Ok, il titolo è ruffiano e già basterebbe per non leggere il libro, ma io ho deciso di andare fino in fondo.
Le intenzioni sono buone, in quanto la De Lellis dichiara di aver scritto il libro per condividere il suo dolore e per superarlo utilizzando la scrittura come terapia.
Dico subito che questo libro non ha una trama e non ha neanche dei personaggi. Insomma, neanche la De Lellis stessa, cornuta, delusa, addolorata, con pensieri contrastanti (lo amo – lo odio, è uno stronzo – ma che pettorali! deve soffrire – ma perché non mi cerca?) bipolari, riesce a costruire un personaggio in cento pagine di farneticazioni e di tira e molla con i suoi sentimenti.
Per farvi partecipi del livello letterario del testo è giusto menzionare alcuni tra i passi più significativi senza il rischio di spoilerare avvenimenti impalpabili, come detto, di una trama e un finale inesistenti.
A proposito delle sue corna:
“Mi sento persino più alta … Sarà che le corna m’hanno fatto guadagnare qualche centimetro?”
Che dire? Facciamo finta che si tratti di autoironia, che fa sempre bene.
Cosa è questo libro? Risponde lei stessa. “Un viaggio nell’anima di una giovane che si scopre candidamente cornuta.”
L’inizio è quello di uno shock (il primo capitolo ha per titolo “Scioccata io”), la scoperta del tradimento, con modalità e strumenti poco chiari. Non importa.
E quindi vai con la disperazione (come farò ad andare avanti? Sto troppo male, ecc…) e le domande di routine (come ho fatto a non accorgermene?) e il richiamo di amici e parenti.
Inizia un viavai di gente che manifesta affetto, consiglia (e la sua reazione è “Ma tanto si sa: siamo tutti Freud, col culo degli altri”) e l’aiuta per un trasloco, rimanendo, comunque, nella stessa città.
Il miglior modo per ricominciare è quello di avere piena fiducia in sé stessi.
“Devo accorgermi che tutti mi corteggiano (viva la modestia), che il mondo è pieno di manzi (viva le donne che parlano di maschilismo!), il mare pieno di pesci e il cielo pieno di uccelli (sarà solo amore per la fauna o una serie di metafore falloidei?).
A causa di sentimenti contrastanti la cornuta e il manzo traditore si rivedono per chiarire, per confessare, per rivendicare. E quali sono i sentimenti della nostra eroina?
“In sostanza mi sento come se stessi mangiando un cucchiaio di merda con lo zucchero a velo sopra (e qui siamo su livelli inarrivabili per chiunque)”.
Eppure, i due si vedono, si parlano, si baciano e sc… tr… beh insomma si uniscono ancora una volta in memoria dei bei tempi ante cornibus.
Cosa accade a una ragazza ferita nell’orgoglio che per giorni e giorni ha pianto per un tradimento inaspettato e che ha inveito contro di lui in tutti i modi? Semplice, ci va a letto e ritorna a vivere come se nulla fosse. Ma quanto è bello, ma quanto stiamo bene insieme, ora sì che vivremo per sempre felici.
Ma tutto ciò dura poco. Nel giro di poche pagine la cornuta torna a insultare. Si toglie i cerotti dalle ferite, le patate dagli occhi e, all’improvviso, torno lo STRONZO maiuscolo, con e senza zucchero a velo.
Un’altra parte significativa veramente degna di nota è questa. Lei esce dalla doccia, a casa sua.
“La tragedia è che mi sono fatta pure quella maledetta depilazione definitiva! Insomma, ragazze, pensateci: ci sono situazioni in cui un inguine selvaggio può salvarvi la vita.” Ragazze questi sì che sono consigli che salvano la vita!
Poi, si incontra una svista e un vividi diventa lividi. La perdoniamo.
Continuano i pensieri contrastanti e la nostra protagonista non sa cosa fare e si chiede se qualcuno la sta giudicando, ma la risposta è sopra le righe.
“Vi chiedo solo di non giudicarmi. Anzi, giudicatemi pure, se non avete meglio da fare. Tanto non me ne frega un cazzo.”
Insomma, anche con le lettrici la De Lellis non sembra avere le idee chiare.
Altro momento di alta letteratura che mi ha veramente colpito è questo:
“Non posso pretendere di essere amata, se prima non imparo ad amarmi (ho le lacrime agli occhi). Per la stessa ragione per cui non si può chiedere a un cane di miagolare (cosa?), o a un gatto di abbaiare (un imitatore?) o a me di leggere l’opera completa di Dostoevskij (forse al cane che miagola ci possiamo sperare)”.
Un capitolo importante è quello della regola fondamentale per dimenticare chi ti ha tradito, cioè CHIODO SCHIACCIA CHIODO. Mi raccomando ragazze, se vi tradiscono andate in giro a darla a tutti, perché come scrive lei “ho potere sulle mie gambe (ci mancherebbe), sulle mie mani (ovvio), sulla mia testa (?), sul mio culo (ora stai esagerando). “
Quindi, come avete capito, è rottura totale. Lui la cerca ancora, ma lei si nega. E non si può essere neanche amici.
Il libro si conclude con una serie di ringraziamenti, perfino al traditore perché senza le corna la De Lellis non avrebbe mai scritto questo libro, e, badate bene, è scritto nero su bianco.
La mia recensione si conclude con i ringraziamenti alla De Lellis che ha raccontato il tradimento, al traditore che non ha tenuto il suo coso dentro le mutande (è sempre la De Lellis che si esprime così) e alla Pulpo che ha raccolto le confessioni e trascritto tutto nero su bianco. Il risultato è pessimo in termini di lettura per condividere un dolore, ottimo come pubblicazione per rimpinguare il conto corrente.
Voto 1/5
Quello che più mi dispiace è che molto probabilmente il target “gossipparo” di questo libro non legge molto, e leggendo questo si sottrae alla lettura di qualcosa di più profondo… Prendiamo ad esempio qualcuno che legge un libro l’anno, leggendo questo ha finito la sua dose annua :S
L’alternativa sarebbe stata la biografia della Cuccarini. Non è la fine del mondo. La letteratura ha altri lettori. Io
l’ho fatto solo per capire meglio il fenomeno.
Ottima la recensione, non potevo aspettarmi nulla di diverso da un autore che fa dell’ironia il suo biglietto da visita. Il libro della DeLellis non lo avrei mai comprato , mi auguro per lei che siano altri a contribuire al suo nuovo affitto a Roma e Milano.
Grazie per il commento, e per i complimenti
Avevo scritto un lungo commento che iniziava con “vomitevole” e finiva con “queste sono le soggettività del futuro. D’altronde che cosa dovrebbe pensare una undicenne pre-pueberale del successo della de lillis, se non che é desiderabile?”.