Non so voi, ma a me il Natale inquieta un po’. L’albero di Natale da portar su dalla cantina l’8 Dicembre, l’addobbo, il traffico prenatalizio, l’affannosa ricerca dei regali dell’ultim’ora, l’organizzazione della Vigilia e del pranzo di Natale, chi invitare e da chi andare, la tombola, i giochi di carte e il mercante in fiera. Come tutte le feste “comandate” vivo l’angoscia dell’obbligo a partecipare in qualche modo e in qualche forma alla festa, mio malgrado. Non è sempre stato così.
Anche se non credo di aver mai creduto a Babbo Natale, ho degli ottimi ricordi, ad esempio di quando da bambino si festeggiava da mio zio il Natale. Era un medico e distribuiva i gadget griffati (dalle varie case farmaceutiche) raccolti durante l’anno. Era una sorta di pesca della fortuna, dove si pescavano oggettini particolari misti ad altri totalmente inutili. A quell’età non dovevo scegliere da chi andare, e chi si sarebbe offeso, ci pensavano i grandi, e non dovevo nemmeno pensare ai regali, dovevo solo riceverli e fingere che il dopobarba Denim regalato da nonna fosse il più bel regalo del mondo. Poi tutto è cambiato, forse a poco a poco, ma anche d’improvviso, a seguito di nefasti eventi che hanno reso quei bei momenti un lontano ricordo.
Adesso non voglio fare il Grinch della situazione, il Natale (per qualcuno) è bello e probabilmente ci saranno altre fasi della mia vita in cui magari riscoprirò l’entusiasmo perduto (forse mai avuto) per il Natale. Per adesso cerco di minimizzare lo stress. Col traffico prenatalizio però non farò mai pace!
Non parliamo di traffico prenatalizio, please! Ché qui anche a piedi c’è troppa folla! Non resisto. Voglio febbraio! (E dico febbraio, perché dopo natale cominciano i saldi.
Poco fa ho letto una frase oppressiva-da-10-comandamenti, tipo “oggi si DEVE essere felici”! Mah. C’é poi da dire che si cresce e si dovrebbe far pace con certe perdite, ComPresa quella dello spirito natalizio. La domanda sarebbe: perché non ci riusciamo?