E’ una serata di pizze pre-panificazione vol. II e siamo necessariamente in 6 a casa mia perché “chissà poi quando potremo rivederci…”. Eppure – ahinoi! – la pizza ci è ingrata e non lievita a dovere: pare proprio che la fase 1, la panificazione “in prima”, non sia stata sufficiente a trovare la giusta chimica da pizzaioli home made. Capita, e via con gli spergiuri accorati su quanto le altre volte invece non sia venuta bene, la pizza. Forse è una pizza timida: la socialità la fa vergognare, ritrarre, restare cruda e piatta! Po’ esse!!! E noi potremmo continuare a trattare l’intera faccenda per metafore gastronomiche. A noi siculi sto mood ci piace, e poco importa se le panze riempite a dovere vunciano e lievitano, loro sì, e a prescindere. Poco importa se riempiamo le panze per colmare altri vuoti. Per natura, noi siamo fan della tattica dello struzzo, indi per cui, per gestire l’angoscia da corona-morte, ci affanniamo innanzitutto a sottrarci i lieviti a vicenda e a cucinare.
Sintonizzati su questo mood siamo anche noi, che tra una pizza timida e l’altra riempiamo panze e teglie. Non ci si vede più spesso, siamo vecchi, lontani e separati dalle cose della vita. Ma oggi ci preme impegnarci! Ci impegniamo in effetti così tanto che a fine serata non so più le arge insiccheru per l’acciuga della pizza-sfincione o per la verve del confronto. Giacchè, al di là delle pizze, a un certo punto gli animi si sollevano in coro e accade qualcosa di straordinario: ognuno dice la sua sulla new-pandemia!
Ci ascoltiamo a vicenda all’inizio, quatti e incuriositi, non ne parlavamo al lockdown n°1: bisogna aggiornarsi! Tra noi ci sono professori, liberi professionisti, operatori culturali, appassionati di sociale. Ci conosciamo da anni, almeno 10 e con qualcuno anche più di 20. I rispettivi punti di vista ci hanno sempre illuminato, arricchito, accresciuto. Molte esperienze le abbiamo fatte insieme: reading per Abattoir, scrittura di libri, iniziative culturali, lezioni di storia notturne, compleanni, morti, case, lauree e conquiste varie. Conosciamo le rispettive rughe e anche qualcosa in più. Non è raro lanciarsi in confronti di vario tipo, ed anche stasera la cucina diventa un rifugio post-bellico di resistenza del pensiero.
E però questa sera c’è di più: improvvisamente la cucina diventa anche un caos. Iniziamo con “di sto nuovo decreto cosa ne pensate?”, “ma nel vostro quartiere come va?”, “cosa vedete intorno?”, “cosa ti è successo quindi l’altro giorno?!?”. Seguono storie del tipo “panormosauro”, del tipo pre-adolescenti dello Sperone che ti truzzano col solo scopo di ravvivare e loro vite. Difficile per tutti mettere le mascherine, difficile per tutti non riprendere chiunque non lo faccia, spesso le budella diventano acqua, a tutti.
Il passaggio dagli aggiornamenti alla speculazione su cause e rimedi è sottile e inevitabile: c’è bisogno di capire, di spiegare, di confrontarsi. E qui avviene un altro passaggio: quello dall’accomunamento alla difficoltà di incontro. Qui, in effetti, accade un’altra cosa che ha dello straordinario: ognuno inizia a dire la sua parlando sull’altro, le parole si accavallano e si contraddicono, inizio a sentirmi incuriosita ma al contempo stupita. Provo a seguire tutti mentre dico la mia. Si balza dallo stato catastrofico della scuola al decretismo spinto, dalle difficoltà lavorative al ruolo della psicologia, si susseguono i “sì”, “no”, “non è vero” e diminuiscono vertiginosamente i “forse”, “tu che ne pensi?”. Ci si impenna sgomenti e sempre più serrati sui vari “ma allora davvero stai dicendo che….?!?”. Si citano dati, rovinosi scorci di DaD, note irrisolto-provocatorie del tipo “e quindi secondo te di chi è la colpa?!?!?!?”. …COLPA. Una parolina magica che nella psiche e nel mondo è uno dei tanti nomi del gioco della palla avvelenata! Mi suona un campanello d’allarme! Continuo a stupirmi e ad incuriosirmi, confronto atipico, confronto tra l’assertivo e l’aggressivo, so che possiamo permettercelo, ma ugualmente mi stupisco e quasi mi gira la testa: che sta succedendo? Tra un dato sull’inclusione del disagiato in Islanda e l’altro, tra una stangata che mi rasserena sull’importanza della prevenzione, dell’empatia e del lavoro sulla percezione del rischio e un’incursione sulle origini storiche di tutto sto fascismo economico, mi confondo. I meandri delle cause sono cavernosi e non se ne viene a capo. Tutti mi sembra abbiano ragione e torto, tutti mi sembrano siano dispersi.
“E però in Islanda…”. “E però la cultura…”. “E però da dove viene lo zulù?!?”. “Non si può chiudere di nuovo”, “il turismo è in ginocchio”, “cos’altro doveva fare Conte?”, “Non si può dare la colpa a Conte se non si è fatta prevenzione questa estate, l’economia è in ginocchio!”. “E però perché siamo così incivili?”. “Ma quindi fai un discorso di classe?”. “Perché non curiamo la prevenzione?”. “Il problema è che non si vede l’altro!!!”. “Perché non lavorare sull’educazione continua?”. “Perché ci siamo fatti l’estate?”. “…L’economia è in ginocchio!”. “E ora?!?”. “Perché si scoraggia il pensiero? Secondo voi perché ci sono così pochi psicologi?”. “Ma quindi ne fai un discorso di categoria?”. Etc. Etc. Etc.
Il mio cervello su questa intanto si stacca. Sono stanca e nel dopo cena la pizza a lievitare, malignamente coccolata dal calorino del mio stomaco. Sono un po’ triste per le sferzate anti-psicologiche, ma soprattutto perplessa per questo straordinario e nuovo modo di confrontarsi in cui la cosa più difficile è forse ascoltarsi e valorizzarsi a vicenda. Stimo i miei amici e mentori, ma il modo è proprio nuovo e straordinario per passare inosservato. Sarà il profumo sfacciato dell’intimità-da-lievito? Sarà l’emergenza? Sarà la paura? Saranno tutte queste cose insieme, unite all’eccitazione-da-dialogo e a chissà quante altre cose.
E comunque io nel tempo ho imparato a fare una cosa altrettanto in-ordinaria: sospendere il giudizio, andare oltre ai contenuti e focalizzarmi sul processo, sul dipanarsi delle cose. E questo processo qui secondo me fu atipico assai.
L’insight in tal senso mi arriva nottetempo, mentre la gola è assetata e lo stomaco è in piena, coraggiosissima, digestione; ha a che fare con una cosa scritta dal mio amico Andrea, una cosa che ha a che fare con un altro e ben più arcaico virus storicamente privo di validi vaccini: DIVISIONE.
Non vorrei inneggiare al Komblotto!!11! e l’importante è che poi noi abbiamo aperto in pace i dolci, ma ci fuss’i scantarisi.
Ci sto riflettendo anche io da tempo! Ci stiamo scannando cercando di addossare la colpa che, chissà perché ricade sempre sul vicino!
“La gente! Tutti ce l’abbiamo con la gente! Come se non ne fossimo parte! Ci si estromette sempre! Sempre!” (Cit. Caparezza)