Eres tonto o comes flores?

Qualche tempo fa una mia amica insegnante ci raccontò un simpatico aneddoto riguardo a un bambino della sua classe al quale ella successivamente rispose “eres tonto o comes flores?”, che tradotto letteralmente sarebbe “sei scemo o mangi fiori”. Questa allegra uscita diede vita ad un dibattito che mi ha fatto tornare in mente diverse esperienze scolastiche.

La situazione naturalmente è delicata: criticare una maestra per aver dato del tonto ad un bambino ha anche i suoi limiti. Per esempio se la critichi perché dovrebbe dare l’esempio da seguire per cui “non si dice tonto agli altri bambini” allora ci sta. Se la critichi perché sta redarguendo un bambino con ciò che potrebbe essere chiamato un abuso verbale…non lo so Rick, non mi convince (cit.). A volte le critiche sono anche costruttive. Se qualcuno fa o dice qualcosa di stupido, che fate non glielo dite “ma sei scemo?” Sì, sì lo so, siamo a scuola, non si dicono le parolacce! Se fossi stata io la maestra probabilmente l’avrei detto uguale. Forse dopo me ne sarei pentita o forse no, non ci avrei nemmeno pensato perché “c’est la vie”. Esiste la sconfitta, esiste la stupidità, esiste l’incapacità.


Se ci hanno sempre detto di essere unici e speciali e poi ci accorgiamo che non è così – perché non è così – e che ci sono persone più brave di noi, più competenti, più intelligenti eccetera, ce la prendiamo con queste persone, con chi ci sviliva o addirittura con noi stessi quando invece dovremmo accettare la realtà. Siamo esseri umani, possiamo essere bravi a far qualcosa, e delle merde in un’altra cosa.

Oggi si criticherebbe quella maestra che alle elementari scrisse a caratteri cubitali “MALE” sul mio compito di matematica, da allora ho sempre avuto un trauma con la matematica, faccio cagare in matematica. Poi, però, riportando un altro esempio, criticai tantissimo quell’insegnante del liceo per la quale non sapevo scrivere, o quella di spagnolo che mi diceva “più di tanto non arrivi, togliti dalla testa di prendere 8”. E invece adesso: guarda mamma, senza mani! L’insegnante di pianoforte, invece, quando avevo 13 anni mi mise una mano sulla spalla e mi disse “chiediti se fa veramente per te” (con un bellissimo NO sottinteso). Pensai non facesse per me. Chissà se mi avesse detto “vai, credi in te stessa” che cosa avrei fatto? Sarebbe stato un fiasco come con la matematica o un successo come con lo spagnolo? Con chi me la sarei presa se avessi fallito miseramente? Con me stessa, con l’insegnante o con il compagno di conservatorio mille volte più bravo?

Inutile negare che gli insegnanti ti segnano, perché è così proprio a causa di ciò che rappresentano (e per questo si dovrebbe rivoluzionare il concetto stesso di “insegnamento”, ma non mi addentro in questi temi) però alla fine siamo noi stessi a scegliere dove andare! Tipo come quando hai 7 scarso in spagnolo e decidi di vivere in Spagna.

Il fatto è: non me la prendo con Joe Satriani se suono di merda la chitarra!

One thought on “Eres tonto o comes flores?

  1. Gli Altri ci influenzano sempre, e questo è inevitabile. Ne dobbiamo tenere conto… Anche perché noi siamo gli Altri per gli Altri!

    Tuttavia sarebbe interessante valutare le possibilità di creare alternative al regime valutativo strong… Che significa anche regime competitivo, spesso pure narcisistico e chissà cosa altro.

    Noi psi lavoriamo con la sospensione del giudizio. O meglio, con la sospensione del senso di colpa e di cosa è bene e male a prescindere. A volte lavoriamo su ruberie, perversioni, dipendenze, abusi. Non solo dal punto di vista della vittima… Sento che l’unico modo per farlo costruttivamente è non valutare e giudicare. Ciò non significa che non abbiamo pareri, ma perché il mio è per forza meglio del tuo o è certo che io possa darti un 7 o un 2?

    Il discorso è importante ed è politico, poiché forma individui che sono cittadini…

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