Il contatto oculare è stato breve ed emozionante. Mi ha lasciato eccitata, sedotta, intenerita. Un mix perfetto, se penso pure all’intorno: i boschi di Castelbuono, sprazzi di neve ogni tanto, il rifugio in un angolo… Credo sia stata l’esperienza più bella e autentica di fine anno. Le pietre sulla strada per raggiungere il rifugio sono una ribellione della natura alla mano umana. Tuttavia, siamo arrivati; non tanto schivandole, ma passandoci sopra, dato che la mia Hyundai rossa non è troppo bassa da sotto. Quelle sono strade per altri animali, penso; qualcuno direbbe Suv, io non ne sarei così sicura. D’altronde, voi eravate sulla destra e ci siamo fermati per riempirci gli occhi di quella fuga dal nemico. Come si fa ad essere così agili? Credo mi sarei rotta più ossa del corpo a fare quel salto. Sarà anche perché noi si magna, eh. Poi, giorni di festa, eccome se si magna! D’altronde siamo a Natale: il Natale, per chi come me si porta in studio ogni giorno riso bollito, lattughe e fettine ghiacciate, è un irrinunciabile inno alla ciccia!
Al ritorno comunque lo sguardo è stato diretto. Mi sono commossa e ho cercato di seguirti per un po’, mi hai donato un guizzo e poi la fuga. Signorile come fuga, devo dire. Ho immaginato cosa ci saremmo potuti scambiare se fossi stato meno spaventato. Non lo so, avrei voluto chiederti scusa e accarezzarti il viso. Ma anche questo è un atto colonialista: è a me che piacciono le carezze sul viso! Probabilmente per te sarebbero un “trauma da mano umana”, direbbe una mia esimia prof.
Sogno ancora quello sguardo: deciso e dolce. Ma neanche in sogno ci sono spazi di relazione tra noi, le nostre strade si dividono, non possiamo incontrarci. “Assertivo!”, diremmo. Va di moda, ma in fondo è così. Dici “vade retro”, ed io non posso offendermi anche se non puzzo. D’altronde, il mio senso di colpa per le tue sofferenze non è negoziabile: non mi induce ancora al cambiamento. E comunque, se si trattasse solo del mio ne potremmo parlare, ma a fronte di una comunità che non ti vuole (se non morto)? Nulla muterebbe. Tieniti la tua pietosa e spietata freddezza. Stai a distanza. Proteggiti. A te non posso che dare ragione...
In paese, A. desiderava entrare in un negozio tipico. Il tizio del luogo parla in lungo e in largo della sua azienda e vende tutto a 4e50 l’etto. Pare che abbia senso. Poi con la coda dell’orecchio lo sento: “[…] Perché sono un problema! I cinghiali sfondano le recinzioni e si mangiano tutte cose, gli orti, tutto… Ma i daini c’hanno pure il collo lungo, alzano la testa e si mangiano le olive!!!! Fanno danno, fanno. Infatti per fortuna ora hanno riaperto la caccia!”. Mi sento sdegnata, devo uscire. L’aria fuori è meno pesante e affumicata, gli assaggini di prodotti tipici mi hanno fatto indigestione in un lampo. Penso al manto stradale sfregiato, alla gente vastasa, alle pietre divelte, a Greta, all’inquinamento, alla gente che viene in studio da me e che fa sacrifici per permetterselo perché la sanità pubblica fa buchi da tutte le parti. Penso alla gente uccisa, investita. Ai danni alle cose materiali e immateriali. Ai genitori abusanti che pretendono di essere accuditi dai figli. Al costo della vita, alle corse continue, al desiderio onnipotente di avere quell’ora in più per rilassarsi, ora in più che non c’è mai. Penso al tempo divorato dal sistema, dalla produzione o – se va bene – dal consumo. Al tempo per fare famiglia che non c’è mai, e poi ci chiediamo perché siamo sterili a 39 anni. Ce lo chiediamo… che coraggio, va! Chiusi nell’egoismo con un padre-capitale che, pagando, risolve tutto. Pagantista, non garantista. …Sei sterile? Perché hai atteso troppo per sistemarti economicamente in un mondo in cui il lavoro full time (con contratto a part time da 800 euro per 10 ore al giorno) arriva intorno ai 38 anni? No problem: basta sgobbare di più, raccogliere ics-mila euro e andare all’estero, ove, comunque sia, dai 7.000 in su puoi fare ciò che vuoi. Mal che vada, dico, paghi per un’adozione internazionale ed in uno o due anni ci stampi stu picciriddo. Per dirne una, ecco.
Avrei voluto che questo primo pezzo del 2022 fosse uno smielato storytelling sull’incontro magico che ho avuto coi daini il 25 dicembre, ma il tizio del luogo che parla in lungo e in largo della sua azienda e che vende tutto a 4e50 l’etto mi ha spezzato il cuore e aperto gli occhi – i miei occhi fortemente miopi che non riescono, loro per primi, a non avere colpa, giacché (per dirne una) neanche so essere vegetariana -. “[…] Sono un problema! C’hanno il collo lungo, alzano la testa e si mangiano le olive!!!! Fanno danno, fanno…”. Loro fanno danno, i daini dal periglioso collo lungo! Noi uomini, in effetti, siamo gli unici in diritto di mangiare le olive, i frutti della terra. Nostri! SONO NOSTRI! Tutto miomiomio! Inquiniamo, schifiamo, nuclearizziamo e ci atomizziamo. Noi siamo in diritto di creare recinzioni. Noi gli inventori integerrimi della proprietà privata e delle olive MIE, che NON sono le tue manco per il ca***. …Menomale che c’è la caccia. “Arte” la chiamano; un modo artistico per blindare robe snaturate, umanizzate per nostro piacere, dove per “umano” parliamo di culturale e di innaturale stavolta: mi spiace.
Come giudicarti, quindi? Come potresti non distanziarti? Come potresti non avere paura di me, non guardarmi schifiato e sdegnato? Non per il covid, ma per quello che siamo: portatori di morte ancor prima di essere infetti. Che vi credete? Vi illudete che basti essere vax o no vax per non essere contagiosi? Mortiferi? Le questioni sono altre. Magie non ne esistono più, ma negazioni si, e la negazione è un meccanismo psichico potentissimo: ci fa convincere di ciò che vogliamo e abolire l’esistente, per quanto esso possa essere reale o ragionevole! PUFF! Poco importa.
…Non mi sono stupita in effetti di questo filmone di cui tutti parlano, “Don’t look up”: quando mai, da che io sono viva e ho memoria (anni 38e 1/2!), ci siamo guardati intorno, di sopra o di sotto? In giro sento reazioni di stupore, di meraviglia: il cast, le questioni… Ma se ste robe abbiamo sbattute in faccia da anni e ci giriamo comunque dall’altra parte, come potrebbe un film farci guardare in alto? Cosa vuoi che cambino una cometa assassina o un Trump/Streep omicida?
Orsù: non siate stupiti e viva i daini e il loro vero distanziamento: un babbiàmo con le cose serie, ché LORO dovrebbero aprire la caccia. Per noi! Ma loro hanno solo colli lunghi e non fucili; non potrebbero ucciderci, LORO…
Vabbè lasciamo stare la caccia come risoluzione dei problemi di chi coltiva e alleva… È la caccia ad essere il problema! È per la caccia che non ci sono più i grandi predatori ed è per l’immissione innaturale di specie non autoctone nei nostri boschi a scopo venatorio (vedi i cinghiali) che si presentano conflitti tra uomo e animali. Il problema è che noi uomini ci sentiamo dio in terra, proprietari delle terre e degli animali presenti. Anche qui non si guarda agli errori del presente e del passato, ma si guarda da un’altra parte alla ricerca di un problema. Anzi il problema diventa “ricchezza” (per i cacciatori) chiamata “abbattimento selettivo”, proprio come la meteora che diventa fonte di materiali rari. Basta non guardare sopra…