“La Certificazione verde Covid-19 di VNTNMO sara’ revocata per test positivo al SARS-Cov-2. Dopo tampone negativo verra’ riattivata automaticamente entro 24 ore.”
Rileggo dopo il periodo di pace appena trascorso (quello della pasta al forno e della casa goduta, degli scherzi romantici col maritino e della corsetta serale intorno al tavolo; ebbene sì, quello del covid). Mi sento ricaricata dalla pausa forzosa, la farmacista conferma la riattivazione del pass, il medico desaprecido è oberato e oramai chiama solo dopo le 23e30 di sera, insomma: penso che valga la pena raggiungere gli amici in un pranzo dedicato alla mia guarigione al ristorante giappo più carino della città. Ambient chillout louge relaxing music, ma la X rosso fuoco sull’app C19 mi butta fuori dal locale, ove d’altronde era appena entrata la polizia. Mi sento frastornata dal sole che mi “chiattìa” in faccia sprigiuso: è il mio primo giorno di libertà… “Libertà? Cosa posso fare adesso?”.
Il medico desaprecido non risponde, è oberato e oramai chiama solo dopo le 23e30 di sera, incazzato nero per tutte le pratiche di isolamento che deve fare. Ieri sera le voci dei suoi bambini lo distraevano dalla mia fine-isolamento. C’è da piangere, nonostante la libertà. Libertà? Dopo 4 vaccini (2 dosi pfizer, booster, antiinfluenzale) e l’omicron, mi rendo conto che non posso manco prendermi un caffé al bar… La mia amica che sa tutto esclama: “Non ci posso credere!!! Ti hanno revocato il green pass…….!”. Esterrefatta e spaventata lei, furibonda e adirata io. Aggiunge che i più riottengono il pass e il certificato di guarigione anche dopo un mese. Il pensiero è ricorrente: “allora sono guarita solo per tornare a lavorare?!?”. Mi sento una serva del sistema. “Se non hai il super green pass, non puoi avvicinarti al bancone. Siamo mortificati”, recita un foglio in un bar. Prendo del cibo da asporto e lo mangio in macchina. Mi sento umiliata dai padri fondatori della sanità burocratizzata. Mi sento per un attimo dalla parte dei no vax; non tanto di quelli complottisti, ma di quelli (se esistono) che capiscono che qui non funziona niente e vivono fuori dai bordi, da bravi filosofi eremiti. Fatico a trovare il senso della mia irregimentazione, quasi non mi basta la faccenda di essere stata semi-asintomatica per tutta la positività. Lo so, ok, va bene. Ma sul momento ti senti con Godot nell’assurdo. Così ho pensato che, se dovevo fare la serva del sistema, dovevo farlo bene e sono andata a spendere i 20 euro del giappo nell’unico posto in cui potevo entrare (esclusi ovviamente i suoi bar): il centro commerciale, ove non mi serviva nulla. Così per dire che, dato che non funziona niente, mi omologo al sistema non pensante e consumo, ora che sono libera. Poi finisco e vado a lavorare,
“Certificazione verde Covid-19 di NO*V disponibile. Usa AUTHCODE xxx e Tessera Sanitaria su www.dgc.gov.it o App IMMUNI o attendi notifica su App IO.”
Finalmente il messaggio col mittente “Min Salute” arriva! L’incubo dell’esclusione sociale è finito, quel che è giusto è giusto: forse tra qualche anno avrò malattie-da-pfizer, ma intanto potrò andare al bar, questa sì che è giustizia! Sono mezza contenta e confusa, apro l’App IO e intanto per il nervo chiudo le chiavi di casa e della macchina dentro la macchina. Grazie a dio i miei amici la scassineranno mentre io sono a lavoro…
A sera, dopo aver festeggiato la fine della quarantena con una pizza da asporto continuando a pensare che non ci fosse nulla da festeggiare per la reimmissione in questo mondo della follia in cui non esiste senso ed in cui la vita genuina è oramai uno stato oniroide, comprendo meglio: ho un green pax valido! Lo userò, lo userò, lo userò, canto con voce da finto-soprano! Ma poi la domenica passa a sbrigare pratiche e a compilare moduli. Il medico desaprecido è oberato e oramai chiama solo dopo le 23e30 di sera, quindi per ogni dubbio azzikki. Scarichi, stampi, compili, cestini, poi di nuovo: mandi, riscarichi, ricompili, rimandi, prendi il bando per la malattia, alle 23e31 lui chiama e rifiuta di farlo (“troppo complicato il bando e senza leggerlo io non posso farlo, ma non posso leggerlo perché non ho tempo per colpa dei troppi certificati di isolamento”). Intanto ho mobilitato il caf, cercato e stampato documenti per l’ISEE, andrò a perder tempo lì dopo averli compilati, scansionati, pidieffizzati, maillizzati. Inoltre alle 23e33 lui richiama e nega il green pass (“non posso farlo perché non ho tempo per colpa dei troppi certificati di isolamento”). Anzi comunque fu onesto: pare che molti medici, oberati sempre dai troppi certificati di isolamento, abbiano preso a chiedere 30 euro per rilasciare subito il nuovo pass(epartout)! D’altronde io non ho fretta, il mio pare che funzioni. Così, dopo il caf vado finalmente a godermi la fine della quarantena: quasi gioisco per l’ingresso in un bar, quasi getto in faccia il cel. al barista per la gioia di fargli scansionare il mio passometro. Il caffé è in uscita, il cornetto al pistacchio è quasi tra le mie mani, ma la X rosso fuoco sull’app C19 mi butta fuori dal bar, di nuovo. Sgrano gli occhi e sprofondo di nuovo nel loop: “Sono una serva del sistema”. Mangio il cornetto sul ciglio della strada col caffé poggiato sul cofano della macchina, poi andrò a lavoro. Si ghiaccia dal freddo pure a Palermo, e questo è l’unico brivido di libertà provato. Ma galeotto fu il caffé: stullichiando con l’App IO, capisco come scaricare un nuovo green usando il famoso AUTHCODE xxx. A quel punto non capisco perché io debba compilare i moduli per riavere il green pass. …Qualcuno qualcosa prima o poi dovrà pur dirmela… o no? Purtroppo non posso pensarci troppo: devo andare a lavoro.
Al 7° giorno biblico ho finalmente finito tutte le pratiche necessarie, ovviamente nei pirtrusi di tempo liberati dalla reimmissione nel mondo.
Oggi che attendo il mio 7° pass e forse 50 euro come indennizzo di malattia per una quarantena di 15 giorni, ho le cose molto più chiare. Il contagio determina la quarantena dalla produzione (se non sei in smart working), la quarantena dal consumo (ma solo prima di amazon e dei rider), la quarantena dai legami sociali carnali (però oramai ci sono le tele-relazioni, on-line mediate). La guarigione determina la QUARANTENA DAL SENSO DELLA VITA.
Così è,
se vi pare.
Il mio scade tra 1 giorno, in Spagna è valido per altri 3 mesi. Non posso tornare in Italia, quindi…