di Dora Pistillo
Assenze ingiustificate; beh, a chi non sono capitate? Dover ingegnare qualcosa che avesse una parvenza di accettabilità a scuola, a lavoro, nelle relazioni sociali… cioè, in pratica si chiede ad una persona un po’ di ipocrisia, perché si possono accettare solo motivi “gravi”. Non è che si può chiedere di punto in bianco una giornata di permesso perché “oggi proprio no…”; o si prende un giorno di ferie (ma allora bisogna fare richiesta tempo prima) o ti metti in malattia (ed essere sottoposto a visita fiscale); a scuola – comunque vada – lo studente non è esonerato dall’apprendimento di contenuti didattici condivisi durante le lezioni. Ma quando la giornata è no, non lo è ”a caso”… semplicemente l’organismo non ne vuole sapere, ha bisogno di un reset, almeno parziale, per poter andare avanti ancora un po’. Onestamente, e chiedo scusa per la confidenza con le licenze, che palle sta cosa dell’efficientismo. Che poi, a essere sinceri, non è che si studi l’efficienza nei sistemi per rendere più umane le persone come – in effetti – dovrebbe e potrebbe essere…
Insomma, per un po’ non mi andava di scrivere, oppure iniziavo a scrivere e mi sentivo patetica, oppure decidevo all’ultimo di non salvare. Perché, se proprio bisogna condividere qualcosa, ci sia almeno il sospetto che possa essere appena utile ad altri.
Sono stati mesi sconvolti (?) da esperienze con pro e contro, non entro nel dettaglio, ma son stati mesi in cui si era sul filo del rasoio, con gente che continua a chiedere insistentemente perché non torno a scuola. Una comunicazione urbi et orbi: Sono cavoli miei. E considero la faccenda cassata. Ma almeno ho messo in chiaro determinate situazioni che sarebbe meglio io eviti.
E come spesso succede quando cerco una soluzione, smetto di cercarla e salta fuori da sé. Allora, nella mia mente nebulosa si staglia come un baluardo di salvezza una parola: GRINTA.
Il mio amico vocabolario dice:
grinta s. f. [dal got. *grimmitha «che fa paura»]. – 1. Faccia burbera, arcigna, o truce: ha una g. da far paura; avere, o fare, la g., mostrarsi corrucciato, immusonito; a g. dura, a muso duro, senza riguardi. 2. non com. Faccia tosta: con la g. che ha non si scuote, qualunque cosa gli si dica. 3. Nel linguaggio sport., aggressività, volontà e decisione d’un atleta a cercare coraggiosamente il contatto o la lotta con l’avversario: un pugile, un calciatore che ha molta g., poca g., che manca di grinta. In usi estens., volontà tenace e aggressiva di imporsi, di farsi valere: quel ragazzo ha una g. invidiabile; un uomo, una donna di g.; un critico, un politico, un oratore che ha g., molta grinta. ◆ Pegg. grintàccia 1 .
Inserisco anche:
Secondo Angela Duckworth, dell’Università della Pennsylvania, la grinta è composta da passione e perseveranza, e può essere sviluppata tramite quattro qualità psicologiche: interesse, pratica, scopo, speranza 2.
Beh, se c’è qualcosa da dire, è che ho saputo vivere tutte le sfumature di questo lemma. Che spesso, le accezioni propositive sono risvegliate da brani di musica. Questa mattina questo: https://www.youtube.com/watch?v=bsYp9q3QNaQ .
Insomma, c’è bisogno di un po’ di aria fresca e questo pezzo mi sembra aiuti a regolarizzare e a rendere più profondo il respiro. Una magia. Una piccola magia. Altrimenti a che servono i veri artisti?
Non ho idea di quante altre volte avrò a che fare con alti e bassi e se riuscirò a concludere qualcosa con certe faccende di dipinti che mi incuriosiscono. Ma che importa? L’importante – malgrado i venti contrari, le spalle e la schiena da allenare e le ossa da rinforzare – è rialzarsi sempre, con grinta, quella buona.
Lo spirito della storia attuale ci confonde su cosa siano efficienza, grinta e o umanità… Il problema é davvero grosso.
Grazie D’ora!