C’era una volta un seme con le ali che aveva viaggiato per molti giorni trasportato dal vento prima di finire in un sacco di semi di girasole.
Gli altri semi trovavano bizzarro che in mezzo a tutti i semi ce n’era uno diverso, che aveva le pretese di poter volare, così cominciarono a deriderlo per la sua diversità: <<Hahahah crede di poter andare lontano, qualcuno gli dica che non decidiamo noi dove essere piantati!>>, <<Che schifo, sembra una blatta, non mi toccare!>>
I semi di girasole non volevano stare accanto ad un seme così strano per paura di essere seminati vicini alla strana pianta. Così, con movimenti impercettibili, si scansarono e fecero largo al povero seme volante che finì in fondo al sacco, in un angolino isolato.
Il seme era molto triste, pensava che avrebbe dovuto passare il resto della vita accanto a chi provava ribrezzo per lui e lo derideva.
Il giorno della semina il figlio del contadino, un bambino molto volenteroso, rovesciò il sacco e si assicurò che nessun seme fosse rimasto dentro squotendolo con forza il recipiente. Lo spaventato seme alato scivolò per ultimo dal fondo del sacco e con una piroetta si poggiò in cima al cumulo di semi. Il bimbo lo notò, lo prese, e carezzò incuriosito le sue ali, dopo aver dato al seme un bacio giocò con lui soffiando sulle sue ali per farlo planare. Il seme diverso si sentì finalmente apprezzato per la sua diversità, anzi si sentì speciale. D’un tratto una folata di vento lo portò in alto per poi farlo precipitare sul terreno ai margini di un lago poco distante.
Giorni dopo il seme era pronto a germogliare, aveva coraggio a sufficienza per tirarsi fuori dal guscio. Quando diventò pianta sentì il coro lontano dei girasoli cantare un inno al sole con un’unica voce, danzavano sincronizzati e il campo di girasoli diventava un solo essere, un quadro perfetto dove era vietato stonare e obbligatorio seguire il sole.
Dopo parecchi anni il bimbo, ormai ragazzo, portò il suo giovane amore a passeggiare al lago, ma dopo una piacevole giornata una forte pioggia li colse, così i due innamorati si ripararono all’ombra di un acero, che li accolse sotto la sua chioma rossa. I girasoli, non gli stessi, ma qualche generazione successiva, erano a testa china, in silenzio.
Il ragazzo non seppe mai che quel gioco di bimbo fatto di carezze, soffi e danze aveva dato al seme il coraggio di scoprire la luce e affrontare il mondo, ma da quel giorno di pioggia per i due fidanzati l’abbraccio dell’acero divenne il loro luogo speciale.
Mi é piaciuto tantissimo anche se amo i girasoli e il ciclo che rappresentano (ne ho comprato uno oggi!).