O bella ciao, bella ciao, bella ciao, ciao, ciao.
Vivo nel paese (Spagna) in cui la gente canta questa canzone nelle discoteche. E quando faccio notare loro il valore storio culturale del brano mi rispondono “ma che c’entra, io mica canto quella che dici tu, io canto quella della serie”. Come se quella della Casa de Papel fosse un’altra! Non so se è un bene o un male che questa canzone venga cantata random. Nella serie questo brano viene intonato in un momento in cui i compagni decidono di opporre resistenza al sistema (attraverso un furto ai danni della fabbrica di moneta spagnola e successivamente al Banco de España). Questa è la loro resistenza.
Ma la nostra, di resistenza? Che, ve lo siete dimenticati? Forse è colpa dei programmi scolastici che raramente arrivano a dare una visione esaustiva e completa del secolo scorso. Certo, si studiano nelle scuole le guerre e il fascismo ma poi? Quello che viene dopo? La libertà? La democrazia? Sembra ieri che tutti gli italiani sono stati per la prima volta chiamati alle urne. Ormai l’astensione è potente in Italia, come la Forza in Luke Skywalker. Viva la Repubblica!
Ed ho trovato l’invasor. O partigiano portami via che mi sento di morir.
Ho sentito dire che “Bella ciao” è divisiva. Certo, divide gli antifascisti dai nostalgici. Fatto sta, comunque, che secondo fonti storiche il brano è postumo alla resistenza vera e propria, si tratta di un brano popolare a cavallo degli anni ’50 e ’60 utilizzato per dare unità ai movimenti partigiani da parte del centrosinistra. Il centrosinistra ha fatto anche cose buone.
Così, ogni mattina del 25 aprile, non importa dove sia o cosa stia facendo, io apro il balcone e con la chitarra mi metto a intonare il brano. Lo farò anche oggi, come piccola tradizione. Una tradizione per non dimenticare che qualcuno si è organizzato ed ha lottato affinché io oggi possa disturbare acusticamente tutto il quartiere.
E questo è il fiore del partigiano morto per la libertà.