C’è sempre un’ultima volta, distratta o attenta.
Non sapevo fosse la nostra e non ho dato importanza.
Di te non mi rimane che la puzza dei panni sporchi,
che coltiverei come margherite sul più verde prato,
sti quattro sbiaditi ricordi di cui ogni giorno perdo i dettagli,
sul divano la forma stampata del tuo culo rotondo,
e ai piedi ste molliche che non voglio scopar più via
nonché come me incastrati sul rasoio i tuoi peli del viso
che tu pretendevi chiamare barba tra le mie risate.
Ora dicono sei in un posto migliore, sei ovunque nell’aria,
ma a me manca il tuo respiro del mattino e mi sento soffocare.