di Dora Pistillo
– Ancora, ancora, più forte! Spingi!
E mi viene da sorridere. La vedo compresa nel movimento, lo sguardo fermo e mobile, aperto e concentrato; attenta sul respiro e sulle sensazioni che sta vivendo mentre l’aria si muove intorno al suo corpo. Per ore e ore spingerei, ma faccio attenzione ad ogni piccolo indizio che mi imponga di fermare tutto.
– Quando vuoi, mi fermo; dillo tu.
Fa un cenno lievissimo col capo.
– Spingi, ancora!
A me non succedeva mai che qualcuno spingesse l’altalena così a lungo. Ed erano altri tempi. Ma pur di non lasciarla davanti al televisore in balia di stupidi programmi che corrompono bambini di età sempre più giovane, sono disposta a farmi venire i crampi ai bicipiti.
Mia nipote, tre anni compiuti da poco.
Assapora il suo esercizio di potere in un viaggio in altalena. Il potere di respirare a fondo, di osservare un piccolo angolo di mondo con la sola colonna sonora dei rumori che occupano lo spazio di un giardinetto mezzo deserto in una giornata di agosto.
Osserva, avendo a disposizione il tempo, lo spazio, l’attenzione sul proprio respiro; una signora anziana che si muove con l’ausilio di un carrellino si ferma a parlare con un giovane in stampelle. Cos’avranno da confidarsi su questa piccola sfida che li vede accomunati ad età diverse e per circostanze che non conosciamo?Osserva il vacillare dei rami ancora verdeggianti sotto le brezze gentili di una mattina fresca. Assaggia l’aria tra i ciuffi sottili che le incorniciano il viso e che accarezzano le sue piccole mani che usa per tenersi ben salda. La schiena che esercita ad essere dritta, cosa utile nella vita.
Osservare il vuoto, quello che ad altri può sembrare vuoto e in cui possiamo trovare molto, molto da descrivere con la nostra mente, con i nostri pensieri.
I colori e la luce che inonda e che viene filtrata, la polvere leggera mossa dai passi di passanti distratti. Erba ancora verde, ormai secca. A distanza, le macchine passano ed i suoni sono attutiti dall’esperienza di una distanza più mentale che fisica.
Essere vivi in una dimensione da osservatore.
Un pensiero va a tutte le giovani menti che ho conosciuto e che forse un giorno conoscerò. Auguro un giro in altalena così ad ogni essere senziente. Il pretesto giusto per osservare il mondo in silenzio, mentre si è attenti sul respiro, sull’aria che entra piano nelle narici e che attraversa ogni cellula del nostro corpo.
– Ora basta, zia.
– Ogni tuo desiderio è un ordine, ragazza.
Sorrido. Vorrei donarle altre esperienze semplici ed illuminanti come questa. Ma oggi abbiamo altre cose da fare. Mi aiuterà a raccogliere le patate che useremo per fare gli gnocchi, a preparare il sugo porgendomi gli ingredienti, ad apparecchiare la tavola, a spazzolare la mia gatta. Cose semplici che la fanno crescere, perché i bambini vogliono questo, essere coinvolti nella vita per crescere. Non ha protestato al mio rifiuto, l’unica volta che ha chiesto un dispositivo informatico; perché avevamo altro da fare insieme: immaginare che i quadri della tovaglia incerata sul tavolo fossero stanze della casa per i pupazzi che aveva con sé, colorare un disegno facendo attenzione a rispettare i margini, parlare di come sarebbe bello tornare al parco sull’altalena e camminare sui muretti tenendomi la mano.
Cose così. Impossibile? Eppure…
So perché scelsi l’insegnamento. Volevo condividere con i più giovani quel che avevo imparato. Portarli ad osservare qualcosa che era sotto i loro occhi e da cui erano distratti per via di tanti strumenti inutili per la maggior parte del loro uso. Le persone sono nate molto prima di computer e affini, e sono progettate per vivere lo spazio ed il tempo di cui dispongono entrando in confidenza con ciò che le circonda. Lasciate che i bambini vivano con il loro cuore, la loro mente, il loro respiro proiettati nella vita.