metereoPATICHE

Un filo di ragno
Tra una spina e l’altra di una pianta grassa
Di cui ricordo l’Origine
e una foto con lei di me con le dita a “V”: la Vittoria, davanti a un vallone, della visione della vita della natura:
Calma piatta, per ora, che infonde esempi e cure, tempi e giuste attese, spazio-senza e spazio-anzi, colore, luce.

In una surreale vera realtà, ascosta, c’era una cava predatrice, disturbatrice. Siamo andati altrove.
I rumori esistono, é imperfetto e la grassa é sei volte più grande, non unica a moltiplicare fili di ragno.
Non li uccidiamo,
E,
come nelle tradizioni romantico-banali,
Se pestiamo lumache, vermi,
Se intrappoliamo casualmente gechi,
Se disturbiamo api,
Si chiede scusa e grazie.
Sto meglio così, leggermente più a posto così, felice quasi mai, precaria sì.
Non é questione di stagioni, ma di Politiche: metereopatiche.

Per parte mia?
Posso notare del “mio” fico, del “mio” arancio, che il terreno é saturo, le foglie chiuse, che la luce filtra, ma é poca per loro.
…Creature incoscienti delle nostre selvatiche piantumazione ambiziose…
Posso festeggiare le infinite potenziali moltiplicazioni dei grani dei “miei” primi due melograni e il “mio” Unico cachi, dolcissimo, mangiato in un momento unico con un certo pudore nel dire “mio”.

I “miei” gatti stesi al sole coi peli bianchi ondeggianti afferrano lucertole per gioco che poi liberano al più senza coda.
E il giorno passa con un ritmo svuotato, con spazio:
Risignificare il tempo, il tutto,
Che, fanculo!, non é mai denaro.

…Cose
che ho una grassa Paura di dimenticare
E perdermi nell’inverno sfilacciante, asfissiante atomizzante.

Non é questione di stagioni, ma di Politiche:
metereoPATICHE.

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