Caterina va al supermercato, prende la borsa e scende dall’auto. Un uomo ha appena abbandonato malamente un carrello vuoto giusto dietro l’auto che Caterina ha appena parcheggiato. Lei protesta: <<Mi scusi? Ma le sembra il modo di lasciare il carrello?>>. L’uomo ci pensa un attimo e brontola qualcosa, poi prende coraggio e controbatte: <<D’altronde è qui che l’ho trovato! Non c’è manco la monetina, poteva servire magari anche a Lei!>>. Si giustifica mentre lancia da un’altra parte quel carrello errante.
Insomma, se un carrello non ha bisogno di moneta per essere sbloccato allora può essere lasciato in mezzo alla strada. È proprio vero: per colpa di alcuni ci rimettiamo tutti!
Insomma, se un carrello non ha bisogno di moneta per essere sbloccato allora può essere lasciato in mezzo alla strada. È proprio vero: per colpa di alcuni ci rimettiamo tutti!
Ma cosa ci rimettiamo? Una vita di scomodità, di costi, precauzioni, divieti, paure, bruttezze, obblighi e controlli. Perché il buon senso non basta in una società di incivili.
Camminando per le strade di Palermo è possibile vedere davanti ai negozi dei vasi con delle reti che avvolgono piante alle radici e occultano la terra. Perché? Potrebbe essere difficile intuire il motivo di tale bruttezza per un forestiero, ma per un palermitano è normale pensare che quelle brutture servono ad evitare che il cafone medio usi quei vasi come pattumiere. Il cafone sarà costretto ad usare il marciapiede che è di tutti, ma secondo lui di nessuno. Questo spiega anche il perché ci sono tante statue di Padre Pio, della Madonna e di Gesù accanto ad alcuni cancelli in zone di campagna. Perché funzionano meglio delle telecamere anti abbandono dei rifiuti. Si è scoperto che i cafoni sono anche religiosi, o almeno scaramantici e quindi non abbandonano materassi e altri rifiuti vicino ad un santo. Sì è sparsa la voce e quindi al posto dei cartelli gentili “Si prega di non lasciare rifiuti” e al posto delle telecamere finte ormai si installano le statue dei santi anti abbandono dei rifiuti, si abbonda mettendone anche due o tre di dubbio gusto che comunque fanno il loro lavoro.
E così viviamo di bruttezza per colpa di alcuni, ma viviamo anche nella scomodità: mettiamo catene alle moto, la notte mettiamo il ferro dietro la porta, chiudiamo a doppia mandata le serrature, cerchiamo chiavi in matasse infinite di portachiavi, mettiamo lucchetti agli armadietti, combinazioni alle casseforti, pin, puk e password sempre più complesse con numeri, lettere minuscole, maiuscole, caratteri speciali, geroglifici alieni e di minimo ventordici caratteri. Che erano belli i tempi in cui la password poteva essere “password” e se volevi fare il figo era “password1”. Ah, naturalmente adesso alcune password scadono ogni 3 mesi e devi sostituirle con altra password diversa e non simile a quella precedente sennò il sistema si incazza! Per cambiarla devi rispondere a domande improbabili alle quali dovresti saper rispondere tipo “Chi è il tuo primo datore di lavoro”. Conta anche il lavoretto estivo? Cosa avrai risposto 5 anni fa quando l’hai impostata? Maledetto te di 5 anni fa! Il nome, il cognome o entrambi. Minuscolo o maiuscolo? Ora chiede il modello di macchina che hai. Ma quale? Quella di 15 anni fa o quella che hai acquistato due anni fa? Se sbagli l’account si blocca, ma hai solo 30 secondi per indovinare e il PC ora è rallentato dall’antivirus che giustamente deve fare la scansione totale del sistema proprio mentre Windows si sta aggiornando con le patch di sicurezza e hai oramai pochi secondi. Se indovini comunque dovrai continuare con l’autorizzazione su smartphone, email, SMS, telefonata e fotografia con un documento e firma col sangue che tu sei proprio tu! Insomma si finisce per annullare tutto e incazzarsi per com’è diventata difficile la vita a causa dei pochi malintenzionati che non hanno di meglio da fare. E così in questo mondo di pochi malfattori e molti furbi ci sono le inferriate alle finestre dei piani bassi che fanno sembrare le case prigioni, i recinti alti dalle punte accuminate di bottiglie di vetro rotte, dobbiamo perder tempo a fare le code ai metal detector, e parlare da dietro un vetro agli sportelli degli uffici pubblici e sentire risposte metalliche degli speaker sul vetro e dobbiamo sopportare gli allarmi delle case che suonano in sinfonia quando va via la luce, e quelli delle auto quando passano i motociclisti che mettono i sonagli sulle marmitte per fare più casino. Ce lo meritiamo come umanità, ci meritiamo tutto questo.
Ci meritiamo le monetine per i carrelli, e l’imbarazzo quando i sistemi antitaccheggio suonano anche quando non hai fatto nulla, i dossi per la riduzione della velocità sulle strade, le app (a pagamento o con annunci) che bloccano (o almeno ci provano) le telefonate spam, i coloranti per la piscina che colorano l’acqua di blu se fai la pipì (scherzo!), gli adblocker sui siti web, i 5 cent degli shopper biodegradabili per la spesa, le sbarre sui marciapiedi per non fare passare gli scooter (ma così facendo anche i passeggini e le sedie a rotelle), le tasse su alcolici e sigarette, le chiavi del bagno che devi chiedere al bar, i conti che non possono essere separati ai pub, altrimenti resta sempre qualcosa di non pagato, il pulsante a tempo per l’erogazione dell’acqua alle fontanelle, i moduli per la privacy che tanto viene violata comunque. Potrei creare una lista infinita di scomodità, brutture, perdite di tempo, basta osservare una giornata qualsiasi e vedere con occhio critico il superfluo, quello che c’è per colpa di qualcuno. E guai se quel superfluo non ci fosse, finiremo col dover scavalcare cumuli di immondizie per passare il cancello di casa, rubinetti lasciati aperti a sprecare acqua, e fare la gincana tra i carrelli abbandonati ai supermercati. Ce lo meritiamo!
ce lo meritiamo sí