Volevo creare, avevo troppo desiderio di scrivere storie, di inventare, di inventarmi, essere madre di racconti, novelle, personaggi, essere penna o tastiera di intrecci e attribuirmi la paternità di storytelling fantasy.
Invece…
Studiati “psicogest” per “fatturare meglio”; compila le fatture ancora cartacee della settimana prossima; compila le fatture virtuali sul sito inps per i pazienti che usufruiscono del bonus psicologico; prenota per tempo, ogni settimana, le sedute sul sito inps, altrimenti poi non rimborsano nulla; ah, e non ti scordare di confermare quelle svolte sul sito inps, ché altrimenti poi non ti rimborsano nulla; mementor per caricare le fattura sul sito apposito dell’agenzia delle entrate; la settimana scorsa raggruppa tutti i documenti per l’Isee e poi vai due volte al caf per consegna e successivo ritiro; poi le bollette dell’acqua che non arrivano; la consegna al comune (per fortuna non di Palermo!) dei cedolini della differenziata per lo sgravio Tari; il pagamento dell’Enpap (acconto; il saldo a settembre); il pagamento dell’ordine 2023; il pagamento della quota annua associativa per fare rete (perché altrimenti associarsi informalmente è praticaMente impensabile: troppi impegni, troppi incastri, troppo lavoro, troppe burocrazie!); verrà anche la volta del bollo auto; in seguito, del rinnovo del bancomat in scadenza (per fortuna la patente è scaduta lo scorso anno); nel frattempo la consegna della fatture al commercialista per la dichiarazione dei redditi; poi il pagamento dell’acconto; seguirà l’assicurazione della macchina in scadenza. Intanto l’acconto Tari, che però non arriverà in posta – misteri della fede! – e quindi abbisognerà recarsi al comune; ECM ovviamente sempre, con tutta la burocrazia e i nervi che ne conseguono; manda la lettura dell’acqua a giugno e dicembre (per la bolletta che in posta non arriverà) e non lo dimenticare; ah – cazzo! – l’Imu; a settembre l’Unico e paga tutte le tasse del mondo; non sottovalutare l’importanza dell’assicurazione professionale (obbligatoria!); vedi di capire qualcosa sui fondi pensionistici per tempo o morirai di fame a 70 anni (se ci campi); …etc., etc., etc…
Mi insegnano che la vita è una e che bisogna viverla bene, essendo autori di se stessi.
Mi insegnano che, invece di compilare scartoffie, dovrei avere il tempo per pensare a me, ai miei pazienti e alle sedute che viviamo insieme (e non correre subito sul sito dell’inps con le lacrime, i sogni e i sorrisi dei pazienti ancora addosso).
Mi insegnano che dovrei leggere, formarmi, avere una vita di qualità, seguire la (geo)politica attuale, e questo per vivere bene (invece di limitarmi a funzionare in modo “adatto”, per come prescrive asetticamente “il sistema”).
Mi insegnano che è importante ragionare e questionare e dialogare sul “sistema”, da brava gruppoanalista quale sono, e osservarne i cambiaMenti.
Il fisioterapista mi dice che se non faccio sport presto mi chiuderò a cigno; il mio collo, in associazione col mio ginocchio destro, conferma.
E invece troppo spesso io compilo scartoffie e disbrigo pratiche, come la maggior parte dei miei colleghi.
C’è che la Mente burocratica è una Mente che mente. Di certo non è una mente creativa, non è una mente che vive o che pensa il mondo e la vita.
“Per burocrazia si intende l’organizzazione di persone e risorse destinate alla realizzazione di un fine collettivo”. Ma quale?
L’etimologia del termine, dal francese bureau (“ufficio”) connesso al greco krátos (“potere”), può aiutarci a capire: indica il “potere degli uffici”; “un potere (o, più correttamente, una forma di esercizio del potere) che si struttura intorno a regole impersonali ed astratte, procedimenti, ruoli definiti una volta per tutti e immodificabili dall’individuo”.
“Il termine assume a volte un valore dispregiativo teso ad indicare l’eccessivo iter o vincoli per il raggiungimento di determinati obiettivi personali o statali”. E direi (vedi sopra!)…
“I difensori della burocrazia difendono invece tale aspetto giustificandoli con la corretta applicazione di leggi e procedure definite precedentemente da terzi secondo il principio di legalità e uguaglianza”. (Ma ri unni?!?)
“L’attuale accezione del termine è, pertanto, stata influenzata da quelle che – nel corso del XX secolo – sono state definite da alcuni “conseguenze inattese” del fenomeno burocratico: rigidità, lentezza, incapacità di adattamento, inefficienza, inefficacia, lessico difficile o addirittura incomprensibile (il cosiddetto “burocratese”), mancanza di stimoli, deresponsabilizzazione, eccessiva pervasività, tendenza a regolamentare ogni minimo aspetto della vita quotidiana”.
La Mente burocratica non è autrice di se stessa (anche perché non ne ha il tempo), è una mente assoggettata (che DEVE seguire delle regole ben precise e restare sempre dentro quel recintino!). E’ una mente che si esplica secondo il “potere degli uffici”. E questa che vita di qualità sarebbe?!?
La burocrazia borbonica italiana, in effetti, assolve ad una funzione ben precisa: spegnerci, assoggettarci, renderci adatti. E sì, vale anche per noi professionisti della Mente. Perché questa Mente, inesorabilMente, mente. E vogliono che sia esattaMente così.
In linguistica nell’italiano neostandard ci sono dei sottocodici tecnici ed esiste anche il “burocratese”. Il potere della burocrazia si esercita anche attraverso il linguaggio…