Sono disperse in mare le mie parole,
orfane di significato, di intenzioni,
travisate sono ormai nell’altrui bocca,
vittime d’un volgare balletto di interpretazioni.
Eppure è la stessa lingua, è matematica,
ma si perde nell’abisso dell’incomprensione,
la verità sfugge tra le dita come sabbia nell’oceano,
e la luce si fa nebbia, poi rabbia e buio.
Soffia corrente di frustrazione,
che ulula costante nel silenzio,
nell’impossibilità della ragione,
nella trappola di “chi ha torto”.
Le frasi si avvinghiano come serpenti,
che ancora si contorcono, si intrecciano,
con la testa mozzata lottano ancora loro,
mentre affondano eco nella mia memoria.
Ogni tanto ritorno l’Andrea poeta :)
Post-verità ovunque.
(“Io sono colei che mi si crede”)