E’ un numero pari, ottagonale, idoneo,… Nella Bibbia indica un periodo di prova, isolamento o purificazione. Nella Smorfia è l’ernia, l’oroscopo ne parla bene, il 2020 ci ricorda della Quarantena e la vita dei 40 (e più) ladroni.
Ed io, mah… come l’ho presa?
Insomma.
Diciamo che mi sono detta varie cose. Diciamo tipo che mi sono detta che la mia percezione intimorita derivava dall’anno (uno solo?) non facile. Ho provato pure a colloquiare con le mie rughe della faccia per trovare insieme, di comune accordo, un modo non troppo violento per accogliere che i 25 sono passati da un po’. Loro hanno risposto gentilmente che non c’è nulla da camuffare, semmai da onorare, ma io le ho un po’ ignorate. Con le rughe del collo non c’è stata proprio storia, sono molto più brutali e traumatiche: mi hanno impositivamente mandata a fanculo: impossibile qualunque ammucciamento. Il mio compagno, comunque, dice che gli piaccio sempre. La cake design mi ha scritto sulla torta con lo zuccaro: “tanto non li dimostri”. Con le amiche l’abbiamo presa a ridere (“maturiamo come il rum, come il parmigiano, ahah!”). Eppure, nella mia solitudine con & senza specchio, mi sono detta diverse cose.
“Il preciclo si è fatto più violento, hai gli sbalzi emotivi, forse a momenti ti verranno le caldane come alle anziane…”; “sono giunta più o meno a metà, e mo’?!?”; “forse devo riarredare quella stanza…”; “meh, ho pochi capelli… meglio fare il colore a quelli bianchi!”; “questo corpo mi abbandona, voglio un collo nuovo”; “chissà come sarà tra altri 10 anni…!” (questo sussurrato malignamente alla mia coscienza); “non è un paese per vecchi”; “ma… qui come ci sono arrivata?”; “e… cosa ho costruito in tutti questi anni? Che fine hanno fatto tutti?” (questo detto scalciando dalla mia parte che riflette su legami e legacci e che si sente sola, con tanto di colonna sonora).
Ammetto di essere stata un tantino crudele nella risposta di primo acchito, focalizzandomi sulla durezza di questa crescita, sulle asperità della vita che non mi sono state sparagnate, sul senso di fatica psico-sociale che viviamo e sulla condizione attuale della donna. Su questo punto son partite anche le domande esistenziali sullo svantaggio dell’“essere donna oggi”, sull’odioso rituale del trucco e parrucco, sull’invidia del pene che si lava la faccia ed è subito pronto, Egli! Che per altro è pure scevro da qualsivoglia orologio biologico e da molti dei miei carichi mentali. Ma la settimana pre-quarantesimo era la settimana del precliclo e, come dicevo prima, la sindrome premestruale si è fatta violenta unendosi allegramente alla signorofobia. Tant’è che vi ho sciorinato le suddette robe.
Ci tengo però a specificare che, prima e dopo la serissima sindrome, mi sono predisposta per questo compleAnno anche col pensiero riflessivo; ho imparato infatti, proprio come con i miei pazienti, ad accogliere i “piagnistei comprensibilissimi” ed a cogliere quegli scorci che trasformano i vincoli in possibilità e risorse. Così l’ho attuato anche con me: mi fatta questo dono; mi son detta di quanto avevo costruito, mi sono guardata intorno, ho apprezzato la mia casa (con scampoli di sindrome qua e là), ho lodato il mio lavoro, ho ringraziato il mio compagno e chi si affida a me, rimandandomi la mia attitudine a “costruire”. Mi sono donata la consapevolezza di dare un pezzetto di me per rendere il mondo un luogo meno violento e più accogliente, la consapevolezza, insomma, di NON essere una persona “irrilentante” (come dice Harari). Per questo, il giorno del mio compleanno ho voluto lavorare (avrei potuto scegliere di non farlo), pur omaggiandomi la mattinata libera.
Mezza serena di ciò, alla mezza del 22 maggio mi ero pre-disposta a letto circondata da gatti e da lenzuola porpora in parziale-accettazione che non sono più i tempi in cui alla mezza si stappa la bottiglia di Moskovskaya. Quando il mio compagno ha finto una piena maniacalità notturna da 40’enne (a breve tocca pure a lui!), millantando di andare a lavare un attrezzo da giardino, me la sono ingenuamente bevuta (sono ingenua proprio come a 16 anni!) …E poi è rientrato con una tortina e un super-dono per me. Lì sono crollata in un pianto che conteneva tutto: tutte le rughe, le storie con cui si arriva agli Anta, i desideri, l’amore, le maturità e le follie acquisite, l’orgoglio e la tenerezza per se stessi e per gli altri… etc. Da quel momento, ho accolto la complessità di questo momento e di me stessa e ho assecondato il mio desiderio di festeggiare la vita: questa parte costruttiva, complice a sua volta della mia parte super organizzativa e festaiola che ha ancora 20’anni, ha organizzato una festa, ignorando le paturnie familiari e di chi rompe i cabbasisi pure quando c’è da festeggiare (i vecchiacci sono loro!). Mi sono affaticata, lo ammetto (non ho più veramente 20’anni!); ma grazie all’aver imparato ad affidarmi all’Altro, sono stata travolta dall’affetto: doni provenienti da città vicine e lontane, sorprese, gioie, amici e parenti che arrivano solo per me, musica scelta da me, ballare per 3 ore quasi di fila come una giovincella e poi avere i piedi gonfi e dolenti come una donna, ubriacarsi con 3 Campari Spritz allungatissimi bevuti nell’arco di un pomeriggio ed esserne molto felice.
In fondo sono sempre io, contengo tutte queste età, tutte queste conquistate Me, qualcuna meno arzilletta, ma mai troppo poco arzilletta. Il tempo passa celere e contiene sempre dei tesori. Questo spirito dolce, fanciullo, desideroso di sorridere, nutrito dalla vicinanza dell’Altro, dall’amore, dalla bellezza condivisa, non è mutato, anche se è divenuto più rugoso. Valeva la pena festeggiare, guardare gli amici lì per me, il mio mondo, il contrabbasso che suonava profondo…
Su queste note ballavo e abbracciavo e sognavo; e mi dicevo (e mi dico), com-mossa, che il tempo passa, possiamo anche averne paura ma anche no, perché sì: se lo vogliamo, non siamo più esseri “irrilevanti”! Delle cose le ho costruite.
Sono ottime riflessioni. Il mio si avvicina pure. Credo che la cosa a cui si pensi di piú ad ogni compleanno è: io che cazzo ho lasciato a questo mondo? Almeno, per me è cosí.
E tu cosa ti rispondi?
(Oltre ovviamente a un numero ragguardevole di articoli su Abattoir.it :) )