Secondo i dati ISTAT gli omicidi volontari si sono ridotti progressivamente dai 1916 del 1991 ai 315 del 2019.
Gli stessi dati raccontano che gli omicidi di stampo mafioso sono passati dal 20-30% al 5%. Si nota inoltre che negli ultimi 20 anni i femminicidi perpretati da coniugi, ex e familiari delle vittime oscillano ogni anno tra il 50 e il 75%. Possiamo dire quindi che nonostante il fatto che gli omicidi siano in diminuzione, i femminicidi, nella maggior parte dei casi omicidi passionali poco pianificati, non seguono questo trend. Come mai?
Analizzare le statistiche degli omicidi e interpretare i dati è un compito complesso e molteplici fattori possono contribuire alle variazioni nel tempo. La diminuzione degli omicidi volontari in Italia negli ultimi 40 anni potrebbe avere diverse spiegazioni:
- Cambiamenti socioeconomici: Un miglioramento delle opportunità economiche e della qualità della vita può ridurre la motivazione delle persone a compiere reati violenti.
- Miglioramenti nella sicurezza pubblica: Le forze dell’ordine hanno adottato nuove strategie e tecnologie per prevenire e risolvere i crimini. Questo può avere un impatto significativo sulla riduzione degli omicidi volontari e ci soffermeremo su questo punto più avanti.
- Cambiamenti culturali e sociali: Cambiamenti nelle norme culturali e sociali possono influenzare il comportamento delle persone. Basti pensare che solo nel 1981 è stato abolito il cosiddetto delitto d’onore, quantomeno dal punto di vista normativo, e che solo nel 2009-2010 il termine femminicidio è entrato nei dizionari italiani.
- Riduzione delle disuguaglianze sociali: Ridurre le disuguaglianze economiche e sociali può contribuire a una società più stabile e meno incline alla violenza.
- Miglioramenti nella giustizia penale: Riforme nel sistema di giustizia penale, compresi processi più efficienti e pene più adeguate, possono dissuadere potenziali criminali e ridurre il tasso di reati violenti.
- Educazione e prevenzione: Iniziative educative e programmi di prevenzione della violenza possono aiutare a cambiare mentalità e comportamenti, contribuendo così a ridurre gli omicidi.
Voglio soffermarmi sul secondo punto.
Sebbene negli ultimi 20 anni la percentuale di delitti irrisolti non sia cambiata significativamente, è probabilmente cambiata la percezione che abbiamo dei metodi e degli strumenti di indagine. Tra luminol, studi balistici, tracce di DNA, aggancio di celle da parte di smartphone, ricerche forensi su dispositivi informatici, intercettazioni, etc., commettere un omicidio e farla franca sembra impossibile. Sì è passati da affidare la risoluzione dei gialli all’intuito della signora Fletcher ai più sofisticati laboratori di CSI. I più grandi casi di cronaca nera passati sul piccolo schermo hanno visto inchiodare Bossetti per tracce di DNA, celle telefoniche e telecamere, Donato Bilancia per il mancato pagamento del pedaggio ai caselli autostradali, Parolisi per intercettazioni telefoniche e foto social.
Ovviamente rimane una stragrande maggioranza di omicidi non premeditati, passionali che non seguono alcuna razionalità e lì il timore di essere incriminati non è un freno all’azione delittuosa, ma gli omicidi premeditati risentono secondo me della quasi certezza della pena.
Si diffondono sempre più telecamere pubbliche e private che registrano con qualità sempre migliori ciò che avviene per strada e nei locali videosorvegliati. Quasi tutti facciamo uso di smartphone che tracciano mappe e orari, mettono a disposizione cronologia di ricerche e attività, telefonate ricevute ed effettuate, celle agganciate e messaggi. Anche le auto sono fonte di informazioni, alcune integrano un GPS per fini assicurativi, e Dash CAM per sicurezza, altre inviano dati all’utente su posizione del parcheggio, carburante, e stato del veicolo. I pagamenti sono sempre più tracciati, contactless e spesso abbinando carta fedeltà e buoni pasto elettronici. Siamo tutti dei reporter amatoriali, scattiamo selfie, fotografiamo piatti, giriamo video per strada, e filmiamo qualsiasi evento inconsueto, come un litigio tra due persone per strada o le molestie di un tizio ubriaco. Qualcuno si filma (e posta sui social) persino mentre compie piccoli (grandi) crimini come le sevizie agli animali (vedi il rogo al Pitbull a Palermo o il gatto annegato nella fontana di Alberobello).
Tutto ciò può aiutare le forze dell’ordine a trovare il colpevole di un omicidio, ma ancora di più a scagionare chi non è colpevole (e ho idea che ce ne siano parecchi in carcere). La condanna di un innocente avviene spesso, specie per i delitti più celebri per i quali i media pretendono la cattura di un colpevole, uno qualsiasi, che viene condannato a furor di popolo (difficile per giudici e forze dell’ordine non subire le pressioni dell’opinione pubblica), anche quando c’è più di un ragionevole dubbio.
Ecco perché sono felice di abilitare la cronologia di Google Maps, avere una doppia Dash CAM, e sacrificherei ulteriormente la mia privacy pur di rendere questo paese più sicuro, con una distinzione certa tra chi deve stare dentro il carcere e chi deve stare fuori.