Un paio di settimane fa Noemi ha pubblicato un post riguardante la stanchezza – andatevelo a leggere, è molto interessante – che mi ha fatto molto riflettere. Ho una domanda per voi, cari lettori: ci avete fatto caso che con chiunque parlate ultimamente, alla domanda “come stai” vi risponde “eh, bene, stanco/a ma si tira avanti”? Stanchi ma tiriamo avanti, come un matra. Stanco stanco stanco. Tipo Ficarra e Picone. E anche se ci sediamo a riposare, dopo un poco saremo di nuovo stanche stanchi stancu.
Il sistema capitalistico e patriarcale ci vuole tutti e tutte stanche: parola d’ordine “produrre”! La società ci vede non per chi siamo ma per quello che facciamo: “tu cosa fai nella vita?”. Se sei avvocato, psicologo, dottore o similari allora va bene, devi essere stanco e apparentare la stanchezza del libero professionista. Se sei estetista o barista, badante o lavascale, la tua stanchezza è meno ben vista perché questo sistema è pure classista. Non dico che sia minimizzata, solamente un po’ snobbata. Quindi c’è pure differenza tra stanchezza e stanchezza. Poi non parliamo di patriarcato… Se sei madre non ti devi lamentare di essere stanca, hai voluto la bicicletta? È compito tuo occuparti della cura dei pargoli. I Padri, invece, poverini. Perché il fottuto patriarcato li vuole pure provveditori della famiglia, devono portare a casa i picciuli e quindi stanchi di default. Eh ma le donne moderne sono forti, indipendenti…e quindi stanche mannaggia!
Come cambiare uno stato di cose simile e invece di rispondere “stanco stanco stanco” rispondere semplicemente “bene, ho appena finito l’ennesima maratona di Downton Abbey e ho iniziato Bridgerton per rimanere in tema”. Chi è che ha tempo di fare queste cose? Come smettere di essere stanchi? Mandando tutto all’aria e scappando in Costa Rica a vendere conchiglie sulla spiaggia? Non è una cattiva idea ma non tutti possono permettersi il lutto di abbandonare la propria vita e scappare, cioè devi essere tipo orfanello cresciuto da mostri in un istituto e non possedere che due scarpe bucate, che poi è la trama di Anastasia. Non tutti, però, si ritrovano alla fine ad essere discendenti di ex regnanti russi. La maggior parte ha sempre qualcosa che si lascia dietro. E allora come fare? Mi sto scervellando da mesi, ho pure lasciato il lavoro perché ero arrivata al limite della stanchezza, burnout, sfanculamento cronico, depressione o come lo volete chiamare. Però sono consapevole che non posso vivere di sola disoccupazione forever, fregando il sistema per due spicci.
E allora come facciamo? Come possiamo fottere il sistema? Come rinunciare a questa spirale di lavoro-casa-consumo-distrazione-lavoro-casa-consumo eccetera? Mia madre mi ha consigliato di andare a lavorare nella stessa azienda di mia sorella “lo so che è un po’ lontana ma all’inizio ti fai dare dei passaggi, poi se ingrani ti compri un’auto, così puoi andare a lavoro autonomamente”. Cioè mia madre mi consiglia di andare a lavorare per comprarmi un’auto per andare a lavorare. Dopo quai 40 anni sto costatando che non conosce minimamente sua figlia.
Bisogna combattere il sistema proprio alla radice. Non sposarsi, non fare figli, produrre il meno possibile, lavorare il meno possibile ed “essere” per ciò che siamo, non per quello che facciamo. Come cantavano i Ministri “e fare debiti, e fare debiti, e fare debiti, e fare debiti”. Fare debiti all’infinito. Non con altra gente ma con le banche, così addio sistema finanziario una volta per tutte. Fare cohousing, cioè coresidenza, non di quelle fighe tipo villaggi turistici ma di quelle comunitarie vere e proprie con sistemi di appoggio dati dalle persone stesse, dalla comunità, appoggi per la cura, per la sussistenza, per l’accudimento dei pargoli eccetera. Un nuovo sistema di istruzione che non sia una gabbia. A che mi è servito studiare Platone se il mondo se ne va in sfacelo e non so fare crescere due pomodori o accudire una gallina? Tanto ormai una casa non me la posso comprare…ma mi piacerebbe poter contare sull’aiuto della comunità, una comunità che non sia stanca della spirale capitalistica.
È dura, credetemi lo so benissimo, dover rinunciare a cose come Netflix, shopping, party e simili, tutti strumenti che il sistema ci ha reso indispensabili per farci stare buoni mentre produciamo e ci stanchiamo. E non soltanto per noi ma anche per le persone che ci stanno accanto. O tutti o nessuno. Perché altrimenti a la mala malísima non puoi nemmeno fare un biglietto di sola andata per il Costa Rica, ché lasci dietro gli altri membri della comunità a stancarsi. Il sistema si combatte da dentro e uniti.