Ricordi in vendita

Ogni giovedì mattina in calle Feria, a Siviglia, montano un mercato dell’usato e dell’antiquariato. Rigattieri, negozianti, cenciai e straccivendoli tutti uniti in un intrico di colori e forme che rievocano il passato. C’è la bancarella con le statuine di ceramica che rappresentano pulzelle con ombrellini e corteggiatori a seguito, c’è quella delle cartoline antiche raffiguranti la città di Siviglia com’era nel passato (e prima che il turismo e la gentrificazione di massa ne distruggesse l’essenza) e poi c’è quella delle figurine rare, monete dal mondo e antiche immagini sacre. Le cose bizzarre che si trovano in questo mercato non possono essere raccontate tutte assieme in un post su un blog!

Di una cosa però voglio raccontarvi, una di quelle cose a noi aliene, che si trovano per caso e che ad un primo sguardo non significano niente ma che poi, soffermandoci su di esse, ci portano a riflettere. Tra mille cartoline, stampe delle varie edizioni della Fiesta de Primavera, antiche macchine fotografiche e cimeli random, mi cade l’occhio su una busta contenente piccoli quadrati di plastica che fungevano da cornici per vecchi pezzi di pellicola fotografica. Noncurante ne prendo un paio e li guardo controluce: erano fotografie di un passato non antiquato ma sicuramente lontano dai nostri giorni. Un passato raffigurato in una tavola addobbata con tre commensali che guardano verso l’obiettivo, vestiti con abiti colorati, spalline giganti e baffi non da hipster. Sicuramente una foto scattata durante una qualche ricorrenza a cena con amici, un momento catturato di circa 40 anni fa e che adesso si trovava ritagliato, incorniciato in plastica e gettato assieme ad altri centinaia di ricordi in una busta ad un mercatino. 

In quel momento non mi parvero degne di nota, erano solamente pezzi di pellicola dentro una busta, però man mano che ne estraevo vari uno dopo l’altro pensavo che fosse alquanto curioso trovare fotografie in pellicola in vendita come fossero pezzi di antiquariato. Avevo trovato il nuovo slogan pubblicitario per l’evento settimanale: “vieni al mercato di calle Feria a comprare antiche cornici, vasi dal Marocco e vecchie fotografie di gente random che ha vissuto negli anni ’80”!

Trovando la cosa interessante e catartica ho fatto a mia volta una foto della foto: un bambino in procinto di pianto, con il flash puntato sulla fronte e sullo sfondo una poltrona marrone di velluto e una copertina di cotone all’uncinetto. La data riportata sulla cornice di plastica ci informa che la foto risale al 30/09/1984. Il bambino è senza maglietta, quindi possiamo dedurre che la sua zona di provenienza sarà stata sicuramente un’area dove ancora a fine settembre fa caldo, molto probabilmente l’Andalucia stessa (e non le zone di montagna ma quelle di pianura dove fa caldo fino a novembre).

Tutto ciò mi ha fatto pensare alla nostra esistenza, ai nostri momenti presenti, quelli che viviamo diariamente e sui quali non ci soffermiamo. Istanti che potrebbero per caso venire immortalati su pellicola e tra 40 anni buttati assieme ad altre cianfrusaglie e venduti come qualsiasi altro oggetto “vecchio”. Quei signori e signore a cena e quel bambino accaldato che piangeva sicuramente non avrebbero mai potuto immaginare di finire in una bancarella dell’antiquariato. E allo stesso tempo ho pensato di essere quasi grata per aver scoperto quel piccolo pezzo di passato e per aver potuto far rivivere quelle persone e quei momenti attraverso la mia vista e il mio pensiero. Un po’ come quando Amelie trova la scatolina di latta del signor Bredoteau sotto al lavello.

immagine della fotografia antica

2 thoughts on “Ricordi in vendita

  1. Sono diapositive. A volte, si svuota la casa di un deceduto e se non ci sono eredi interessati, finisce tutto a caso. I ricordi che sono stati cari per persone che non ci sono più sono visti e trattati come se non vi fosse qualcosa di più del materiale di cui son fatti i supporti che li traducono. Quanta tristezza, quanto è doloroso accostarsi a tale mancanza di tatto e pietà. La vita di ognuno è più del mero estratto anagrafico, del CV o altri sunti analoghi. È il cuore che percorre le vicende, che lascia tracce.

  2. Il valore più profondo di una fotografia è nel cuore del suo autore. Chi ha dato via quelle diapositive può essersi disfatto di ricordi di cui ignorava il significato o, al contrario, di memorie che risvegliavano una nostalgia a tratti intollerabile. In ogni caso è triste che testimonianze di una realtà intima, familiare, siano finite sulle bancarelle di un mercatino. Sono un segno del tempo che passa e trasforma le persone e le cose.

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