Arraggiatuni

Una decina di giorni fa facevo l’esperienza diretta degli “arraggiaturni”, termine siciliano utile a far da superlativo semi-ironico di “arraggiato”: “violento, arrabbiato, furioso”, a sua volta derivato di “raggia”: “rabbia”. Ciò avveniva tramite questo post:

“Cercasi da ottobre una tata per bimbo di 0-1 anni per 3 pomeriggi a settimana (5/6 ore a pomeriggio). Viviamo a Cinisi (Palermo). Disponibile anche a governare la casa, quindi allo svolgimento delle varie faccende domestiche. Compatibile con i gatti e con una famiglia che ama un atteggiamento comunicativo, rispettoso, gentile ed empatico. Automunita, Referenziata, seria e puntuale (impossibili ritardi o spostamenti dei giorni di lavoro, improvvisi bidoni, etc.) per consentirci di recarci a nostra volta a lavoro serenamente.”

Questo annuncio di lavoro pubblicato in un gruppo che si chiama “Cinisi Annunci (cerco, vendo, scambio, lavoro)” ha infatti suscitato 28 commenti tra i più vari, ma i primi tanto pesanti da indurci a rinunciare a cercare la tata di cui avremmo bisogno entro questo canale popolato da “animali fantastici e dove trovarli”, forse vittime – ahiloro e ahinoi – di un’infiammazione acuta del cervello e del SNC.

Non riesco purtroppo a recuperare queste affermazioni (mio analfabetismo informatico o magari sono state bannate? Vana speranza!) piene di funzionamento illogico e aggressivo. Non possiamo fare gli ingenui e far finta di non sapere che i leoni da tastiera esistono, tuttavia non pensavo di trovarli così prestanti e motivati-a-rispondere entro un canale esistente ad hoc anche per questo tipo di annunci; inoltre, mi ha colpito: (a) che il canale è popolato da post di lutti e di vendite pubblicitarie (da carni, a ortaggi, a vestiti) e rispettivi commenti, ma un annuncio di lavoro chiaro (ovviamente preliminare, i dettagli non certo su fb: semmai per contatto diretto e o colloquio conoscitivo, no?) genera tutto questo pesante rivugghio; (b) che nessuno tra i lettori o i risponditori, neanche tra gli interessati, ha risposto a tono a questi bifolchi sottolineando che il “pubblicatore” dell’annuncio non aveva né insultato le loro famiglie (come loro hanno invece fatto), né offerto un lavoro in nero, né sottopagato, né con orari da schiavisti cinesi o americani.
I detentori dell’annuncio, difatti, siamo noi e mi sto trattenendo da giorni per non rispondere alla rabbia con la rabbia e la superiorità morale e intellettuale che certi bullismi e insulti sollecitano, primo tra tutti un commento banalissimo su come siamo in attesa del secondo appuntamento col caf per definire il contratto da proporre alla persona che assumeremo, ivi compresa paga adeguata e contributi, chiaramente. Tuttavia, ritengo assolutamente inutile ribattere e provare a sperare che certa gente comprenda l’harakiri che fa a se stesso ed alla propria comunità nel momento in cui scoraggia altri cittadini volenterosi che desiderano offrirsi o offrire lavoro per meritocrazia e non per conoscenza. Difatti, anche se mi dispiace fare di tutta l’erba un fascio, certi funzionamenti, a mio parere, indicano un substrato culturale che non incoraggia a lasciare un neonatino indifeso entro un cerchio collettivo che funziona in questo modo.

Provando comunque ad andare al di là di queste emozioni “tossiche”, ciò che mi sono chiesta è stato: qual è il senso di far così? A che serve? Che funzione svolge?
Non conosco questi haters che hanno attenzionato il nostro annuncio, però una riflessione sociale sicuramente posso azzardarla.

Cosa è infatti la rabbia?
Come ogni emozione (l’etimologia della parola deriva dal latino “emovère”, ovvero “ex” = fuori + “movere” = muovere: “portare fuori”, “smuovere”, “scuotere”, “agitare”), la rabbia appartiene all’esperienza umana e ha una funzione adattiva, comunicativa e relazionale. Essa si attiva in risposta agli stimoli interni ed esterni che l’individuo percepisce ed alla visione che si costruisce della situazione che vive e si caratterizza per una crescente eccitazione a livello verbale o fisico (o entrambe) che può sfociare in agiti aggressivi verso persone, cose e o se stessi. Non penso affatto che provare rabbia sia sbagliato: essa ci aiuta a contattare le nostre energie interne, a raggiungere obiettivi e o a difenderci per sopravvivere in situazioni ambientali difficili (reali o percepite come tali) e a confliggere magari costruttivamente; tutte emozioni che abbiamo il diritto di vivere! Ma cosa accade quando ciò non è necessario (ad esempio quando non ci sono pericoli da cui difendersi, né situazioni ambientali difficili reali)?
Quando siamo “arraggiati” di default ma non conosciamo bene l’origine reale della nostra rabbia, questa emozione a un certo punto può diventare “tossica”, nel senso che si dirige da qualche parte random. Dove vada dipende da ognuno di noi, ma il nostro annuncio ne è un esempio: può attirare automaticamente rabbie provenienti da altrove. Era infatti serio, professionale, ma cosa conteneva di minaccioso? Semmai, dobbiamo ipotizzare che esso si sia offerto come ricettacolo e simulacro di una serie di frustrazioni, pericoli fantastici o reali di natura lavorativa e relazionale appartenenti al nostro mondo-2024.

Il vero pericolo quindi sta nelle nostre parole o nel perdere l’origine, nel non capire qual è il vero luogo del pericolo verso cui direzionare le proprie energie arrabbiate?
Se il problema che ci fa arrabbiare è infatti l’attuale mondo del lavoro, è lì che dovremmo utilizzare per bene la nostra attivazione rabbiosa… ad esempio per attivare un cambiamento… ad esempio, in questo caso, per chiedere e coltivare una migliore cultura del lavoro. Il nostro mondo politico e sociale, tuttavia, non ama questo tipo di dialoghi e chi prova a dir qualcosa sperimenta spessissimo impotenza, frustrazione e altrettanti maltrattamenti.
Ma, miei cari concittadini, la soluzione è per voi NON condurre queste battaglie nel faticoso luogo deputato a risolverle, e sfogarvi all’occasione in modo sterile, prendendovela comodamente coi vostri simili che vi tendono la mano?
O forse dovremmo pensare che siete caduti nel tranello di un sociale che non vuole essere interrogato e interpellato e che siete diventati “animali” affetti da rabbia virale e psichica che non sanno più distinguere l’origine dei perniciosi problemi che li affliggono? E che quindi, pur di sfogarsi, si uccidono o suicidano a casaccio a vicenda?

Riflettiamoci, facciamoci sto favore.

One thought on “Arraggiatuni

  1. Bah, quando si parla di lavoro su fb vedo che tutti fanno i sindacalisti senza approfondire paga, orari, messa in regola… siamo così abituati ad annunci di sfruttatori che pagano per lavoretti in casa, porta a porta, part Time in nero che si trasformano in full time retribuiti come part time, che si da per scontato che tutti gli annunci di privati siano così. Poi però chi accetta questi lavori, caporalato, nero, sfruttamento, ci sono sempre, così come ci sono sempre quelli che comprano dagli sfruttatori…

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