La plastica e il compensato come metafore di vita

C’è una differenza abissale tra le nostre case, quelle in cui viviamo da affittuari/proprietari con mille sacrifici e le case in cui vivono o vivevano i nostri nonni. Quei quadri pesanti con le cornici enormi di legno, quei comò rococò, quel mobile marrone enorme e orrendo del salone, quella vetrinetta nell’ingresso piena di statuette di Capodimonte, la macchina da cucire Singer utilizzata come tavolino coi centrini…Le nostre case, invece, color bianco Ikea, minimaliste, le mille piante, massimo due poster astratti, soprammobili a forma di libro e gli armadi della cucina in vinile rosso ben organizzati coi contenitori e le etichette.

Beh, un cambio di gusti – direte. E ci può anche stare: siamo stanchi di appesantirci con le bomboniere della comunione dei figli dei cugini, messe in bella vista dentro un mobiletto. Vogliamo praticità, comodità, meno roba e più leggerezza. Anche se…

Anche se, forse, non è solo questione di gusto ma di potere d’acquisto. Le grandi catene come Ikea, Maison du Monde e Leroy Merlin hanno dato facile accesso a chiunque al mobilio “usa e getta” con prezzi bassi e servizi rapidi. La settimana scorsa ho comprato un mobiletto per il bagno a soli 34€ e l’ho montato in 10 minuti. Bello, facile, rapido e pratico! 

Ma siamo sicuri che sia tutto cosí “bello”? Personalmente non mi piace la parete attrezzata anni ’80 classica che mia madre ha in salotto ma onestamente, oggi come oggi, non me la potrei nemmeno permettere! Quella parete attrezzata ha la mia stessa età. Il mio comò Ikea ha 3 anni e già è mezzo scassato. Posso permettermi solo il compensato! 

Mobili scadenti, usa e getta, figli del consumismo, dell’obsolescenza programmata e specchio della precarietà della vita di noi millennials. La casa dove vivo non è mia, quindi investo massimo 80€ per un comò. Magari avessi una casa e soldi per farmi i mobili in legno massiccio su misura!

Sui social spopolano video che chi, come me, appassionata di bricolage, avrà sicuramente notato: Trasformazione mobili Ikea! Influencer che comprano un mobile bianco semplice (tipo il mio armadietto del bagno) e lo trasformano con tasselli, vernice, stencil e altro fino a farlo diventare irriconoscibile e soprattutto unico. Sotto sotto vogliamo l’unicità ma non possiamo permettercela, quindi compriamo il mobile base e poi spendiamo altri soldi per modificarlo con lavoro duro e pazienza. Un’ottima alternativa, per carità, ma su cui io rifletto. Come ci siamo ridotti? A comprare mobili a basso costo dei quali ci vergogniamo al punto tale da dipingerli e personalizzarli (tipo cameretta di adolescente). 

Possiamo permetterci il compensato. E la plastica. La plastica! Grande invenzione del secolo scorso! Ci possiamo fare tutto, di plastica. Tipo in Cina. In Cina hanno i mobili di plastica. Anche io in cucina ho una piccola cassettiera di plastica. E la scarpiera sul pianerottolo. E il poggiapiedi sul tappeto. E il tavolino di fianco al divano. E la lampada sul comodino. E le cornici dei quadri. E potrei andare avanti. 

La cosa triste è che siamo convinti che sia meglio così. Le case moderne sono belle, aesthetic e antisettiche. E le case dei nostri nonni sono vecchie, fuori moda e “pesanti”. Personalmente darei dieci comò ikea per potermi permettere una camera da letto su misura in mogano laccato coi pomelli dorati. Ma figurati, non me la posso permettere. 

One thought on “La plastica e il compensato come metafore di vita

  1. …Qui parte la canzone omonima di Caparezza, ma parte anche “amore di plastica” Di Carmen Consoli.
    Interessante é come Certe cose/mode creino menti e relazioni Usa e getta come certe scarpiere…

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