Welfare State

Ero in dubbio sull’intitolare questo post “welfare state” oppure se dargli un qualche titolo che riguardasse il sogno (di uno stato di diritto) o l’incubo (della realtà in cui viviamo).
Esagerata?
Non so.

Noto che sempre più persone (amici, pazienti, colleghi) narrano di sogni della notte spaventosi, in cui si viene inseguiti dai nazisti, schiacciati dai fascisti agli angoli delle strade di città inabitabili, perseguitati o angosciati da carrarmati che sorvegliano le vie in cui vivono; e ancora, ascolto sogni di fughe e di pericoli, di ansie e di assenza di ricoveri salvifici.

Come questa foto può farmi pensare a tutto ciò?
Esagero ancora una volta?
Non penso.

Che avere a Palermo dei mezzi pubblici funzionali sia più sogno che realtà é un’amara verità ancora oggi, nonostante a breve inaugureranno nuove fermate della “metro”.
Che questa situazione riguardi comunque tutta la Sicilia, se non tutto il Sud (Cristo si é fermato al centro-Italia, si scriveva… Ma oggi forse forse dovremmo alzare l’asticella…), ce lo racconta la vita ogni volta che desistiamo dal frequentare amici, colleghi ed eventi nelle zone della Sicilia occidentale (questo giugno, ad esempio, 4 ore e mezzo per arrivare in provincia di Siracusa). Ma lo sottolinea anche la vergogna di accogliere amici del Nord cui dover spiegare quanto sarà impervio e faticoso arrivare coi mezzi pubblici dall’aeroporto di Catania a Pachino (SR)… (Hanno poi affittato un’auto, ovviamente).
Per converso, l’arte dell’arrangio qui esiste eccome, ivi rappresentata in una foto degradata: nessun filtro, erbacce libere e cacche anch’esse free style in una delle zone più popolose e neanche troppo periferiche della città (quartiere Noce, più o meno); la protagonista dello scatto è una fermata dell’autobus “sgarrupata”, lisa, trascurata, simbolo di un welfare inesistente e di uno State incurante della comodità/scomodità della popolazione e del servizio pubblico, rispetto a cui non resta che arrangiarsi aggiungendo una poltroncina più comoda alle sedute in legno scrostato previste dallo “Stato di diritto” per la sua comunità. E poi quella scontistica sul volantino da sfogliare per ingannare l’infinito tempo dell’attesa del bus: “Tutto al 50%”, come a sottolineare il must del nostro mondo sociale: “Accorrete gente! Qui deprezziamo, svalutiamo, fuori tutto! Tutto a metà prezzo!!!”.

Ho voluto fotografare la scena perché l’ho sentita umiliante e non volevo che questa umiliazione restate sterile lì, in quella via del quartiere Noce.
Non ho voluto intitolare il post usando la parola “sogno” perché amo troppo i sogni e su queste scene c’è ben poco da sognare, soprattutto se si tratta di sognare la speranza di un welfare.
Non ho voluto usare nemmeno la parola “incubo” perché non volevo rassegnarmi all’incubo del nostro sempre maggiore degrado urbano.

Però, guardando quelle foto, inevitabilmente mi chiedo:
É questo il nostro pensiero? É questo il modo in cui noi-popolo siamo pensati dalla politica urbanistica? É (diventato) questo il nostro valore? É questo il mondo che vogliamo?

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