Hanno ucciso l’Uomo Ragno, un tuffo negli anni ’90

Si poteva comunque intuire che una serie diretta da Sydney Sibilia, Alice Filippi e Francesco Ebbasta, sarebbe stata una figata pazzesca! Aggiungici, poi, le canzoni che hanno fatto la storia, slang giovanile, Festivalbar, Fiorello, Albertino e Non è la Rai e -boom- è fatta! 

La serie – 8 episodi in onda su Sky – è un miscuglio di nostalgia e introspezione sottolineando il fascino degli anni ’90 attraverso l’evoluzione del protagonista, da ragazzo insicuro a icona musicale. Una celebrazione di quegli anni in cui, attraverso i testi delle canzoni, si è cercato di ricostruire atmosfere e luoghi per catturare l’anima della band e il contesto culturale. Ogni episodio esplora temi universali come la scoperta di sé e la transizione dall’adolescenza all’età adulta, rendendo la serie non solo un omaggio agli 883, ma anche un ritratto di una generazione.

Se, come me, siete dei millennials cresciuti registrando dalla radio sulle cassette, chiamando a casa dei genitori degli amici per parlare con loro, indossando l’Invicta per andare a scuola, questa serie è assolutamente da vedere! Si viene catapultati in un universo (non troppo lontano) fatto di serate tra amici e luoghi iconici come i pub, le discoteche e le sale giochi, elementi simbolici della cultura giovanile dei nostri tempi. L’ambientazione e i costumi sono curati per riportare fedelmente agli anni ’90, celebrando oggetti e stili di vita che oggi vengono spesso ricordati con nostalgia, come i jeans a vita alta o le tute acetato colorate (vedi il mio post precedente!). 

Nella serie Hanno ucciso l’uomo ragno ci sono molti elementi nostalgici degli anni ’90 che riportano lo spettatore proprio a quell’epoca. Tra questi spiccano tra tutti le musicassette, telefoni fissi con filo, le sale giochi, e l’assenza di smartphone e social network, creando un’atmosfera autentica di quegli anni. I miei riferimenti dell’epoca preferiti sono stati:

  • le ragazze di Non é la Rai
  • Fiorello che invente il Karaoke
  • Albertino che presenta il concerto all’Aquafun di Riccione
  • People from ibiza
  • Le estati interminabili ai villaggi vacanze.

Naturalmente la serie non si limita a celebrare semplicemente gli anni ’90 con nostalgia; affronta anche temi quali l’amicizia, i sogni e la difficoltà del passaggio adolescenza-etá adulta, raccontando la storia di due ragazzi normali che cercano di emergere. In questo modo la serie non parla solo a noi Millennials ma ai ragazzi di oggi che si trovano nelle stesse situazioni (con qualche social e smartphone di troppo), mostrando che certi valori restano immutati.

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