Dal Vangelo secondo Silvio (Sv, 27- 11,13)
Ora era circa l’ora sesta, e si fecero tenebre per tutto il paese, essendosi oscurato il sole. E Silvio diceva: «Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno».
Ora era circa l’ora sesta, e si fecero tenebre per tutto il paese, essendosi oscurato il sole. E Silvio diceva: «Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno».
«Ho ventinove anni e sono un dannato. Il mio girone è il vestibolo dell’AIDS. Fino alla scorsa settimana pensavo di condurre una vita “normalmente perfetta”: stabilmente fidanzato da due anni (con una donna, s’intende); partite di tennis due volte a settimana; una carriera stabile e stabilita, nessuna allergia, un pesce rosso, dei buoni amici e appuntamenti regolari dal dentista».
«Ora tutta la feccia dell’umanità, sapendo che la propria marcia immoralità può condurla all’inesorabile e micidiale contagio, farà le analisi per scongiurare il pericolo d’avere contratto il virus… e così scatterà la fase del mio piano che adoro: inventerò di saper curare, attraverso un’esiziale combinazione di farmaci che distruggerà il sistema immunitario, i presunti malati d’A.I.D.S., malati di nulla».